Pescatori Golfo di Manfredonia

Pescatori Golfo di Manfredonia (Ph: BENEDETTO MONACO)

Zapponeta – CON recente delibera di Giunta, atto d’indirizzo del Comune di Zapponeta al Responsabile del settore tecnico “affinché, d’intesa con la Capitanerìa di Porto, la Regione Puglia ed eventuali altre Autorità competenti, individui un tratto di spiaggia idoneo allo stazionamento delle barche per la pesca“.

Come risaputo, nonostante i 13 i km di litorale del Comune di Zapponeta, nel territorio non esiste alcuna struttura per l’ormeggio e il ricovero delle imbarcazioni dei cittadini.

L’Area per la quale sarà chiesta la provvisoria consegna/concessione/autorizzazione va stralciata dal piano regionale delle coste, in corso di formazione e non dovrà essere interessata dalla balneazione. Chiesto al contempo il sostegno del Gruppo d’azione locale (GAC) Gargano Mare, “ai fini del finanziamento delle opere ed installazioni occorrenti”.

Come evidenzia il Comune di Zapponeta, l’impossibilità giuridica di mantenere le barche sull’arenile, ove sono protette dalle mareggiate”, ha comportato in questi anni per la maggior parte degli interessati “l’impossibilità pratica di detenere le imbarcazioni ed impone di disfarsi di esse, rinunciando così ad un’attività di piccola pesca necessaria per il mantenimento delle loro famiglie”.

Attualmente il Comune si trova in dissesto finanziario e “non è in
grado neppure di cofinanziare la costruzione d’un molo o struttura analoga per lo stazionamento-ricovero delle imbarcazioni”.

Fonte: Statoquotidiano

Pescatori di Manfredonia fuori sede Inps (archivio statoquotidiano - lunedì 3 marzo 2014)

Pescatori di Manfredonia fuori sede Inps (archivio statoquotidiano – lunedì 3 marzo 2014)

Pescatori di Manfredonia fuori sede Inps (archivio statoquotidiano – lunedì 3 marzo 2014)
Roma – “LO stanziamento di sei miliardi e mezzo per attività marittime e di pesca offre un aiuto a 360 gradi affinché i singoli Paesi sostengano i pescatori, potenzino il settore e tutelino l’ambiente e la fauna ittica”. Così l’eurodeputato di Forza Italia, Aldo Patriciello, candidato alle elezioni europee del 25 maggio prossimo, a proposito del via libera al nuovo Fondo europeo per investire in Europa in attività marittime e pesca per il settennale 2014-2020.
“Sostenere i pescatori nel loro percorso di transizione verso una pesca sostenibile- aggiunge- aiutare le comunità costiere a diversificare la loro economia, attraverso progetti ad hoc significa, in concreto, creare nuovi posti di lavoro e migliorare sensibilmente la condizione economica, quindi la qualità della vita nelle regioni costiere europee. Per l’Italia- conclude Patriciello- non può che trattarsi di una grande opportunità di crescita, visto l’estensione delle coste e importanza del settore ittico nel nostro Paese”.
Fonte: Statoquotidiano.it

Oggi, 22 aprile 2014, decine di milioni di persone in 175 paesi celebrano la Giornata della Terra. E’ il quarantaquattresimo anniversario di questa ricorrenza che di anno in anno è diventata sempre più rilevante. Come e perché tutto nacque

di John Roach

Giornata della Terra

Persone che rovistano nei sacchi di immondizia in cerca di materiali riciclabili come pla

stica,

alluminio e cartone, in occasione della Giornata della Terra 2013. Fotografia di AFLAC VIA ASSOCIATED PRESS
La prima Giornata della Terra si svolse nel 1970, quando venti milioni di cittadini statunitensi – circa uno su dieci –  scesero in piazza per portare all’attenzione del governo la questione ambientale; secondo alcuni questa manifestazione decretò la nascita del movimento ambientalista

“Quell’esperienza mi aprì gli occhi”, racconta Gina McCarthy, amministratore della EnvironmentalProtection Agency (EPA) degli Stati Uniti, che al tempo delle manifestazioni di quella prima Giornata della Terra era, a suo dire, una teen-ager concentrata solo su se stessa.

“La gente non solo cercava di influenzare le decisioni del governo sulla guerra in Vietnam”, ricorda, “ma cominciava a focalizzare la propria attenzione anche su temi come l’inquinamento atmosferico e la contaminazione della terra, e a pretendere un intervento politico su questo”.

“Allora – continua – il degrado ambientale era palese: fabbriche che, legalmente, sputavano in aria nubi nere di inquinanti e scaricavano nei fiumi rifiuti tossici.

“Ricordo l’immagine del fiume Cuyahoga a fuoco”, dice, riferendosi al corso d’acqua dell’Ohio intasato

di detriti, olii, liquami, rifiuti industriali e scarichi che il 22 giugno del 1969 andarono letteralmente a fuoco, richiamando su di sé l’attenzione del paese”.

