E’ quello che si è formato sulla scogliera di Siponto – Un’area di circa otto mila metri quadri in via di trasformazione in spiaggia – Una risorsa da tutelare – Un processo naturale che l’assessore Zingariello ha posto sotto il controllo del Politecnico di Bari.
Un prato verde in riva al mare. Anzi sul mare, sulla banquette di fogliame di posidonia frammista a sabbia che le onde del mare hanno depositato sulla battigia. Una superficie di circa otto mila metri quadri incuneata nella rientranza del litorale di Siponto delimitata dalla foce del canale San Lazzaro (pontelungo) e da una scogliera più avanzata in mare. Un incavo formatosi nel tempo per l’erosione della scogliera tant’è che per evitare che il fenomeno proseguisse sono state costruite delle barrire frangiflutti di protezione.
Una situazione non nuova, ma solo più accentuata a causa delle eccezionali mareggiate abbattutesi su quel litorale, ma che ha creato preoccupazioni e fibrillazioni accentuate da discussioni poco centrate essenzialmente a causa della poca e male conoscenza del fenomeno. Un fenomeno del tutto naturale eppertanto moto diffuso su tutti i litorali che si affacciano sul Mediterraneo.
Per studiarlo e dunque per approcciarlo nel modo più corretto, l’assessore all’ambiente Salvatore Zingariello si è rivolto al professor Girolamo Gentile del Politecnico di Bari esperto in erosioni marine (ha tra l’altro curato l’erosione della spiaggia di Mattinata).
I depositi di foglie di posidonia – è la tesi accreditata – non sono da considerare un rifiuto ma una risorsa da valorizzare. Sono ormai numerosi gli studi e le ricerche (tra i più recenti quello comunitario tra Italia e Grecia) sul fenomeno del deposito di foglie di posidonia che non è un’alga bensì una fanerogama marina endemica del Mediterraneo. La specie più diffusa è la Cymodocea nodosa organizzata in radici, rizoma e foglie. Svolge una importante funzione di ossigenazione dell’acqua: le sue praterie rappresentano un riparo e una zona di riproduzione per la fauna marina. Contribuisce inoltre in modo sostanziale alla fissazione dei fondali e alla protezione delle spiagge dall’erosione. Il fogliame, una volta staccatasi dalla pianta, rotolando si impregna di sabbia che deposita sulla battigia. La spiaggia di Siponto è rimasta inalterata, si è anzi accresciuta proprio per questo meccanismo naturale. Va aggiunto che le barrire frangiflutti costruite per preservare una scogliera erosa dal mare, più che favorire la formazione della banquette al loro interno, potrebbero limitare il deposito di posidonia e sabbia sulla spiaggia attigua diminuendone la ricostituzione dell’arenile.
A parte il caso di liberare dalla posidonia (che va recuperata e utilizzata in agricoltura) le spiagge adibite alla balneazione e dunque all’attività turistica, la rimozione della banquette costituitasi naturalmente va valutata tenendo presente tre tipologie di impatto: alterazione della geomorfologia delle spiaggia; alterazione del bilancio sedimentario; impatto sulle praterie di posidonia in seguito alla sottrazione di biomasse e nutrienti.
Per il caso di Siponto l’indirizzo è quello di “non andare contro natura” considerando che le positività sono maggiori delle negatività: la presenza di posidonia è indice di acqua pulita e sana, non ci sono effluvi maleodoranti, si sta creando una nuova vasta spiaggia in una zona ove sabbia non ce n’è. L’assessore Zingariello ha in ogni caso dato mandato al professor Gentile di mettere a punto un piano che da una parte preveda il controllo dello sviluppo della banquette, dall’altro iniziative di intervento in caso di necessità.
Ufficio stampa e comunicazione Comune di Manfredonia