tavolo tecnico mattinataQueste prime settimane da Sindaco sono state caratterizzate da un impegno febbrile su numerose questioni, alcune delle quali hanno richiesto un surplus di impegno dato il peso specifico delle problematiche e l’esigenza pressante di trovare soluzioni condivise in tempi brevi.

Su un tema in particolare abbiamo concentrato in maniera piena le nostre energie. Mi riferisco alla problematica emersa a seguito dell’ordinanza n. 11/2014 della Capitaneria di Porto di Manfredonia la quale, successivamente alla redazione del P.A.I. a cura dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia, avallata dalla precedente amministrazione, ha interdetto la navigazione, la sosta e l’ancoraggio di tutte le unità navali in genere, oltre che la pesca professionale e sportiva, la balneazione e qualsiasi attività connessa all’uso del mare.

Una problematica rispetto alla quale avrei legittimamente potuto approcciarmi in maniera pilatesca, scaricando il peso e le responsabilità delle decisioni su altri. Una problematica che invece ho inteso  affrontare di petto. L’ho fatto nella consapevolezza per cui la carica che ricopro mi impone di dare, fin dal principio, il segnale forte di una politica responsabile, una politica che ha nella prossimità alle istanze dei cittadini il proprio credo. L’ho fatto nella consapevolezza degli effetti nefasti che quell’Ordinanza avrebbe determinato rispetto all’economia territoriale di un paese che deve ritornare ad avere una vocazione turistica matura ed ambiziosa. L’ho fatto per rispondere al grido di aiuto di tante famiglie per le quali l’attività turistica non rappresenta solo un’opzione lavorativa, ma l’unica fonte di sostentamento.

E dunque fin da subito ho indirizzato pressanti sollecitazioni a tutti gli organi preposti, ho tenuto vari incontri presso la Capitaneria di Porto di Manfredonia, la Prefettura di Foggia, la Regione Puglia, non ho esitato a sottoporre la questione al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi in risposta alla lettera del 2 Giugno sollecitandone un pronto intervento all’interno del pacchetto di misure c.d. “Sblocca Italia” di prossima approvazione, ho trascinato la mia Amministrazione Comunale, a pochi giorni dal suo insediamento, in un’attività che non esito a giudicare spossante, in un cammino irto di ostacoli che alla fine ha sortito gli effetti sperati.

Si è difatti proceduto alla costituzione di un Tavolo Tecnico a cui hanno preso parte oltre al sottoscritto ed ai componenti della Giunta Comunale, anche il Prof. Antonio Di Santo (Segretario Generale dell’Autorità di Bacino della Puglia), l’ing. Di Lauro Lucia (Dirigente Regione Puglia Uff. Coord.  STP. Ba/Fg), Stefano Rotolo (Capo Servizio Operativo Capitaneria di Porto di Manfredonia), i Dottori Geologi Michele Pecorelli, Domenico Impagnatiello e Stefano Biscotti (in rappresentanza dell’Ente Parco Nazionale del Gargano), l’Ing. Domenico Trotta (Responsabile Settore 3 Comune di Mattinata).

A seguito di sopralluoghi condotti presso le zone interessate dall’Ordinanza restrittiva della Capitaneria di Porto di Manfredonia, i componenti del predetto Tavolo Tecnico convenivano quanto segue: “esaminate le pareti delle falese si ritiene necessaria una azione di disgaggio di massi e materiali terrosi in bilico (…). Effettuata questa attività è necessaria la posa in opera di una rete di protezione in grado di evitare il distacco improvviso di altro materiale (…). Viene richiesta una fascia di protezione e di interdizione all’uso del piede delle falesie di almeno 10 metri. Tale ultima prescrizione avrà valore esclusivamente per la presente stagione estiva”.

In termini concreti, cosa cambia? Prima erano interdette la balneazione e tutte le attività connesse all’utilizzo del mare per una distanza pari al doppio dell’altezza della falesia. Ora la fascia di interdizione è di appena 10 metri.

Il risultato raggiunto ha evidentemente una valenza straordinaria perché offre agli operatori turistici la possibilità di affrontare con serenità il prosieguo della stagione estiva, perché permette a tante aziende del settore di pianificare le assunzioni senza la spada di Damocle dell’Ordinanza incombente, perché posticipa le questioni di carattere strutturale alla fine della stagione estiva.

Sento forte il dovere di ringraziare tutti i componenti del Tavolo Tecnico che assieme a me ed ai componenti della mia Giunta hanno concorso a raggiungere questo importante obiettivo. In particolare, mi corre l’obbligo di esprimere parole di sincera riconoscenza  e profonda gratitudine nei confronti del Prof. Antonio di Santo, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino della Puglia, il cui senso di responsabilità ed il cui approccio fattivo hanno accelerato i processi decisionali e l’Ente Parco Nazionale del Gargano che sin dall’inizio ha manifestato l’intenzione di addivenire ad una soluzione rapida e concreta nominando uno staff di geologi di supporto all’Ufficio Comunale e contribuendo a finanziare l’acquisto della cartellonistica.

Auspico a questo punto che la Capitaneria di Porto di Manfredonia, sulla scorta dei sopralluoghi effettuati, delle osservazioni emerse e in forza di quanto convenuto nel Tavolo Tecnico, modifichi in tempi rapidi la precedente Ordinanza n. 11/2014.

Il Sindaco di Mattinata

Avv. Michele Prencipe

Fonte: ManfredoniaNews.it

cymodocea sipontoCon due ordinanze sindacali, richiesta per due titolari di concessioni demaniali di “provvedere all’immediata rimozione della cymodocea, accumulata presso la spiaggia libera”, adiacente a sud dei lidi in concessione, da effettuarsi entro il 27 giugno 2014.

Le modalità “da ripetere ogni qualvolta la presenza di cymodocea costituisca ostacolo alla balneazione”: separazione di tutta la frazione di rifiuti antropici, separazione dalla matrice sabbiosa che dovrà rimanere in loco; raccolta e trasporto e deposito presso il sito di sperimentale di rinascimento dunale (con le modalità indicate nel progetto approvato con delibera di giunta comunale n.234 del 26.07.2011); in alternativa trasferimento della cymodocea presso discarica autorizzata”.