Nonostante la rabbia crescente di alcuni politici per la mancanza di leggi e meccanismi regolatori contro l’inquinamento ambientale, questi temi erano assenti dall’agenda politica degli Stati Uniti.

Una partenza elettrizzante

Questa scarsa attenzione esasperò il senatore del Wisconsin Gaylord Nelson, le cui campagne in difesa dell’ambiente condotte negli anni Sessanta erano state un fallimento.

Nel 1969 Nelson ebbe l’idea di organizzare una protesta a tutela dell’ambiente modellata sulle manifestazioni organizzate contro la guerra in Vietnam.

“Fu un successo elettrizzante. Da tutto il paese arrivarono in massa telegrammi, lettere e telefonate”, raccontava Nelson poco prima della sua morte, che lo colse nel 2005 all’età 89 anni. “Gli americani, finalmente, avevano un forum per esprimere la propria preoccupazione su quello che stava succedendo alla terra, ai fiumi, ai laghi, all’aria; la partecipazione fu entusiasta”.

Nelson ingaggiò l’attivista Denis Hayes per organizzare la manifestazione del 22 aprile 1970, a cui oggi alcuni attribuiscono l’inizio del moderno movimento ambientalista.

Alla fine del 1970 venne fondata l’ EnvironmentalProtection Agency degli Stati Uniti (EPA) e gli sforzi per migliorare la qualità di acqua e aria cominciarono a trovare spazio nell’agenda politica.

A detta della presidentessa dell’Earth Day Network di Washington D.C., Kathleen Rogers, “Quello che successe fu davvero incredibile. I muri, semplicemente, crollarono”.

L’evoluzione

Fin dal primo Earth Day, l’ambientalismo si è evoluto da questione di nicchia a preoccupazione diffusa nell’intera popolazione, raccontava a National Geographic nel 2010 AmyCassara, allora associata del World ResourcesInstitute di Washington, D.C.. E aggiungeva che “l’ottanta per cento degli americani si definisce ambientalista”.

I problemi ambientali attuali, però, sono meno evidenti rispetto all’aria sporca, all’acqua inquinata e al buco nello strato di ozono di allora. Per esempio, gli effetti del cambiamento climatico globale sono concetti astratti e difficili da spiegare “senza passare per funesti predicatori dell’apocalisse”.

Secondo Cassara, “Mano a mano che diventiamo più industrializzati e i cicli dei nostri approvvigionamenti diventano sempre meno trasparenti, è sempre più difficile capire le conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente”.

McCarthy è impegnata in una nuova battaglia per tutelare gli americani dalle minacce ambientali moderne come il cambiamento climatico globale, che ha definito “uno dei più significativi, se non il più significativo, problema di salute pubblica del nostro tempo”.

Come direttrice dell’EPA, è incaricata di dare attuazione a buona parte del controverso piano di azione sul clima del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Per esempio, alla definizione degli standard di inquinamento di carbonio per centrali elettriche, nuove o già esistenti, che secondo l’agenzia contribuiranno a proteggere milioni di americani dai pericoli del riscaldamento globale.

Potere dal basso

Chi milita nei movimenti ambientalisti attuali, sottolinea McCarthy, dovrebbe ricordare il potere dell’attivismo dal basso che rese possibile la prima Giornata della Terra nel 1970.

“Non era tanto la richiesta di un intervento nazionale, quanto la richiesta di impegno da parte dei singoli cittadini, perché questo avrebbe spinto poi il governo ad agire”, dice.

McCarthy è molto attenta ad ascoltare la molteplicità di voci di comunità di minoranza e più disagiate economicamente, che sono molto più vulnerabili ai pericoli dell’inquinamento ambientale. “Su questo tema abbiamo bisogno che tutti si esprimano”.

Anche se restano ancora problemi enormi, sottolinea McCarthy, l’impatto della prima Giornata della Terra è stato profondo. Da allora, l’aria e l’acqua negli Stati Uniti sono diventate molto più pulite, e il piombo è sparito dalla benzina, a fronte di una produzione economica più che raddoppiata.

“Davvero tutto è cominciato con la Giornata della Terra”, dice, “e con la sua capacità di creare un movimento a livello popolare che chiedeva di pensare anche alla salute delle persone, mentre l’economia continuava a crescere”.

