Manfredonia – COME dal Bando di pericolosità n.2/2014 della locale Capitaneria di Porto, si svolgerà dal prossimo 1^ aprile al 05 giugno 2014 la tradizionale “campagna delle pesca delle seppie” nel circondario marittimo di Manfredonia. Nonostante alcune modifiche apportate nel 2002, 2003 e 2006, il ‘Regolamento per la disciplina della pesca delle seppie nel Golfo di Manfredonia’ è stato approvato circa 30 anni fa, con ordinanza n.5/1985 del 16.03.1985.
Nel corso della riunione in Capitaneria di Porto a Manfredonia, lo scorso 19 febbraio 2014, alla presenza dei rappresentanti dei Comuni di Manfredonia e Zapponeta e delle parti interessate (cooperative di pescatori), è emersa la volontà collegiale di “mantenere in essere” l’attuale regolamento, in quanto “la disapplicazione dello stesso potrebbe anche originare episodi di disordine pubblico”. Da qui la pubblicazione di un bando di pericolosità (2/2014) della Capitaneria affinché le “reti da posta, opportunamente segnalate, non siano da intralcio al normale svolgimento di tutte le attività marittime e demaniali lungo il Circondario marittimo di Manfredonia”. Il periodo della pesca delle seppie è come detto quello ricompreso tra il 1^ Aprile 2014 ed il 5 giugno 2014.
Come riportato nella precedente annualità, il sorteggio delle zone di mare assegnate ai pescatori – da svolgersi in Capitaneria – è fissato tradizionalmente il 19 marzo, festività di San Giuseppe. Con il sorteggio un’apposita commissione determina le singole zone di mare, “rettangoli di dimensioni variabili a seconda del numero dei concorrenti”, entro le quali ciascun equipaggio, talvolta in comunione con altro equipaggio, può esercitare la pesca delle seppie in esclusiva.
Da raccolta dati, “le zone riservate sono ritagliate in un fascia di mare che va dalla foce del fiume Ofanto al vallone nord di Vignanotica e si protende verso il largo per 800 metri (si parla in totale di un tratto di 60 km che va da Margherita di Savoia a Mattinata,ndr)”. Teoricamente l’intero arco del golfo: in pratica pochi tratti ‘utili. “Tassativamente esclusi i tratti in corrispondenza dei centri urbani, degli sbocchi delle fognature e degli scarichi a mare, delle foci dei torrenti e dei canali, per un raggio di un chilometro”.
Nel 2013, fonte Ansa, si era comunicato che la pesca delle seppie garantisce, con 100 giornate di lavoro, il reddito annuale di sussistenza a una fascia di 70 imbarcazioni, per un totale di 1400 quintali di pescato annuo. Il prezzo alla vendita si aggira attorno ai 12-13 E al kg.
La tipologia di pesca è quella detta “da posta”: da fonti del Comune di Manfredonia, le reti vengono cioè disposte verticalmente ed a precise distanze tra di esse: la prima linea a distanza non inferiore a 40 metri dalla battigia; la seconda alla stessa distanza dalla prima; la terza a 80 metri dalla seconda; la quarta a 120 metri dalla terza; le successive linee a 150 metri l’una dall’altra fino a 650 metri dalla battigia. Oltre gli 800 metri inizia la zona libera in cui chiunque può pescate con reti da posta disposte in ogni caso a 150 metri l’una dall’altra. Le seppie si impigliano in quelle reti. La raccolta avviene due volte al giorno: al mattino e alla sera. Un’area di mare protetta nella quale per il tempo della durata della “campagna”, dal primo aprile al 5 giugno (spesso 15 giugno), è vietata qualsiasi attività di navigazione e qualsiasi altro tipo di pesca.
Il numero dei natanti per la campagna delle seppie del 2012. Nella campagna delle seppie del 2012 le barche ammesse alla pesca delle seppie sono state 33/34 per Manfredonia e 14 fra Zapponeta e Mattinata.
Il Regolamento della pesca delle seppie avrebbe origini antichissime, addirittura ai tempi della Siponto preromana. Nella marineria peschereccia italiana, la pesca delle seppie nel Golfo di Manfredonia sarebbe l’unica ad avere una normativa così specifica e ferrea. Fra i Regolamenti di riferimento, esemplare è quello del 1812.
“L’arco del golfo che va da Manfredonia a Zapponata era infatti il luogo prescelto da quei molluschi per depositare le uova tra i lentischi che allignavano lungo la battigia degli ampi arenili. Tant’è che si ritiene che il nome di Siponto derivi da seppia. Sono trascorsi oltre un paio di millenni e le seppie ai primi tepori della primavera, intraprendono ancora oggi il viaggio verso i lidi sipontini per compiere il rito del rinnovo della vita. E dopo tanti secoli, è sempre valido e necessario il Regolamento per la gestione dell’attività di cattura delle seppie”, come riportato in una nota del Comune.
Fonte: Statoquotidiano