“Per motivi di sicurezza l’esecuzione degli interventi deve avvenire esclusivamente nelle prime ore del mattino quando sull’arenile non sono presenti bagnanti. L’ultimazione dell’intervento dovrà essere comunicato al Settore Ecologia, Ambiente e trasporti per il rilascio della certificazione di ripristino dello stato dei luoghi, unitamente a: copia del formulario per il conferimento dei rifiuti in impianto autorizzato; certificato delle analisi di caratterizzazione; documentazione fotografica ante e post intervento”. “Scaduto il termine indicato si procederà alla verifica dell’ottemperanza a quanto disposto” con il citato provvedimento e, in caso d’inosservanza, il Dirigente dell’Ottavo settore Ecologia, Ambiente e Trasporti comunale vi procederà d’ufficio, nei modi e nei termini di legge, ponendo successivamente le spese a carico dell’inadempiente”.

 

Fonte: ManfredoniaNews.it

motovedetta guadia costieraOggi il personale della Guardia Costiera di Manfredonia a bordo delle motovedette impiegate per le attività operative, durante l’attività di pattugliamento sull’unità G.C.085, ha scorto al traverso della località Chiusa dei Santi in agro del Comune di Monte Sant’Angelo, a circa 300 metri dalla costa, un gommone di circa 3,00 mt sprovvisto di conducente, che fuori controllo, ruotava pericolosamente. Avvicinatisi i militari hanno scorto un naufrago che attirava la loro attenzione e chiedeva soccorso.
Il personale operante sull’unità G.C. 085 quindi in primis recuperava il malcapitato sbalzato dall’imbarcazione, che risultava sanguinante con lacerazioni dei tendini delle mani a seguito di probabile contatto con l’elica del natante dopo la caduta in mare.
In seguito il malcapitato veniva prontamente trasportato all’approdo più prossimo, presso la località Acqua di Cristo nei pressi di Marina Cala delle Sirene, dove già, allertato dalla sala operativa della Capitaneria di Porto di Manfredonia, era giunto il personale medico del 118 congiuntamente al Nucleo Operativo Impiego Portuale della medesima Capitaneria e nel dubbio si inviava sul sito dell’incidente altra motovedetta.
Intanto la prima unità navale sbarcava il malcapitato e dirigeva nuovamente la località Chiusa dei Santi ove ancora vi era il pericolo rappresentato dal natante fuori controllo.
Localizzato il natante, venivano attuate le ordinarie manovre di abbordaggio al fine di smorzare il movimento rotatorio innescato dalla mancanza di conducente e permettere ai militari di salire a bordo e riprenderne possesso della manovra.
Pertanto, considerato che nel frattempo il malcapitato assicurava di essere stato solo a bordo, una volta ristabilito il controllo del mezzo, si provvedeva a condurre il natante presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Manfredonia per i controlli di rito.
Verosimilmente considerata la modesta stazza del natante e le condizioni metereologighe del momento, un’onda anomala avrà causato la caduta in mare del diportista che a sua volta sarà stato investito dal natante privo di comando.
La raccomandazione che il caso suggerisce è di prendere il mare con altro diportista, in quanto il rinvenimento del vigile personale della Guardia Costiera è stato alquanto fortuito, durante attività di pattugliamento e quindi non allertati da alcuno,… ma non sempre si è fortunati.

Comunicato stampa Guarda Costiera Manfredonia

Fonte: ManfredoniaNews.it

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Manfredonia – CON recente delibera, il Comune di Manfredonia ha approvato il progetto definitivo relativo agli interventi di ricostruzione della duna in località Ippocampo, dell’importo di euro 2.410.687,70. Approvato al contempo il Capitolato Speciale d’Appalto Integrato, da porre a base dell’appalto di progettazione esecutiva ed esecuzione lavori.

L’APPALTO, IL PROGETTO. Si ricorda che, con deliberazione n. 2800 del 14.12.2012, la Giunta Regionale aveva attribuito al Comune di Manfredonia il finanziamento di euro 2.410.687,70 per la realizzazione dell’intervento di ricostruzione di una duna costiera (prima e seconda fase) in località Ippocampo, previsto da apposito “Studio tecnico scientifico relativo ai fenomeni di erosione del mare ed inondazione della riviera sud di Manfredonia e per l’individuazione dei possibili rimedi”, approvato dall’Autorità di Bacino della Puglia nella seduta del 18.11.2011.

Con Determinazione n. 173 del 18.12.2012 il Dirigente del Servizio Regionale Risorse Naturali ha impegnato la detta somma in favore del Comune di Manfredonia, quale soggetto attuatore ai fini della realizzazione del citato intervento, garantendo la copertura finanziaria.

Con determinazione n. 379 del 27.03.2013 il Dirigente del 7° Settore stabiliva di indire gara mediante procedura aperta, con aggiudicazione in favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 83 del citato decreto, per l’affidamento della progettazione definitiva, direzione lavori e coordinamento della sicurezza, relativa agli interventi di cui in oggetto, da valutarsi in base agli elementi indicati nel disciplinare di gara.

Al termine della procedura di gara il detto servizio è stato aggiudicato al “R.T.P. ARKE’Ingegneria s.r.l. – Geol. Biagio Ciuffreda – Hidrodata as.r.l. – Archeologo Federeco Giletti –Ing. Ciliberti Domenico”, con sede in Bari alla Via Imperatore Traiano n. 4, giusta Determinazione del dirigente n. 967 del 26.07.2013.

In data 23.10.2013 è stata sottoscritto Disciplinare d’incarico. Il progetto definitivo è stato trasmesso con nota in data 11.10.2013, al prot. comunale n. 34990 in pari data; lo stesso risulta redatto dai seguenti professionisti appartenenti al R.T.P. aggiudicatario: Ing. Gioacchino Angarano, Ing. Renato Dutto, Ing. Domenico Ciliberti, Dott. Archeol. Federico Gi ­ letti, geol. Biagio Ciuffreda; consulenza agro forestale Dott. Agr. Antonio Bernardoni; lo stesso pro ­ getto è stato integrato dopo esame e prima istruttoria da parte dell’Ufficio comunale, prima del ­l’avvio della procedura di V.I.A..