 

Fonte. National  Geographic   Italia

CONVOCATO TAVOLO TECNICO PER RICHIAMARE L’ATTENZIONE DEGLI ENTI LOCALI

Nella giornata odierna, presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Manfredonia, il Comandante, il Capitano di Fregata Marcello Luigi NOTARO, ha tenuto una riunione tesa ad una disamina delle situazioni di possibile pericolo delle falesie e dei costoni rocciosi presenti sulla costa garganica.
Alla riunione, oltre ai rappresentanti di Comuni costieri di Monte S. Angelo e Mattinata, erano presenti il Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Vieste, l’Ufficio di Protezione Civile della Provincia di Foggia e l’Autorità di Bacino della Puglia.
Oggetto principale della riunione è stata la valutazione effettuata dall’Autorità di Bacino in collaborazione con i Comuni costieri delle situazioni di pericolo geomorfologico delle coste garganiche e le valutazioni riportate o in procinto di essere riportate sul Piano di Assetto Idrogeologico.
Le stesse risultano, evidentemente, determinanti per le previsioni effettuate daglistessi comuni nei Piani Comunali di Protezione Civile, circa i possibili rischi da fronteggiare sulle aree a mare e, per i Piani Comunali delle Coste per una corretta valutazione del sedime demaniale in funzione del loro possibile uso.
I funzionari dell’Autorità di Bacino hanno esplicitato i criteri di interpretazione del proprio studio, che “essendo una pianificazione può essere specificato dai competenti comuni con studio di dettaglio” Il Comandante NOTARO ha richiamato gli intervenuti a “spendersi”, ognuno per quanto di competenza, per un sinergico sforzo mirato alla tutela del cittadino.
A tal proposito, di recente, il Comune di Mattinata ha acquisito in consegna dalla Capitaneria di Porto di Manfredonia tratti di costa al fine di dare corso ad una meritoria attività di risanamento finanziata con fondi comunitari.

L’Autorità di Bacino, oltre a dare la propria disponibilità ai Comuni per un supporto tecnico-scientifico ha poi effettuato un sopraluogo terrestre, congiuntamente con la Capitaneria di Porto di Manfredonia e con l’Ufficio tecnico del Comune di Monte S.Angelo, su alcune aree oggetto di recenti movimenti franosi rappresentando il proprio orientamento a riguardo per i previsti adempimenti da parte dello stesso Comune.
I relativi tratti di mare, ove già vige ordinanza della Capitaneria di Porto di Manfredonia, saranno ulteriormente trattati in occasione di una prossima missione navale che verrà a breve effettuata su una motovedetta della Guardia Costiera, alla quale si assoceranno i rappresentanti di altri Comuni costieri garganici e i competenti funzionari della Regione Puglia.
L’attività promossa tende a favorire le auspicabili iniziative con l’obiettivo di ottenere per la imminente stagione estiva tutti quegli accorgimenti per una tranquilla fruizione del mare.

Manfredonia, 16 aprile 2014

(Settembre 2012; firma atto costitutivo Museo del Mare; dopo 2 anni attesa per conclusione lavori - Image: Comune di Manfredonia) Foggia/Manfredonia – “ENTRO fine aprile la partenza dei lavori; probabilmente prima dell’estate la conclusione”. Così l’architetto della Provincia di Foggia Emanuele Bux, relativamente ai prossimi lavori per l’apertura del Museo del Mare a Manfredonia. Il tutto ad un anno (12 aprile 2013-12 aprile 2014) dalla sottoscrizione del Protocollo d’intesa regolante i rapporti tra l’Associazione Centro Cultura del Mare di Manfredonia, ed il Comune sipontino, proteso a “sviluppare, potenziare e valorizzazione il patrimonio di beni (attrezzi, utensili, conchiglie, libri, fotografie, ecc.) proprio del Centro Cultura del Mare (C.C.M.), con

(Settembre 2012; firma atto costitutivo Museo del Mare; dopo 2 anni attesa per conclusione lavori – Image: Comune di Manfredonia)

Foggia/Manfredonia – “ENTRO fine aprile la partenza dei lavori; probabilmente prima dell’estate la conclusione”. Così l’architetto della Provincia di Foggia Emanuele Bux, relativamente ai prossimi lavori per l’apertura del Museo del Mare a Manfredonia. Il tutto ad un anno (12 aprile 2013-12 aprile 2014) dalla sottoscrizione del Protocollo d’intesa regolante i rapporti tra l’Associazione Centro Cultura del Mare di Manfredonia, ed il Comune sipontino, proteso a “sviluppare, potenziare e valorizzazione il patrimonio di beni (attrezzi, utensili, conchiglie, libri, fotografie, ecc.) proprio del Centro Cultura del Mare (C.C.M.), con particolare attenzione alla cultura del mare in quanto ‘scrigno’ depositario di valori ambientali, scientifici, culturali e turistico-ricreativi”.

STORIA. Si ricorda che la G.C. con atto n. 354 dell’08.09.2010 aveva deliberato, tra l’altro, l’individuazione presso il p.t. del Liceo Classico “A. Moro” in viale Miramare di n. 3 locali e servizi per la realizzazione del Museo del Mare in sinergia con l’Amministrazione Provinciale; nella seduta del 07.07.2011 la Giunta Provinciale aveva deliberato l’istituzione del “Museo del Mare” in Manfredonia, individuando quale sede museale i locali del Liceo Classico “Aldo Moro” già individuati dal Comune.

