Scavi SipontoL’ultima campagna di scavi ha portato al ritrovamento di importanti reperti che definiscono meglio l’ultimo profilo di Siponto – L’importanza della magnetometria – Ceramiche, vetri e malte ma anche scheletri e monete – Il Museo nazionale archeologico si appresta a realizzare una grande mostra su Siponto.

Nella indagine archeologica dell’area di Siponto un supporto determinante è venuto dalla magnetometria nelle sue diverse applicazioni. Ad illustrarne le metodologie e le applicazioni e dunque i risultati dei rilevamenti, Marcello Ciminale, docente presso il dipartimento di geologia e geofisica dell’Università di Bari, nel corso della conferenza tenuta presso il Museo nazionale di Manfredonia organizzata dalla direttrice del museo Annamaria Tunzi e da Caterina Laganara, archeologa dell’Università degli studi di Bari che ha condotto nel settembre scorso una campagna di scavi nell’area archeologica di Siponto.

“Un incontro con il pubblico – ha tenuto a spiegare la direttrice Tunzi – per informarlo sulle risultanze della campagna di scavi, ma anche sull’attività del museo e dunque per avvicinare ancor più il pubblico a questa importante istituzione culturale patrimonio non solo di Manfredonia”.

Tra le altre iniziative in cantiere, Tunzi ha evidenziato quella riguardante la realizzazione di una grande mostra dedicata a Siponto, ai reperti rinvenuti nel corso dei numerosi scavi condotti nell’area adiacente alla basilica di Siponto.

Reperti che sono stati “alquanto abbondanti e di grande interesse non certo per il loro valore venale bensì per lo studio della Siponto medievale” ha precisato Laganara, direttrice scientifica degli scavi finanziati dalla Regione Puglia e progettati dall’Università di Bari, Facoltà di lettere e filosofia e Dipartimento beni culturali e scienza del linguaggio ai quali si è aggiunto il Dipartimento di geologia e geofisica, e condotti in collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici di Puglia. Numerose le collaborazioni citate dalla professoressa Laganara, tra le quali quella del Comune di Manfredonia.

I reperti rinvenuti sono stati trasferiti all’Università di Bari per essere catalogati e studiati, analizzati dai laboratori scientifici. “Si tratta per lo più – ha annunciato l’archeologa – di ceramiche, vetri, malte alcuni frammenti delle quali finemente dipinti. Tra i ritrovamenti anche alcune sepolture con scheletri in buone condizioni e che attestano come i sipontini fossero alquanto alti in media un metro e ottanta, una aquila con decorazione in ferro, una trentina di monete non di metallo pregiato, probabilmente risalenti al periodo svevo angioino. Dall’analisi specialistica cui saranno sottoposti – ha rilevato Laganara – ci attendiamo di scoprire particolari che possono illuminarci sulle costruzioni e sulle funzioni delle stesse nel contesto urbanistico, in particolare del grande edificio sul quale abbiamo appuntato l’attenzione anche con l’ausilio delle indagini magnetometriche ad alta definizione condotte dal professor Ciminale”.

Tra le considerazioni avanzate sulla base dello stato dei ritrovamenti, quella che ha portato a ritenere che la città sia stata abbandonata gradualmente man mano che i suoi abitanti si trasferivano nella nuova città di Manfredonia per la cui costruzione è stato abbondantemente riutilizzato il materiale della vecchia città.

“Purtroppo – ha lamentato Laganara – sono andati perduti alcuni riferimenti di rilievo per via degli scavi abusivi condotti da sconsiderati evidentemente in cerca di tesori che certamente non ce ne possono essere. L’area archeologica rimane malauguratamente aperta e senza alcuna difesa, un grande patrimonio di storia e di cultura affidato al senso civico dei cittadini”.

C’è ancora moto da scavare e sapere. “Ma occorre andare per gradi”, ha avvertito Laganara. “So che il grande desiderio dei manfredoniani – ha annotato – è quello di portare alla luce l’anfiteatro romano: non è ancora il momento. La ricerca archeologica è come un libro che si sfoglia pagina dietro pagina: la pagina dell’età romana viene dopo di quella medievale che occorre ancora completare”.

Michele Apollonio
Ufficio stampa e comunicazione Comune di Manfredonia