Fonte: Statoquotidiano.it

Il progetto per il terminal portuale e lo stoccaggio a Siponto va avanti

Il progetto per il terminal portuale e lo stoccaggio a Siponto va avanti

Il 20 marzo scorso su queste pagine ci occupammo del progetto di destinare la parte terminale del molo alti fondali, detto porto industriale, ad un rigassificatore galleggiante: un terminal attrezzato per accogliere navi cisterne che trasportano gas combustibile da trasferire ad un campo di stoccaggio da creare sulla sponda opposta del golfo, in zona Siponto. A parte i sempre attenti “commentatori” del web, la notizia non ebbe alcun riscontro da parte di chi, enti e istituzioni pubblici, avrebbero invece dovuto far sapere, naturalmente alla gente ignara, cosa ci fosse di vero ed eventualmente quale fosse la situazione.

E’ di questi giorni la notizia che quel progetto sta andando avanti e la società proponente, la “Energas” manco a dirlo del gruppo Eni, sta insistendo per ottenere la necessaria VIA, peraltro negata nel 1999. Già: quindici anni fa. Per l’Energas, trasformazione della originaria “Isosar”, il tempo evidentemente non ha età: la carica del business deve essere assolutamente rigenerante. Per la società ma non per Manfredonia, territorio e abitanti.

Quello di realizzare su queste sponde del golfo un deposito di gas combustibile, è un vecchio pallino della società napoletana Isosar poi Energas. L’idea iniziale era quella di utilizzare allo scopo i serbatoi facenti parte degli impianti Enichem. Le opposizioni insorte hanno fatto ripiegare sull’area oltre Siponto, località Spiriticchio. Il tentativo di inserirsi nel contrato d’area fallì per le opposizioni levatesi anche quella volta. Ma il proposito non è mai stato abbandonato. Tanto che nel 1999 è stato ri-presentato al competente Ministero, il progetto riveduto e ampliato, articolato su 12 serbatoi della capacità di cinquemila metri cubi ciascuno per complessivi 60mila mc. di gpl, distribuiti su una ventina di ettari già rientranti peraltro nell’area sottoposta a vincoli SIC e ZPS. Naturalmente sarà costruita tutta una serie di infrastrutture di servizio. La centrale del gas sarà collegata tanto con la ferrovia con una tratta di un paio di chilometri che si collegherà alla stazione Frattarolo, quanto, con un gasdotto di dieci chilometri, che da terra attraverserà l’intero specchio di mare del golfo per raggiungere il molo Alti fondali una cui parte sarà riservata all’attracco di navi gasiere. Una nave a settimana assicurerà il rifornimento del campo serbatoi di Spiriticchio da dove il gas sarà riversato via ferrovia, verso le varie e diverse destinazioni.

Il progetto è al vaglio del competente Ministero che per la verità lo ha bocciato una prima volta ma poi pare che, sotto l’incalzare delle integrazioni presentate dalla società proponente, possa passare la richiesta valutazione di incidenza ambientale.

Ad insorgere e a cercare di contestare il progetto sono la Lipu e Legambiente che hanno interessato la Commissione Europea.e avviato una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica. Numerose e motivate le considerazioni di rilevanza tecnica, ambientale, paesaggistica e attinenti alla sicurezza generale a terra e in mare, poste all’attenzione degli organi istituzionali preposti e della stessa gente. Tra le altre quella della coincidenza dell’area interessata, circa 20 ettari, con le zone sottoposte a vincolo europeo SIC E ZTS; la concomitanza con l’Oasi Lago Salso facente parte del Parco nazionale del Gargano; la vicinanza dell’area archeologica e turistica di Siponto nonché della stessa città di Manfredonia.

La LIPU ha coinvolto il Ministero dell’Ambiente, deputato ad esprimersi sulla VIA, ma anche l’Ente Parco del Gargano e la Regione Puglia per i pareri al procedimento, nonché il Comune di Manfredonia e la Provincia di Foggia “perché esprimano formalmente la propria posizione e la necessaria assunzione di responsabilità con una chiara e forte azione di diniego al progetto”.

Per tanti versi siamo punto e accapo. Cincischiamo sempre nei medesimi problemi che non hanno portato da nessuna parte hanno anzi impoverito il territorio. Sarebbe ora che le istituzioni di terra e di mare, si facessero carico di esprimere con chiarezza e determinazione quali sono le scelte strategiche alle quali affidare lo sviluppo di questa area baciata dal cielo ma sciupata dagli uomini. Non è più possibile accettare tutto e di più in nome di una malintesa politica di sviluppo nella quale mettere tutto e il contrario di tutto. Si fissino una volta per tutte le direttrici sulle quali camminare e coerentemente si mantenga la rotta operando le scelte consequenziali e rifiutando quello che altri scelgono per questo territorio..

Michele Apollonio

Fonte: ManfredoniaNews.it

Sperimentazione dei piani di gestione localeLe tre principali Centrali Cooperative, Lega Pesca, ConfcooperativeFedercoopesca e AgciAgrital, insieme a Federpesca, presentano i risultati di un progetto pilota che ha coinvolto sei comparti marittimi pugliesi (Bari, Molfetta, Manfredonia, Brindisi, Gallipoli e Taranto) per la “Sperimentazione dei piani di gestione locale“. Sarà il 20 giugno 2014, dalle ore 9.00, nella sala Convegni di Eataly di Bari (c/o Fiera del Levante).

In totale tre Sessioni di lavoro:

  •   I Sessione – ore 9.00: Presentazione dei risultati del progetto pilota “sperimentazione dei piani di gestione locale nei compartimenti marittimi   di Manfredonia, Molfetta, Bari, Brindisi, Gallipoli e Taranto”

 

  •   II Sessione – 11.30: Tavola rotonda: le misure di autoregolamentazione dello sforzo di pesca nella nuova programmazione comunitaria

 

  •   III Sessione – 14.00: Presentazione e degustazione di preparazioni culinarie a base di pesce, nella tradizione dei sei compartimenti        marittimi pugliesi, a cura di sei cuochi slow food

Insieme ai presidenti nazionali delle associazioni di categoria, parteciperanno ai lavori l’assessore regionale pugliese alle Risorse agroalimentari, Fabrizio Nardoni, il vice presidente della Commissione Pesca al Parlamento europeo e Consigliere per la Pesca del  MIPAAF, Guido Milana, e il  Sottosegretario alla Pesca, Giuseppe Castiglione. L’evento si aprirà con una dettagliata relazione introduttiva del responsabile Lega Pesca pugliese, in qualità di referente del progetto unitario, Angelo Petruzzella.