Il 07.07.2012 in Foggia, a Palazzo Dogana, la Provincia di Foggia, il Comune di Manfredonia e l’Autorità Portuale di Manfredonia avevano sottoscritto una Convenzione per la realizzazione del “Museo del Mare” nei citati locali. Con la stessa Convenzione la Provincia di Foggia ha concesso al Comune, in uso gratuito per 6 anni rinnovabili, i locali a piano terra (lato est) del Liceo Classico “A. Moro”. Il 12 aprile 2013 la sottoscrizione del protocollo d’intesa.

L’ARCHITETTO BUX A STATO: “PRONTI PER LA CONSEGNA DEI LAVORI”. “Siamo oramai pronti per la consegna dei lavori – dice a Stato l’architetto Emanuele Bux, dirigente di settore del già assessorato dei Lavori Pubblici della Provincia di Foggia, direttore dei lavori e Rup relativamente ai prossimi interventi riguardanti la parte esterna dell’edificio che ospita attualmente il Liceo Classico, con parte interessata relativa alle sale macchine dell’Istituto Nautico – abbiamo già raggiunto un’intesa con una ditta di Foggia; si tratterà di rendere accessibile a tutti il sito dalla parte esterna (che si affaccia sulla Rotonda di viale Miramare,ndr); sarà importante anche rispettare le quote, le colorazioni dello stesso Lungomare. Ripeto: fine aprile per la partenza dei lavori, entro luglio la conclusione”. Spese. “150mila in totale: 100mila già stanziate ed utilizzate dalla Provincia di Foggia per la parte interna, 50mila a carico del Comune di Manfredonia”.

“I 50mila euro stanziati dall’Amministrazione comunale – dice a Stato l’assessore alle attività produttive Antonio Angelillis – saranno utili per l’abbattimento delle barriere architettoniche, così da garantire la massima accessibilità dei locali. Per i ritardi dei lavori, bisogna ricorare – aggiunge Angelillis – la lunga burocrazia per le diverse autorizzazioni (trattandosi di area Demaniale,ndr) oltre ai lavori necessari per la pulizia dei locali, con sala macchine dell’ex Nautico, in disuso, dove è stata rilevata anche la presenza di amianto. Crediamo molto in questa iniziativa; per l’interno i lavori sono stati conclusi; prossimo l’allestimento dei reperti”.

Si attende la partenza (e conclusione) dei lavori. Dunque l’attesa apertura alla Comunità.

g.defilippo@statoquotidiano.it

Fonte: Statoquotidiano.it

Pescatori di Manfredonia

Pescatori di Manfredonia (image copyright Statoquotidiano, archivio – immagine non riferita al testo)

Roma/Manfredonia – “REGISTRIAMO un aumento del 20% nel Meridione delle rottamazioni di natanti. Cause: la crisi, logiche assistenziali obsolete – che continuano a non tutelare gli operatori dei settore – e mancata valorizzazione del pescato”. E’ quanto dice a Stato Silvano Giangiacomi, coordinatore nazionale della Fai Csil Pesca, a margine dell’assemblea “Più attenzioni al settore della Pesca“, svoltasi a Palazzo dei Celestini di Manfredonia lo scorso 5 aprile su iniziativa della Fai Cisl di Foggia. La federazione agricola alimentare ambientale industriale ha voluto organizzare l’iniziativa per “affrontare ed approfondire le problematiche che interessano sul territorio migliaia di lavoratori, che stanno vivendo una difficilissima condizione lavorativa”.

All’iniziativa hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni locali, delle autorità marittime, le associazioni professionali e gli operatori della pesca marina. Intervenuti Alberto Gatta, coordinatore della Fai Cisl Pesca di Foggia, Michele Manzi, coordinarore provinciale del settore Pesca della Fai Cisl, Franco Bambacigno, segretario generale della Fai Cisl di Foggia, Paolo Frascella, segretario generale della Fai Cisl di Puglia, e come detto Silvano Giangiacomi, coordinatore nazionale della Fai Csil Pesca.

“Il Regolamento (CE) n. 1967/2006 (II), sebbene introdotto solo nel 2010, ha penalizzato gli operatori marittimi italiani, e dunque anche del Meridione”, dice Giangiacomi. “Nonostante la recente autorizzazione per la pesca del rossetto a Manfredonia – anche grazie alla campagna scientifica con i sistemi sciabica e circuizione senza chiusura – rappresenta un segnale positivo ma non basta – aggiunge il coordinatore nazionale della Fai Csil Pesca – ricordando come la deroga sia stata già conseguita in Toscana e Liguria. Quello che davvero manca – continua Giangiacomi – è una politica di valorizzazione di quanto pescato nei nostri mari”.

