Sono 150 anni che i resti del Lombardo, la nave utilizzata da Giuseppe Garibaldi per trasportare i Mille da Quarto a Marsala in Sicilia, si trovano sui fondali di San Domino, la più estesa delle isole che formano l’arcipelago delle Tremiti, al largo del Gargano. Finì affondata da una tempesta a poca distanza a nord-ovest dell’isola, a quattro anni dall’impresa di Garibaldi alla testa dei suoi mille prodi (1.089 per l’esattezza) tra cu anche alcuni partiti da Manfredonia. La breve distanza dalla costa e la generosità dei tremitesi, consentì il salvataggio degli uomini a bordo: soldati da sbarcare nel porto di Manfredonia, un gruppo di detenuti destinati al confino di Tremiti e naturalmente l’equipaggio tra cui il comandante della nave Giuseppe Deista. Il naufragio avvenne nella notte tra il 12 e 13 marzo 1864.
Tutti gli sforzi compiuti per recuperare la nave risultarono vani. Le parti ferrose (quelle in legno vennero portate a terra per farne legna da ardere) finirono tra i flutti, adagiati su un fondale di una ventina di metri prospiciente Cala degli inglesi. Lì sono rimasti dimenticati fino al 2005 quando Pietro Faggioli e un gruppo di subacquei della MarlinTremiti una associazione di promozione di attività subacquea non solo come attività sportiva ma anche come opportunità per studiare, per conoscere il mondo mare in tutte le sue sfaccettature, si imbattono nei resti di un battello identificato poi, dopo studi e ricerche storiche, come il Lombardo, la nave di Garibaldi e dei suoi garibaldini.
Una storia, quella del Lombardo ma anche quella degli operatori della Marlin Tremiti, affascinante. L’una e l’altra rievocata e illustrata nel corso di un convegno organizzato dalla stessa Marlin Tremiti e dal Centro cultura del mare di Manfredonia, e tenuto presso l’auditorium dei Celestini.
“Una iniziativa volta a sensibilizzare ma ancor prima a far conoscere – ha spiegato il presidente del Centro cultura del mare Renato Sammarco – parti importanti della storia del nostro mare rimaste relegate nel buio dell’oblio generale e in special modo di chi dovrebbe prestare maggior attenzione e dedizione alla valorizzazione di testimonianze che fanno parte della storia e della cultura di questo mare e dunque di questo popolo”.
Sono circa una ventina i siti archeologici che si trovano nel mare delle Tremiti che raccontano vicende accadute nel corso dei secoli. E che si tratti di veri tesori della memoria collettiva è emerso dall’appassionata e dettagliata relazione svolta dal responsabile del Laboratorio del mare MarlinTremiti, Adelmo Sorci. Come per l’appunto è il ritrovamento dei resti del piroscafo Lombardo. “Un frammento della storia d’Italia che il destino ha regalato alle Isole Tremiti”, ha affermato tracciando un profilo delle attività che il Marlin Tremiti va svolgendo a beneficio di un patrimonio di reperti di grande valore non solo storico. Una vicenda avvincente e coinvolgente resa palpitante dalla serie di immagini computerizzate di un mondo sommerso ma ancora sorprendentemente vivo. Immagini trasposte su pannelli esposti nella sala.
Una storia arricchita e completata dallo storiografo Tommaso Prencipe del Nuovo Centro di documentazione storica di Manfredonia, che ha tracciato un interessante escursus delle gesta dei garibaldini soffermandosi su alcune pagine inedite scritte dai manfredoniani al seguito della spedizione di Garibaldi.
Michele Apollonio
Fonte: ManfredoniaNews.it
2 Responses to “La nave dei garibaldini: tra i Mille anche alcuni manfredoniani”
- Ferruccio Gemmellaro scrive:
1 aprile 2014 alle 17:01
Sì davvero di grande interesse storico e che vede ancora una volta Manfredonia coinvolta dalla storia nazionale.
Più pubblicità e più interessamento degli enti pubblici per più presenze.
Una prova da questo incontro che ci reitera come ormai la cultura sopravvive grazie ai sodalizi spontanei di cittadini e fortunatamente la nostra penisola ne contiene una buona mappa.
- Giuseppe scrive:
1 aprile 2014 alle 11:39
E’ stato un incontro molto interessante e molto affascinante, complimenti a tutti