Programma Pesca_20 giugno Bari

Ufficio stampa Legacoop Puglia

Fonte: ManfredoniaNews.it

All’indomani del “Cicogna Day”, la LIPU approfitta per rilanciare il suo NO al progetto di mega deposito Energas sul comprensorio di Monte Aquilone (Manfredonia).

Nell’ambito dell’evento è stata divulgata la vita selvatica della Cicogna ma anche l’importanza di tutelare le confinanti aree agropastorali, vitali per la biodiversità.

NO alla distruzione di quest’area, NO al progetto Energas.

Lo dice la Cicogna, lo dice la LIPU, dillo anche Tu”.

E’ l’appello conclusivo a margine di un video diffuso su Youtube (vai al link), relativo alle riprese effettuate per l’occasione a uno storico nido di Cicogne proprio nei pressi del sito di progetto.

Quasi 20 gli ettari interessati, caratterizzati da habitat prioritario a pascolo steppico, ricadenti in SIC, ZPS, IBA, contigui al Parco Nazionale del Gargano e contemplati dall’istituendo Piano Paesistico: 12 grandi serbatoi, parcheggi, edifici, senza contare rete viaria e ferroviaria di servizio, con opere accessorie e 10 km di gasdotto fino al porto di Manfredonia attraverso la spiaggia di Siponto e il mare. E’ la riesumazione di un progetto presentato nel 1999 dalla stessa società, allora Isosar. Si concluse con un parere ambientale negativo e scia di contenziosi, ricorsi al TAR e vertenze tra società, istituzioni e la LIPU.

Oltre ad ospitare la nidificazione e sostenere specie faunistiche di rilievo e in forte diminuzione, come Occhione e Lanario, quest’area rappresenta una attrattiva per gruppi di Cicogne che si alimentano di ortotteri qui abbondanti.

Basta ulteriore e inutile consumo di territorio, a maggior ragione in siti di grande importanza come la ZPS in esame – afferma Enzo Cripezzi della LIPU –La riproposizione di questo vecchio progetto è un brutto segnale dopo la condanna comunitaria sostenuta dalla LIPU proprio per la distruzione delle stesse zone contermini a causa del malgoverno indotto con il Contratto d’Area”.

La società non fa mistero di affidarsi proprio agli esiti della conclusione di questa condanna, evidentemente grazie alle prescrizioni annacquate da Comune e Regione con pseudo “compensazioni” e, come si vede, prive di effetto deterrente.

Con una diversa e più seria conclusione della condanna comunitaria, oggi gli atteggiamenti sarebbero ben diversi. E’ per questo che il caso è stato preventivamente segnalato a quella stessa Commissione Europea che si è fatta ingannare da misure farlocche per la chiusura della vertenza.

Da alcuni mesi la procedura di VIA è in atto presso il Ministero dell’Ambiente e nel gennaio scorso la LIPU ha trasmesso articolate osservazioni nell’ambito della stessa procedura.

Abbiamo controdedotto in ordine alla incoerenza rispetto alle pianificazioni energetiche e alle vocazioni territoriali – continua Cripezzi – oltre che rispetto alle incidenze negative sulla ZPS e sull’area Parco, sul cui confine, strumentalmente individuato a suo tempo (!), insisterebbe questo faraonico bubbone paesaggistico”.

In via preliminare è stata contestata anche l’illegittimità della stessa procedura di Valutazione Ambientale. Infatti emergono inadempienze formali sul rispetto degli obblighi degli avvisi pubblici del procedimento e si registra la indisponibilità dello “studio di incidenza”, una relazione obbligatoria e ineludibile per verificare gli effetti sulla biodiversità e sulla ZPS ma il proponente rimanda semplicemente a un elaborato depositato al 1999.  Anche per quanto riguarda “sicurezza” e “alternative di progetto”, la società si limita a rimandare a quanto proposto 15 anni fa.

La LIPU ha coinvolto il Ministero dell’Ambiente, deputato ad esprimersi sulla VIA, ma anche Ente Parco del Gargano e Regione Puglia per i pareri al procedimento. Anche Comune di Manfredonia e Provincia di Foggia devono formalmente dire la loro. Da questi Enti la LIPU si aspetta una seria assunzione di responsabilità con un diniego al progetto.

Invitiamo Energas a desistere – concludono alla LIPU – e a rivalutare questo territorio che non può essere considerato ancora con le stesse logiche di 15 anni or sono. E’ nell’interesse di tutti. Anche di Energas”.

Fonte: ManfredoniaNews.it

Italia Nostra e la Rete della Resistenza sui Crinali puntano il dito contro l’appoggio incondizionato dato alle fonti rinnovabili dell’associazione verde. Tra liti con i circoli locali, potenziali conflitti di interesse per la partecipazione in società che fanno business, legami con il Pd e il nuovo partito Green Italia

business rinnovabili

“Una potente lobby strettamente legata alle industrie del settore delle fonti rinnovabili. Che ha solidi legami con la politica”. Ecco come Mariarita Signorini, membro della giunta nazionale di Italia Nostra, descrive i vertici di Legambiente. Sotto accusa i legami che negli anni la principale associazione ambientalista italiana ha stretto con il mondo economico. E la spinta senza se e senza ma data allo sviluppo delle energie alternative. Un settore su cui Legambiente stessa fa affari, soprattutto attraverso la società controllata Azzero CO2. E su cui fanno affari alcuni suoi dirigenti nazionali grazie ad alcune srl, come Ambiente Italia. Con il rischio di conflitti di interesse. Da un lato infatti Legambiente ha partecipato attivamente al business delle fonti rinnovabili, dall’altro ha influenzato la normativa nazionale sugli incentivi che hanno contribuito a rincarare le bollette energetiche degli italiani. “I suoi vertici – continua Signorini – sono stati e sono tuttora gli interlocutori privilegiati del ministero dell’Ambiente e del ministero dello Sviluppo economico”. Una posizione assicurata dai legami con il mondo politico, e in particolare con il Pd.