“A fronte dei costi derivanti dal gasolio, spesso il pescato nelle nostre acque ha il medesimo prezzo del prodotto importato dall’estero. In questo il peso delle GDO ha acquistato un ruolo fondamentale. In percentuale il 70% del prodotto è importato dall’estero, 30% quello relativo ai nostri mari. E’ dunque fondamentale stabilire una tracciabilità dei prodotti, adeguandosi alle normative vigenti, e prevedere marchi DOP per il pescato locale per valorizzarne l’indiscutibile qualità”, aggiunge Giangiacomi.

Ulteriore problematica per i pescatori italiani il Welfare, dunque l’assistenzialismo alla categoria: “le norme sono vecchie, obsolete – dice Giangiacomi – e non garantiscono la tutela di chi entra in mare dalla Mezzanotte per tornare sulla terraferma nel pomeriggio seguente. Lo stesso non avviene per altri settori: e penso ad esempio alla categoria degli edili. Inoltre va riformato il sistema pensionistico: la legge d’inquadramento per la piccola pesca è ferma addirittura al 1958, con somme che si aggirano intorno ai 635 euro per i singoli operatori. Inoltre, per quanto paradossale, la malattia nella pesca non è prevista come indennità”. Capitolo ammortizzatori sociali: “Si passi rapidamente alla Cig ordinaria, che tutelerebbe maggiormente i lavoratori del settore, ricordando che in Italia si opera su circa 8mila km di costa”.

Demolizioni natanti: “La rottamazione dei natanti nel Sud è in aumento di un 20% circa; il dato non è positivo, ricordando come la demolizione di un natante equivale alla perdita di posti di lavoro. Meglio puntare sulla diversificazione della propria attività lavorativa, attraverso correlazioni con il turismo o gli allevamenti, strategie condivise dai giovani pescatori”, conclude Giangiacomi.

185/190 I NATANTI DEL COMPARTIMENTO MARITTIMO DI MANFREDONIA, 84/85 DELLA GRANDE PESCA. “Anche a Manfredonia sono in aumento le richieste di demolizioni dei natanti – dice a Stato Alberto Gatta – ma è una scelta che riguarda principalmente i pescatori più anziani. Ad oggi registriamo circa 185/190 natanti per il compartimento marittimo locale, 84/85 della grande pesca, oltre 100 della piccola pesca”.

Fonte: Statoquotidiano.it

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La storia del piroscafo “Il Lombardo” e di alcuni Garibaldini della Capitanata sono stati gli argomenti di un entusiasmante weekend organizzato dal Centro Cultura del Mare A.P.S di Manfredonia,il 27,28,29 marzo scorso.

 

Il Mare del Gargano: Storia, navi, uomini e miti in una mostra”.

 

E così l’impegno del Dr. Renato Sammarco e di Giovanni Simone, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Associazione,è stato premiato con una grande affluenza di pubblico e scolaresche che hanno visitato la mostra fotografica e poi partecipato al convegno organizzato al Palazzo dei Celestini.

 

Tanto interesse che ha confermato quanto sia sentito il desiderio di conoscere e poi, con stupore, scoprire la grande ricchezza di storia, di uomini del Gargano, di Manfredonia e di Capitanata che, con il loro impegno e sacrificio, hanno contribuito a quelle fasi storiche che nel 1861 sono culminate con l’Unità d’Italia.

 

Il contributo dato da Manfredonia nel processo dell’Unificazione è testimoniato dalla presenza, nell’esercito meridionale di Garibaldi, di ben 4 garibaldini che hanno combattuto valorosamente tanto da ottenere riconoscimenti militari con medaglie ed attestati di merito.

Nella battaglia di Lissa è morto il 20 luglio del 1866, Raffaele D’Alessandro, marinaio di Manfredonia, e in quella di Custoza altri 3 volontari.Nel 1870 un altro valoroso  di Manfredonia, il bersagliere Raffaele Fatone, ha combattuto alla “Breccia di Porta Pia” entrando tra i primi nella città eterna.

Tra i tanti Garibaldini di Capitanata è stato menzionato Leonardo Albanese, giovane volontario garibaldino, che partecipò alla battaglia sul Volturno in qualità di caporale trombettiere e il maggiore Mosè Maldacea, nato a Foggia che partecipò a tutte le campagne dell’impresa dei Mille, partendo da Quarto, e fu ferito a Calatafimi.

 

E già…, perché  per chi non lo sapesse, un pezzo della storia d’Italia si trova proprio nel mare della Puglia, precisamente nei fondali delle isole Tremiti dove giace dal 19 marzo 1864, data del suo affondamento,  il piroscafo “Lombardo” utilizzato da Garibaldi per lo sbarco dei Mille a Marsala.

