Le Associazioni locali analizzano le problematiche dell’eolico selvaggio offshore.
Ad ottobre iniziativa informativa pubblica
Comunicato stampa – Manfredonia, 12/09/2013
Ha avuto luogo mercoledì 11 settembre presso la sede del Centro Cultura del Mare A.P.S. di Manfredonia, un primo incontro tra diverse Associazioni locali (Centro Cultura del Mare A.P.S., Lavoro&Welfare, Rotary Club, Nuovo Centro Documentazione Storica Manfredonia, CeSeVoCa, Legambiente, Mare Nostrum e Associazione Nazionale Partigiani Italiani), per affrontare le questioni ambientali che negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi mesi, stanno minacciando il nostro territorio.
La tematica dell’incontro ha riguardato i progetti di produzione energetica, attività petrolifere e fracking, nonché impianti eolici, focalizzandosi in particolare sulle problematiche inerenti al Parco Eolico Marino Gargano Sud, un progetto offshore di un impianto eolico titanico antistante le coste del Golfo di Manfredonia.
Sono stati illustrati dal cetologo esperto di impatti ambientali Guido Pietroluongo e successivamente discussi i numeri di questa struttura: distanza di 10,5 km dalla costa, area interessata pari a 77,15 km², 85 aerogeneratori alti 90 metri. Sono inoltre state dettagliate le ricadute ambientali, sociali e lavorative e le fasi dell’iter progettuale, dallo studio geologico alla cantierizzazione, dall’esercizio dell’impianto alla sua dismissione.
Lo Studio di Impatto Ambientale, depositato per la consultazione del pubblico sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, afferma che l’impatto visivo sarà minimo e che il territorio dove ricadrà questo progetto: “sebbene presenti apprezzabili potenzialità turistiche, presenta al contempo una serie di aree soggette a fenomeni di degrado ed intensa antropizzazione”.
Nel corso dell’incontro sono intervenuti Renato Sammarco, Lina Giordano, Domenico Renzullo, Salvatore Castrignano, Pasquale Caratù, Enzo Renato, Dino Vigoli, Luisa Buonpane, Matteo Starace, Giovanni Simone, Matteo Rinaldi, Lorenzo Pellegrino e Matteo Riccardi, in rappresentanza delle Associazioni presenti, sollevando riflessioni critiche e preoccupazioni sul tema in discussione e sottolineando come l’informazione e la partecipazione dei cittadini siano state, ancora una volta, ignorate e non considerate.
L’attività di sensibilizzazione pubblica delle Associazioni continuerà e l’incontro di Mercoledì 11 settembre è solo l’inizio di un confronto che sarà esteso a tutte le espressioni attive del territorio, con l’obiettivo di cercare insieme di intervenire in maniera compatta e preparata, se necessario anche con la mobilitazione pubblica, su queste decisioni che spesse volte, per interessi economici o per inadeguatezza delle Istituzioni, non seguono i diritti democratici di partecipazione popolare, sebbene tutte le conseguenze di questi progetti ricadranno proprio sulla vita delle comunità locali e soprattutto sul futuro delle nuove generazioni.
Le Associazioni hanno quindi condiviso la necessità di dar vita ad un Coordinamento delle stesse a favore del confronto per un dibattito aperto che possa dar voce a tutte le competenze e le professionalità. Un Coordinamento che vuole offrire ai cittadini uno strumento e un’occasione per tutelare il patrimonio naturalistico e le risorse del territorio e per farsi trovare preparati e informati di fronte a chi vuole farci subire passivamente decisioni esterne e vuole sfruttare il territorio in maniera non sostenibile, senza rispettare la secolare cultura delle nostre comunità, fondata sulla salute del benessere offerto dalle proprie inestimabili ricchezze ambientali, paesaggistiche, marine e turistiche.
La storia del nostro territorio porta ancora le ferite di un passato segnato dagli impatti ambientali di strutture, come l’EniChem, che hanno già danneggiato questa straordinaria, unica e fragile nicchia ecologica mediterranea. Ancora oggi non si riesce ad adottare soluzioni definitive per le enormi problematiche connesse.
Dunque il quesito rivolto ai cittadini e alla classe politica è: vogliamo tutelare un patrimonio ambientale ricco di risorse o diventare una terra di nessuno svenduta al “miglior” offerente?