Gli agganci con la politica, dal Pd a Green Italia
Legambiente ha solide radici nel Pd, soprattutto nella corrente degli Ecodem di quell’Ermete Realacci che per quasi vent’anni è stato presidente nazionale della onlus e ancora oggi ne è il presidente onorario. E che alla Camera è presidente della commissione Ambiente. Il rapporto con Realacci passa anche attraverso la sua fondazione Symbola, che tra gli associati ha sia Legambiente che Azzero CO2 e tra i finanziatori ha colossi dell’energia come Eni ed Enel Green Power, il gruppoCir della famiglia De Benedetti e la Novamont, la società guidata dal neo presidente del gestore della rete elettrica Terna Catia Bastioli, che produce quei sacchetti biodegradabili per la cui diffusione tanto hanno fatto le norme sponsorizzate da Legambiente ed Ecodem.

Messe solide radici nel Pd, Legambiente è passata a gettar fronde nella nuova formazione politica Green Italia, alleata alle europee con i Verdi. Molti dei membri della direzione di Green Italia sono infatti dirigenti di Legambiente o hanno incarichi nelle società partecipate da Legambiente. Eccone qualcuno: il vice presidente del Kyoto Club ed ex Pd Francesco Ferrante, l’ex deputato del Pd Roberto della Seta, il presidente di Azzero CO2 Giuseppe Gamba, l’ex esponente di Fli Fabio Granata, il direttore tecnico di Azzero CO2 Annalisa Corrado e Fabio Renzi, che è anche segretario generale di Symbola, giusto per chiudere il cerchio che riconduce a Realacci.

Symbola è poi vicina al Kyoto club, l’organizzazione non profit, fondata tra gli altri da Realacci e presieduta da Catia Bastioli, che fa attività di lobbying a favore delle fonti rinnovabili ed è socia di Legambiente in Azzero CO2. Una delle figure di raccordo è Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto club e membro del comitato scientifico di Symbola. Silvestrini è stato consigliere per le fonti rinnovabili del ministero per lo Sviluppo economico, quando questo era guidato da Pier Luigi Bersani. Membro della presidenza del comitato scientifico di Legambiente fino al 2011, Silvestrini è stato anche presidente del cda di Azzero CO2 ed è proprietario al 26% di Exalto Energy &Innovation, una srl con un giro di affari di 1,1 milioni di euro (bilancio 2012) che come socio al 30% ha Innovatec spa, una società del gruppo Kinexia di Pietro Colucci, attivo nelle energie rinnovabili e quotato alla Borsa di Milano.

Tra le altre cose Exalto ha realizzato impianti fotovoltaici nell’ambito della campagna ‘Eternit Free’ di Legambiente, finalizzata a promuovere la sostituzione di coperture in eternit con celle fotovoltaiche. Ma il legame con l’associazione ambientalista va al di là di una semplice partnership, visto che l’amministratore delegato di Exalto, Mario Gamberale, ricopre il medesimo ruolo in Azzero CO2 ed è anche consigliere nazionale di Legambiente.

Scontri con gli altri ambientalisti. E liti in casa propria
Nel 2010 Exalto è stata tra i promotori insieme ad Azzero CO2 di un progetto per installare un mega impianto fotovoltaico su 26 ettari di terreno a Cutrofiano, in provincia di Lecce. L’iniziativa aveva avuto l’appoggio di Legambiente, ma alla fine non se ne è fatto più nulla per l’opposizione di alcuni comitati ambientalisti locali e di Italia Nostra. Quello di Cutrofiano non è il solo scontro tra Legambiente e altre organizzazioni ambientaliste. Dissidi che a volte si sono consumati all’interno della stessa onlus. Come nel 2008, quando tutti i soci del circolo di Legambiente di Carovigno (Brindisi) si sono dimessi, dopo aver denunciato la trasformazione dell’associazione in “una multiservizi buona per ogni attività” e la mancanza di democrazia interna. Un destino seguito due anni più tardi dal circolo di Milano Ovest, che tra l’altro ha accusato i vertici di non consentire un dibattito interno adeguato su una tematica complessa come quella del fotovoltaico su terreni agricoli. Peggio è andata al circolo di Manciano(Grosseto), che per le sue battaglie contro gli impianti di fotovoltaico industriale in Maremma nel 2011 è stato addirittura espulso dall’associazione verde.

Le fonti rinnovabili, appunto. Legambiente le appoggia senza se e senza ma, anche a danno del paesaggio sostengono altre associazioni e comitati ambientalisti, come la già citata Italia Nostra e la Rete della Resistenza sui Crinali, attiva soprattutto in Toscana ed Emilia Romagna per contrastare lo sviluppo indiscriminato dell’eolico, che si sono battute contro progetti in cui Legambiente ha giocato un doppio ruolo. Come nel caso del consigliere nazionale dell’associazione ambientalista Lorenzo Partesotti, che con la sua Solaris negli anni scorsi si è speso invano per la costruzione di un impianto su monte dei Cucchi, sull’Appennino Bolognese, contando su uno studio di impatto ambientale realizzato niente meno che da Ambiente Italia, società partecipata da alcuni dirigenti di Legambiente. Dinamica analoga in Toscana, dove Cecilia Armellini da un lato era tra i vertici della onlus verde, dall’altro si muoveva a favore della Carpinacciosrl per ottenere l’approvazione di progetti eolici.

“La dirigenza nazionale di Legambiente ha dimostrato uno zelo eccessivo nella condiscendenza verso impianti industriali di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili fino a teorizzare il teorema dell’eolico senza se e senza ma – accusa il coordinatore della Rete della Resistenza sui Crinali Alberto Cuppini -. Tale zelo rischia di portare a potenziali conflitti di interesse”. Signorini di Italia Nostra difende molte sezioni locali dell’associazione ambientalista, che “svolgono azioni positive contro il consumo del territorio. Ma – aggiunge – i vertici fanno parte di una vera e propria lobby legata ai poteri economici e al mondo politico, con potenziali e gravi conflitti di interesse. Per noi invece il paesaggio va tutelato, è la nostra ricchezza. Non può pertanto essere straziato in nome delle energie rinnovabili improduttive”.