 

Il convegno, che ha visto in apertura il saluto dell’Avv. Stefano Pecorella, Presidente del Parco Nazionale del Gargano, si è articolato in due fasi: una curata dal Prof. Tommaso Prencipe del Nuovo Centro di Documentazione Storica di Manfredonia, autore di una straordinaria ricerca d’archivio, cheha permesso di far conoscere ai presenti storie, episodi e aneddoti di tutti gli uomini (con nomi e cognomi) di Manfredonia e in generale della Capitanata che hanno partecipato alle imprese garibaldine e l’altra curata da Adelmo Sorci, responsabile del Laboratorio del Mare MarlinTremiti, che ha illustrato, con foto, video e rappresentazioni grafiche, le caratteristiche, la storia ed il ritrovamento del piroscafo “Il Lombardo” che 150 anni fa (19 marzo 1864) affondava alle Isole Tremiti.

Dopo il convegno tante domande ed interesse da parte del pubblico che haanche potuto osservare delle perfette ricostruzioni di piroscafi realizzate dall’Associazione Modellistika di Manfredonia.

 

Da sottolineare come i tre giorni dell’evento siano stati l’occasione per dimostrare come le associazioni culturali e sportive del Territorio siano una risorsa importantissima, sempre pronte a collaborare fra di loro creando momenti di aggregazione, educativi e formativiche difficilmente si potrebbero realizzare.

 

Ed è proprio in questa ottica che si rafforza il progetto da sempre sostenutodal Dr. Renato Sammarco e dal prof. Giovanni Simone del Centro Cultura del Mare A.P.S. di realizzare quanto prima il Museo della Cultura del Mare a Manfredonia.

La cultura, la storia marinara, le tradizioni, le usanze di una cittadina come Manfredonia non devono essere dimenticate e la loro unicità possono essere fonte anche di sviluppo turistico.

Non a caso le statistiche dimostrano che negli ultimi anni il turismo culturale urbano ha presentato una forte crescita e si è imposto in misura crescente all’attenzione degli operatori privati e dei decisori pubblici.

 

“Conoscere il nostro patrimonio è il primo passo per proteggerlo, per crescere culturalmente ed economicamente”.

 

Adelmo Sorci, Responsabile del Laboratorio del Mare “MarlinTremiti”.

 

Lombardo_nave_dei_MilleSono 150 anni che i resti del Lombardo, la nave utilizzata da Giuseppe Garibaldi per trasportare i Mille da Quarto a Marsala in Sicilia, si trovano sui fondali di San Domino, la più estesa delle isole che formano l’arcipelago delle Tremiti, al largo del Gargano. Finì affondata da una tempesta a poca distanza a nord-ovest dell’isola, a quattro anni dall’impresa di Garibaldi alla testa dei suoi mille prodi (1.089 per l’esattezza) tra cu anche alcuni partiti da Manfredonia. La breve distanza dalla costa e la generosità dei tremitesi, consentì il salvataggio degli uomini a bordo: soldati da sbarcare nel porto di Manfredonia, un gruppo di detenuti destinati al confino di Tremiti e naturalmente l’equipaggio tra cui il comandante della nave Giuseppe Deista. Il naufragio avvenne nella notte tra il 12 e 13 marzo 1864.

Tutti gli sforzi compiuti per recuperare la nave risultarono vani. Le parti ferrose (quelle in legno vennero portate a terra per farne legna da ardere) finirono tra i flutti, adagiati su un fondale di una ventina di metri prospiciente Cala degli inglesi. Lì sono rimasti dimenticati fino al 2005 quando Pietro Faggioli e un gruppo di subacquei della MarlinTremiti una associazione di promozione di attività subacquea non solo come attività sportiva ma anche come opportunità per studiare, per conoscere il mondo mare in tutte le sue sfaccettature, si imbattono nei resti di un battello identificato poi, dopo studi e ricerche storiche, come il Lombardo, la nave di Garibaldi e dei suoi garibaldini.

mostra fotografica il lombardo 1Una storia, quella del Lombardo ma anche quella degli operatori della Marlin Tremiti, affascinante. L’una e l’altra rievocata e illustrata nel corso di un convegno organizzato dalla stessa Marlin Tremiti e dal Centro cultura del mare di Manfredonia, e tenuto presso l’auditorium dei Celestini.

“Una iniziativa volta a sensibilizzare ma ancor prima a far conoscere – ha spiegato il presidente del Centro cultura del mare Renato Sammarco – parti importanti della storia del nostro mare rimaste relegate nel buio dell’oblio generale e in special modo di chi dovrebbe prestare maggior attenzione e dedizione alla valorizzazione di testimonianze che fanno parte della storia e della cultura di questo mare e dunque di questo popolo”.

