Decisiva la collaborazione di alcuni pescherecci corsi in soccorso. Il sindaco Riccardi “Una cooperazione encomiabile da prendere ad esempio”. Il titolare Cariglia “Una solidarietà d’altri tempi”.
Chi ha detto che tra pescatori di mare e allevatori di pesce ci fosse un solco invalicabile, una concorrenza accidiosa? A dimostrazione di quanto errato e campato in aria sia quel malsano pensiero, valga l’esempio di collaborazione fra quei due mondi peraltro legati dallo stesso mare, verificatosi presso l’impianto di maricoltura “Tortuga – Gargano pesce” di Algesiro Cariglia, ubicato alle spalle del porto Alti fondali, al cospetto del Gargano.
E’ dunque accaduto che una barca di servizio al parco allevamento, lunga 14 metri, per cause in corso di accertamento, ha imbarcato acqua ed è affondata. Per fortuna nel frangente dell’affondamento non c’erano persone a bordo e forse questa circostanza ha favorito l’incidente.
Il personale della “Tortuga” coadiuvati dai sommozzatori aziendali, si sono prodigati per tirare su il natante adagiatosi sul fondo a circa dieci metri di profondità. Sono stati usati anche dei palloni per dare la spinta alla barca di riemergere. Ma non sono bastati: lo scafo non riusciva a superare l’ultimo metro di mare.
E’ stato a questo punto che Cariglia ha chiesto aiuto ai pescherecci agli ormeggi per il riposo settimanale. E’ bastato il classico “fischio” perché ben dodici motopesca hanno lasciato il molo di ponente del porto, per precipitarsi sul luogo, distante circa un miglio, dove è avvenuto l’affondamento della barca.
Un esempio di grande solidarietà tra gente di mare che ha commosso il pur austero Algesiro Cariglia. “Mi è parso – ha commentato – di essere tornato ai tempi solenni della marineria quando la solidarietà sopperiva a tante carenze oggettive”.
Sul luogo sono arrivare anche le unità della Guardia costiera della Capitaneria di porto che hanno sovrainteso alle operazioni di recupero per le quali sono bastati quattro dei dodici pescherecci resesi disponibili. La barca è stata rimessa a galla e anche se avrà bisogno di opportuni interventi di manutenzione, è stata recuperata. Potrà tornare in servizio quanto prima e dunque non ostacolare più di tanto la ripresa del lavoro nell’impianto di maricoltura che occupa dodici addetti, ex pescatori che hanno smesso di andare per mare a causa della crisi e della riduzione del naviglio peschereccio.
A completare l’operazione sono intervenuti anche alcuni tecnici di Arpa Puglia, chiamati dalla Capitaneria di Porto, per verificare se eventualmente vi fosse stato inquinamento del mare. Le analisi effettuate hanno escluso ogni pericolo d’inquinamento.
L’impianto “Tortuga” è un esempio di diversificazione dell’attività ittica. Con le sue 40 gabbie, è uno dei più grandi d’Italia. Produce 800 tonnellate tra spigole, ombrine, orate e saraghi apprezzati dai mercati nazionali.
Il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, ha seguito l’evolvere della situazione. “Sono oltremodo favorevolmente colpito – ha detto – dallo spirito di solidarietà e di collaborazione che ha animato i nostri pescatori. Un intervento risultato decisivo per il recupero di un mezzo fondamentale per l’attività lavorativa dell’impianto di maricoltura. Un esempio che dimostra quanto sia importante la cooperazione ancorchè fra operatori dello stesso settore, un ammonimento per tutti e in senso assoluto”.
Ufficio Stampa e Comunicazione – Comune di Manfredonia