Scontri e incomprensioni che non sono destinati a smussarsi. Anzi nelle ultime settimane si stanno riproponendo altrove, come in Liguria, dove tra Vado Ligure e Quiliano (Savona) il progetto per un nuovo impianto eolico è stato presentato da Fera, una società che nel 2009, pur senza che nessuno dei suoi amministratori venisse indagato, è stata definita dal gip di Palermo come “sponsorizzata da Cosa Nostra” nell’ordinanza in cui chiedeva l’arresto di otto persone nell’ambito dell’inchiesta Eolo. Ma non finisce qui: secondo il Secolo XIX, oggi Fera è sotto il monitoraggio dalla Direzione investigativa antimafia per presunti contatti con il latitante Amedeo Matacena, al centro del caso che ha portato agli arresti l’ex ministro Claudio Scajola. Il progetto di Vado Ligure e Quiliano, osteggiato dal Wwf Italia, in aprile ha ricevuto il parere negativo della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici. La reazione di Legambiente? Un duro comunicato che accusa la soprintendenza di farsi portatrice di una “posizione irragionevole” e di “pregiudizi contro l’eolico”.

E ora dal fotovoltaico e dall’eolico, la battaglia rischia di spostarsi sul fronte del solare termodinamico, una tecnologia della quale ilfattoquotidiano.it si è già occupato riguardo a un progetto per costruire su 226 ettari di terreno agricolo a Banzi, in Basilicata, una centrale che riceverebbe in 25 anni 1,2 miliardi di incentivi a fronte di un valore di mercato per l’energia prodotta pari ad appena 280 milioni di euro. Un mese fa l’Associazione intercomunale lucana, attiva contro il progetto di Banzi, ha presentato al governo, insieme ad altre associazioni di rilievo nazionale come Wwf e Italia Nostra, una proposta di modifica delle norme sulle fonti rinnovabili in modo da vietare l’installazione di impianti industriali per la produzione di energia elettrica su aree agricole. E cosa ha fatto invece Legambiente negli stessi giorni? Ha firmato un protocollo di intesa con l’Anest, l’associazione che rappresenta le società che operano nel settore del solare termodinamico. Tra gli obiettivi dichiarati, quello di assicurare alle imprese un sostegno allo sviluppo dei progetti e al dialogo con i cittadini. Ovvero un appoggio alla loro attività di lobbying.

Fonte: il fattoquotidiano.it

La principale organizzazione ambientalista italiana ha quote in alcune società, come Azzero CO2 che investe sulle fonti rinnovabili grazie anche agli incentivi pubblici e ha come clienti alcuni colossi dell’energia. Oltre ai potenziali conflitti di interesse, c’è il rischio di incompatibilità tra affari e settore non profit di utilità sociale. La replica dell’associazione: “Il nostro impegno concreto è utile a indirizzare le scelte industriali e ambientali del Paese”

sostenitori legambiente

Oltre 115mila tra iscritti e sostenitori. Più di 3mila giovani che partecipano ai suoi campi di volontariato. Tante iniziative a difesa di natura e territorio. Ma Legambiente non è solo questo: la più importante e influente organizzazione ambientalista italiana fa anche business. Su che cosa? Su ambiente e fonti rinnovabili, con tanto di potenziali conflitti di interesse. Ma non solo, perché Legambiente è una onlus, un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale. E secondo gli esperti interpellati da ilfattoquotidiano.it, il docente di Diritto commerciale all’Università degli Studi di Milano Ugo Minneci e il consulente su legislazione e fiscalità degli enti non profit Carlo Mazzini, “una onlus non potrebbe detenere partecipazioni in grado di garantirle il controllo di società di capitali, pena la perdita dello status stesso di onlus e delle conseguenti agevolazioni fiscali”. Senza contare che quando non è la stessa Legambiente a fare impresa, ci pensano diversi suoi dirigenti e consiglieri nazionali ad aggiungere al loro ruolo di ambientalisti quello di imprenditori.

Azzerare la CO2? Con la srl è meglio
Per combattere il surriscaldamento globale la soluzione è una: limitare le emissioni di anidride carbonica. Dall’enunciare un sacrosanto principio ambientalista a farci sopra affari il passo è breve. Tanto che il principale braccio operativo di Legambiente si chiama proprio Azzero CO2, una srl con 119mila euro di capitale sociale che offre diversi servizi, dalla consulenza in ambito energetico alla progettazione e realizzazione di impianti che sfruttano fonti rinnovabili. Il business tira, grazie anche a clienti come il colosso Enel, Edison eSorgenia, tutti attivi nel settore energia.

Legambiente possiede direttamente il 36% della società, mentre il 15% è in mano alla fondazione Legambiente Innovazione, che per l’associazione si occupa dei premi alle imprese che sviluppano prodotti innovativi dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Gli altri due soci sono il circolo di Legambiente ‘Festambiente’ (9%) e l’associazione Kyoto Club (40%), anch’essi legati alla onlus ambientalista. I circoli, nello statuto, sono infatti definiti “organi decentrati di Legambiente”. Kyoto club invece è un’organizzazione non profit presieduta dal neo presidente di Terna Catia Bastioli che tra i propri soci ha la stessa Legambiente insieme a molte società che operano nel settore dell’energia e alle industrie dell’eolico che fanno parte dell’Anev (Associazione nazionale energia del vento). Tra i suoi scopi, si legge sul sito, c’è quello di “stimolare proposte e politiche di intervento mirate e incisive nel settore energetico-ambientale”. Fare lobby, insomma, con il supporto di Legambiente, che in Kyoto club può contare sul vice presidente Francesco Ferrante, membro del direttivo dell’organizzazione verde ed ex parlamentare del Pd.

 

Legambiente partecipazioni

Il ruolo di Legambiente nella gestione di Azzero CO2 è evidente: tutti i vertici della società fanno parte anche degli organismi dirigenti della onlus che, va detto, contano più di 400 persone. Il presidente di Azzero CO2 Giuseppe Gamba è un membro della presidenza del comitato scientifico di Legambiente, l’amministratore delegato Mario Gamberale è nel consiglio nazionale, mentre il consigliere della srlSandro Scollato è nel direttivo nazionale e ha sostituito poco più di un mese fa un altro dirigente di Legambiente, Mario Zambrini. E gli altri due consiglieri di amministrazione? Edoardo Zanchini è il vice presidente della onlus, mentre Andrea Poggio ne è il vice direttore generale. Azzero CO2, insomma, è una diretta emanazione di Legambiente.