Sono circa una ventina i siti archeologici che si trovano nel mare delle Tremiti che raccontano vicende accadute nel corso dei secoli. E che si tratti di veri tesori della memoria collettiva è emerso dall’appassionata e dettagliata relazione svolta dal responsabile del Laboratorio del mare MarlinTremiti, Adelmo Sorci. Come per l’appunto è il ritrovamento dei resti del piroscafo Lombardo. “Un frammento della storia d’Italia che il destino ha regalato alle Isole Tremiti”, ha affermato tracciando un profilo delle attività che il Marlin Tremiti va svolgendo a beneficio di un patrimonio di reperti di grande valore non solo storico. Una vicenda avvincente e coinvolgente resa palpitante dalla serie di immagini computerizzate di un mondo sommerso ma ancora sorprendentemente vivo. Immagini trasposte su pannelli esposti nella sala.

Una storia arricchita e completata dallo storiografo Tommaso Prencipe del Nuovo Centro di documentazione storica di Manfredonia, che ha tracciato un interessante escursus delle gesta dei garibaldini soffermandosi su alcune pagine inedite scritte dai manfredoniani al seguito della spedizione di Garibaldi.

Michele Apollonio

Fonte: ManfredoniaNews.it

2 Responses to “La nave dei garibaldini: tra i Mille anche alcuni manfredoniani”

  1. Ferruccio Gemmellaro scrive:

1 aprile 2014 alle 17:01

Sì davvero di grande interesse storico e che vede ancora una volta Manfredonia coinvolta dalla storia nazionale.
Più pubblicità e più interessamento degli enti pubblici per più presenze.
Una prova da questo incontro che ci reitera come ormai la cultura sopravvive grazie ai sodalizi spontanei di cittadini e fortunatamente la nostra penisola ne contiene una buona mappa.

  1. Giuseppe scrive:

1 aprile 2014 alle 11:39

E’ stato un incontro molto interessante e molto affascinante, complimenti a tutti

Stanno distruggendo il paesaggio Dauno. Ormai abbiamo persino doppiato il traguardo del 2020 sulle rinnovabili.

 

Cosa direbbero i Valdostani se su quelle magnifiche montagne si volesse realizzare impianti eolici? Provino a fare una proposta analoga alle autorità di quella Regione che vive, soprattutto, del patrimonio naturale alpino. Neppure noi possiamo rinunciare a quel patrimonio naturale costituito dal Subappennino Dauno e dal Gargano e il suo Golfo. Basta fermare le autorizzazioni di parchi eolici nella provincia di Foggia. In particolare nella provincia di Foggia – non viene effettuata la valutazione degli impatti cumulativi, per cui i nuovi impianti vengono considerati «a sè» e non inseriti in un contesto di già grave sovraffollamento. Uno dei tanti effetti è che la rete di trasmissione elettrica ha raggiunto la saturazione: in 49 Comuni pugliesi, quasi tutti localizzati nel Foggiano, la produzione supera il consumo tanto che molto spesso gli impianti eolici devono essere fermati, anche se lo Stato è costretto a pagare ugualmente i ricchi incentivi previsti per le rinnovabili.

Oggi le pale eoliche selvagge sono giacimento di petrolio solo per la speculazione. Diciamocela tutta la provincia di Foggia come tutta l’Italia non detiene in Europa la ventosità delle 2000 ore/annue che servono ad una pala per poter essere efficiente e produttiva. Nella nostra terra l’eolico è solo finanziariamente interessante mentre scarso dal punto di vista di capacità produttiva elettrica. Solo 1,2% dell’energia consumata in Italia proviene dal vento e purtroppo siamo noi a fornirne 80% a discapito del paesaggio con l’eolico selvaggio. Ottimo è solo il business perché foraggiato dagli incentivi che fanno gola agli speculatori. Iniziamo dal contadino che affitta la terra a 125 euro al mese a fronte di un guadagno di 33.000 euro a areogeneratore da 1 MWatt. Se il contadino è resistente ad affittare la propria terra scattano offerte maggiori che toccato anche 100 milioni per l’acquisto del terreno per realizzare un parco modesto di pale eoliche. Poi arrivano le royality ai comuni di solito affamati. Nelle casse comunali possono entrare benissimo anche 300 mila euro all’anno e quindi scatta il beneplacito delle piccole amministrazioni ad devastare il territorio di parchi eolici. Le Imprese costruttrici e di installazione di pale eoliche vanno a gonfie vele nel mare degli incentivi statali.  In Italia 1 Mwatt/h costa 180 euro, in Germania la metà, ma il bello che  non abbiamo più parchi eolici in Germania ma noi siamo i primi in Europa come installazioni. In Germania si fanno impianti eolici solo in zone molto ventose, mentre da noi è l’incentivo statale che fa la differenza. Ma la vera truffa oggi sta nel mercato delle autorizzazioni a costruire i parchi eolici. Esistono delle figure professionali chiamate sviluppatori che si preoccupano di presentare i progetti eolici, di seguire le procedure amministrative in Regione e Provincia e poi venderle alle aziende costruttrici di parchi eolici. Se ad un sviluppatore l’autorizzazione di un parco eolico gli può costare dai 15mila ai 50 mila euro, la rivendita e quindi il guadagno si aggira sui 400 mila euro a pala eolica. Alcune Procure in Italia stanno indagando su questo giro d’affari, e ora di dare uno sguardo anche qui in Capitanata.

 

Manfredonia 3 aprile 2014

Enzo Renato

Legambiente Nautilus

cacciatorpediniere Turbine«In questo Golfo leggendario all’alba del XXIV Maggio 1915 mentre la nave Turbine eroicamente si sommergeva, Manfredonia prima fra tutte le città adriatiche sperimentò impavida la rabbia austriaca ed il fulgido valore Italico». Questi versi scritti da Luigi Siciliani, che sublimano l’eroica fine di una nave da guerra italiana durante il conflitto austro ungarico sono scolpite su di una lapide situata in Piazza Marconi ed offerta dalla di Città di Manfredonia a ricordo del fulgido atto di coraggio dei nostri marinai. Purtroppo molte inesattezze sono state scritte su questo avvenimento al punto da costituire un vero attentato all’eroismo della nostra Marina. In particolare, nel fare cenno all’episodio si dice tra l’altro:

«Il nostro caccia venne colpito ripetutamente in varie parti; poi alle caldaie di poppa e di prua. Ripiegò su di un fianco. Fu la fine. Il comandante Bianchi, colpito di striscio alla testa, perse per un istante la conoscenza. Quando si riebbe capì che non c’era più niente da fare. I morti e i feriti abbondavano intorno a lui, fece alzare bandiera bianca e ordinò di abbandonare la nave”. Queste notizie sono state riprese da una lettera fornita dall’Ambasciata d’Austria in Italia datata 11 maggio 1967. Evidentemente, quanto riferito dall’Ambasciatore, non è stato altro che frutto della propria immaginazione, o quanto meno, avrà consultato prima l’Almanacco 1929 della JadranskaStaza (La sentinella dell’Adriatico) edito in Jugoslava, nel quale si legge: ”Il defunto comandante Vukovic, il primo giorno di guerra dell’Austria – Ungheria con l’Italia, il 24 maggio 1915, durante un attacco della flotta austriaca comandava un cacciatorpediniere che nelle vicinanze delle Isole Tremiti attaccò il caccia italico «Turbine» agli ordini del comandante Bianchi. Dopo i primi colpi di cannone il caccia italiano alzò bandiera bianca e si arrese”.

Il-Comandate-Bianchi-a-bordo-del-Cacciatorpediniere-Turbine-Manfredonia La verità è ben altra! Da queste colonne desideriamo fare piena luce su di un episodio che offusca una delle pagine più belle di eroismo della Marina italiana. Ne “Il Giornale d’Italia di circa ottant’anni or sono, Virginio Gayda scrisse: “All’apertura delle ostilità, 24.5.1915, il cacciatorpediniere si trovava in crociera nel Basso Adriatico. Attaccato da un incrociatore e quattro cacciatorpediniere nemiche accettò da solo la battaglia, combattendo quattro intere ore dalle 3.10 alle 7.00. Ma ben presto la sua inferiorità dinanzi alle cinque unità nemiche di tipo più moderno e di maggiore tonnellaggio. Colpita in più parti vitali, la nave italiana rimaneva immobilizzata continuando a difendersi con il cannone. Esaurite le munizioni, con quasi metà dell’equipaggio morto o ferito, il comandante, anch’egli ferito, ordinò che si aprissero i kingstons e si affrettasse l’affondamento, e così la piccola nave italiana combatté e morì”. Queste notizie sono avvalorate maggiormente dai rapporti delle navi avversarie che parteciparono al combattimento. Difatti, nel rapporto dell’esploratore austriaco Helgoland è detto: “Il cacciatorpediniere nemico rispose subito al fuoco dei nostri caccia. Se si considera la grande distanza, il suo fuoco era ben diretto e i proiettili cadevano in prossimità delle nostre unità”.

Lapide-del-Cacciatorpediniere-Turbine-in-Piazza-Marconi-ManfredoniaIn quello del Csepel è detto tra l’altro: “I proiettili nemici cadevano vicino a noi, uno di essi cadde rasente la prua sollevando una colonna d’acqua che bagnò la plancia”. La prova più valida pensiamo sia quella riportata dalle conclusioni del rapporto dell’esploratore austriaco Helgoland che dice: “Poiché le unità navali austriache avevano intenzione di sbarrare il passo verso Nord all’Helgoland e ai nostri caccia era necessario non perdere più tempo. Si abbandonò quindi il Turbine con una forte inclinazione a sinistra tutto traforato e ardente”. Da questa documentazione si può ravvisare l’inoppugnabilità di quanto avvenne quel fatidico giorno. E’ dunque ben chiaro che il Turbine combatté eroicamente.

Matteo di Sabato

Fonte: ManfredoniaNews.it