Niente che l’organizzazione ambientalista abbia mai tenuto nascosto. Anzi ne ha sempre fatto una ragione di vanto, visto che secondo i vertici con il business bisogna sporcarsi le mani per indirizzare le scelte industriali e ambientali del Paese. Il vice presidente Zanchini, che per Legambiente è anche responsabile del settore Energia, spiega infatti: ”Quando qualche anni fa abbiamo creato Azzero CO2, l’idea era quella di promuove il settore dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Se dobbiamo cambiare il mondo una parte di questo sforzo dobbiamo farla anche noi. Ad Azzero CO2 diamo un mandato preciso, di fare campagne che altrimenti non farebbe nessun altro, come quella per la sostituzione di coperture di amianto con il fotovoltaico. Il nostro obiettivo è fare gli interessi del Paese andando nella direzione delle rinnovabili, non far guadagnare Azzero CO2″.

Ma c’è un rischio. Se da un lato si partecipa alla definizione delle leggi come maggiore associazione ambientalista italiana e dall’altro lato si fa impresa, per esempio grazie agli incentivi alle fonti rinnovabili, si cade nel più classico dei conflitti di interesse. E si finisce per essere accusati da altre associazioni ambientaliste, come Italia Nostra, di essere “una potente lobby con solidi legami con il mondo economico e con il mondo politico”. Del resto Legambiente ha radici ben piantate nel Pd, soprattutto negli Ecodem del suo presidente onorario Ermete Realacci, e fronde che crescono veloci nella nuova formazione Green Italia. Mentre diverse industrie, alcune del settore energia, sono state spesso generose a garantire alla onlussponsorizzazioni e partnership.

Dirigenti della onlus in prima linea
Se non è Legambiente a fare affari attraverso Azzero CO2, a farli, o almeno a provarci, sono diversi suoi dirigenti attraverso altre società. Come nel caso del consigliere nazionale dell’associazione ambientalista Lorenzo Partesotti, che con la sua Solaris negli anni scorsi si è speso invano per la costruzione di un impianto eolico su monte dei Cucchi, sull’Appennino Bolognese. Chi realizzò lo studio di impatto ambientale favorevole al progetto, in quel caso? Ambiente italia, una srl che fino a poco più di un mese fa era socia di Azzero CO2, prima di essere sostituita dal circolo di Grosseto Festambiente. Ambiente Italia è una srl fondata tra gli altri da Realacci, che ha partecipato anche alla nascita del Kyoto club. Realacci a un certo punto ne è uscito, ma tra i proprietari di Ambiente Italia ci sono ancora ben cinque membri del vertice nazionale di Legambiente: Giulio Conte, Duccio Bianchi, Marina Alberti, Maria Berrini e ancora una volta Mario Zambrini, che oltre a essere socio è anche amministratore unico della società. E che cosa fa Ambiente Italia? Oltre a studi di impatto ambientale per la costruzione di impianti eolici per clienti come Agsm e Sorgenia, offre servizi di consulenza al gruppo Salini costruzioni e al colosso del cemento Colacem.

Ambiente Italia soci

Zanchini in tutto ciò non vede alcun problema: “Siamo felici che ci sia contaminazione nel gruppo dirigente di Legambiente – spiega -. Ci sono persone che magari non la pensano come noi, lontane da noi, ma che sono interessate ai nostri temi e ai nostri obiettivi. Così facciamo in modo che facciano parte del gruppo dirigente. Noi cerchiamo di spingere in certe direzioni di cambiamento e quindi coinvolgiamo esplicitamente anche gli imprenditori”.

Ma così quelli che dovrebbero essere i soggetti controllati dagli ambientalisti finiscono per essere i clienti dei vertici della principale associazione ambientalista o, attraverso Azzero CO2, dell’associazione stessa. E gli affari vanno pure bene. Azzero CO2 nel 2013 ha realizzato ricavi per 4,6 milioni di euro e un utile di 34mila euro, limitando le conseguenze della crisi e del taglio degli incentivi sui 6,4 milioni di ricavi e i 136mila euro di utili registrati nel 2012. Ambiente Italia ha incassato nel 2012 2,1 milioni, con un utile di 129mila euro.

Un sistema di società che fa business sull’ambiente
Le ramificazioni che partono da Legambiente vanno oltre Azzero CO2. Che infatti possiede al 100% la società di servizi editoriali Qualenergia e quattro srl (Eternet Free 1, Eternet Free 2, Eternet Free 7, Eternet Free Azzero CO2) che fanno affari installando impianti fotovoltaici sui tetti, un business che gode degli incentivi pubblici e che è stato spinto anche dalla campagna di Legambiente ‘Eternet Free’, finalizzata a promuovere la sostituzione di coperture in eternit con celle fotovoltaiche. Eternit Free Azzero CO2, per esempio, nel 2012 ha realizzato impianti per un valore complessivo di quasi 600mila euro, come indicato in bilancio. Azzero CO2 possiede inoltre il 10% in Esco Lazio srl, una società con interessi nel biogas e nel fotovoltaico con ricavi che nel 2012 sono stati di 1,2 milioni di euro e con quote in altre quattro società che operano nel settore energia.

Una piccola holding, questo è anche Legambiente. Che è pure socia al 10% di Menowatt GE srl, una società che si occupa di tecnologie per l’illuminazione pubblica e per motori efficienti e che fino alla fine del 2013 era posseduta al 70% da Sorgenia, la società del gruppo Cir della famiglia De Benedetti che partecipa all’azionariato della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure, finita al centro di un’inchiesta della procura di Savona con ipotesi di reato che vanno dal disastro ambientale all’omicidio colposo. E che dovrebbe pertanto essere un nemico giurato degli ambientalisti, piuttosto che un alleato. “Abbiamo fatto dure battaglie contro le centrali a carbone di gruppi come Sorgenia o Enel – ribatte Zanchini -. Quando però queste società fanno interventi di efficienza energetica e di rinnovabili non abbiamo problemi a collaborare con loro e fare accordi che vanno nella direzione verso cui spingiamo”. Nessun imbarazzo, dunque, in Legambiente. Del resto Sorgenia ha sempre garantito alla onluslaute sponsorizzazioni e tuttora ha in pegno il 14% delle azioni di Menowatt GE.

Ma i business di Legambiente non finiscono qui. La onlus possiede anche il 50% diVivilitalia, una società che si occupa di turismo sostenibile, mentre il suo circolo Festambiente ha in portafoglio anche il 40% di Solaria, un’altra srl attiva nel settore delle rinnovabili. E’ stata invece chiusa Car Sharing Italia, una srl per il noleggio di vetture ecologiche messa in liquidazione dopo la perdita da 206mila euro registrata nel 2009. Da non dimenticare poi l’Editoriale la Nuova Ecologia, la società cooperativa promossa da Legambiente per pubblicare la rivista dell’associazione.

Una onlus che fa impresa? Per gli esperti è vietato
Favorire le leggi sugli incentivi alle fonti rinnovabili e poi sfruttare tali incentivi per fare affari? Di certo c’è un problema di opportunità e di potenziali conflitti di interesse. Ma non è tutto. Perché Legambiente è una organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Può una onlus fare impresa attraverso altre società, come Azzero CO2? No, secondo gli esperti contattati da ilfattoquotidiano.it. Carlo Mazzini, consulente sulla legislazione e sulla fiscalità degli enti non profit e curatore del sito Quinonprofit, spiega: “Attraverso alcune circolari l’Agenzia delle entrate ha stabilito in passato che una onlus non può avere partecipazioni tali da poter gestire, dirigere e indicare gli amministratori di una società, a meno che tale società non sia un’impresa sociale che non distribuisce gli utili”. Una regola che è in conflitto con la situazione di Legambiente e Azzero CO2, il cui statuto addirittura dà diritto ai soci “che siano associazioni ambientaliste riconosciute” di ricevere una percentuale maggiorata degli utili.

“La ratio delle indicazioni dell’Agenzia delle entrate – continua Mazzini – è che una onlus possa investire in società di capitali solo con finalità di risparmio, ma senza avere partecipazioni di controllo. In modo da evitare che si possa fare impresa con soldi che provengono da donazioni, e quindi da una fiscalità agevolata”. Analoga l’opinione di Ugo Minneci, docente di Diritto commerciale all’Università degli Studi di Milano: “La onlus non si può trasformare in una sorta di capogruppo di società di capitali, altrimenti finisce per tradire la sua vocazione. E rischia di perdere lo stato di onlus e le conseguenti agevolazioni fiscali”.

Argomentazioni a cui Zanchini replica così: “La partecipazione è divisa tra diversi soggetti e noi non esprimiamo il controllo di Azzero CO2, perché il controllo lo fa il management”. Ma se il management fa parte del vertice di Legambiente? “L’accusa mi fa ridere – risponde il vice presidente della onlus -. Mario Gamberale (amministratore delegato di Azzero CO2, ndr) è un cittadino che decide di dare una mano a un’associazione ambientalista e fa parte del suo consiglio direttivo, come alcune centinaia di persone. Il management non dipende da noi. Come Legambiente esprimiamo solo gli indirizzi di Azzero CO2 per quanto riguarda le scelte sulle campagne e sulle iniziative che ci interessano. E controlliamo che non vengano fatte cose che vanno contro le nostre idee. Per esempio abbiamo posto il veto sulla realizzazione di impianti fotovoltaici a terra”. Parole che di certo non negano la partecipazione di Legambiente alla gestione della società.

Fonte: il fattoquotidiano.it

Festa della Marina Militare7È stata celebrata a Manfredonia sul Piazzale “Marinai d’Italia” la Festa della Marina. La manifestazione è organizzata dalla locale Associazione Marinai d’Italia. Alla presenza del Comandante della Capitaneria di Porto di Manfredonia Capitano di Fregata (CP) Marcello Luigi Notaro, del vicesindaco Matteo Palumbo, del Presidente dell’Associazione Marinai d’Italia Antonio Pesante, del Commissario aggiunto dell’Autorità Portuale Guido Capurso, del Tenente dei Vigili Urbani Antonio Pizzigallo e del picchetto d’onore dei soci dell’Associazione Marinai d’Italia, la manifestazione ha avuto inizio con l’alza bandiera seguito da una breve
e suggestiva cerimonia.
Il socio-consigliere ANMI, Francesco Paolo Fortunato, ha letto la motivazione della ricorrenza: “L’impresa militare del Comandante Luigi Rizzo che con l’azione di Premuda (isola croata) la notte del 10 giugno 1918 riuscì a colpire e affondare la corazzata Santo Stefano. Un’azione avvenuta mentre si dirigeva con la flotta austriaca verso lo stretto di Otranto (partì da Trieste) per forzarne il blocco degli alleati”.
La perdita della corazzata “Santo Stefano” rappresentò un colpo durissimo per la Marina Austro-Ungarica, che da quel momento sospese ogni azione sul mare. Un fatto che cambiò le sorti della Prima Guerra Mondiale.
Ogni anno, in onore di questo atto eroico, la Marina Militare celebra la sua festa proprio il 10 giugno. Il Capitano di Corvetta Luigi Rizzo, insignito di due medaglie d’oro al Valor Militare, è l’Ufficiale che meglio di tutti ha rappresentato lo spirito ardimentoso della Marina Militare nella Prima Guerra Mondiale dimostrando doti di coraggio, forza spirituale e coerenza morale davvero uniche.
“Per noi – afferma il Presidente del Gruppo ANMI di Manfredonia, Antonio Pesante – è motivo di grande orgoglio anche perché a quell’azione partecipò un nostro concittadino Leonardo Antonio Salvemini – Capo Nocchiero 3° Classe al quale recentemente è stata intitolata una strada della città, in occasione della cerimonia per il 25ennale del nostro gruppo”.
Matteo D’Errico, socio-consigliere dell’Associazione Marinai d’Italia, ha ricordato i caduti del mare con la “Preghiera del Marinaio”. La cerimonia si è conclusa con la deposizione della corona di alloro.

Centro Cultura del Mare A.P.S

Giovanni  Simone