All’indomani del “Cicogna Day”, la LIPU approfitta per rilanciare il suo NO al progetto di mega deposito Energas sul comprensorio di Monte Aquilone (Manfredonia).

Nell’ambito dell’evento è stata divulgata la vita selvatica della Cicogna ma anche l’importanza di tutelare le confinanti aree agropastorali, vitali per la biodiversità.

NO alla distruzione di quest’area, NO al progetto Energas.

Lo dice la Cicogna, lo dice la LIPU, dillo anche Tu”.

E’ l’appello conclusivo a margine di un video diffuso su Youtube (vai al link), relativo alle riprese effettuate per l’occasione a uno storico nido di Cicogne proprio nei pressi del sito di progetto.

Quasi 20 gli ettari interessati, caratterizzati da habitat prioritario a pascolo steppico, ricadenti in SIC, ZPS, IBA, contigui al Parco Nazionale del Gargano e contemplati dall’istituendo Piano Paesistico: 12 grandi serbatoi, parcheggi, edifici, senza contare rete viaria e ferroviaria di servizio, con opere accessorie e 10 km di gasdotto fino al porto di Manfredonia attraverso la spiaggia di Siponto e il mare. E’ la riesumazione di un progetto presentato nel 1999 dalla stessa società, allora Isosar. Si concluse con un parere ambientale negativo e scia di contenziosi, ricorsi al TAR e vertenze tra società, istituzioni e la LIPU.

Oltre ad ospitare la nidificazione e sostenere specie faunistiche di rilievo e in forte diminuzione, come Occhione e Lanario, quest’area rappresenta una attrattiva per gruppi di Cicogne che si alimentano di ortotteri qui abbondanti.

Basta ulteriore e inutile consumo di territorio, a maggior ragione in siti di grande importanza come la ZPS in esame – afferma Enzo Cripezzi della LIPU –La riproposizione di questo vecchio progetto è un brutto segnale dopo la condanna comunitaria sostenuta dalla LIPU proprio per la distruzione delle stesse zone contermini a causa del malgoverno indotto con il Contratto d’Area”.

La società non fa mistero di affidarsi proprio agli esiti della conclusione di questa condanna, evidentemente grazie alle prescrizioni annacquate da Comune e Regione con pseudo “compensazioni” e, come si vede, prive di effetto deterrente.

Con una diversa e più seria conclusione della condanna comunitaria, oggi gli atteggiamenti sarebbero ben diversi. E’ per questo che il caso è stato preventivamente segnalato a quella stessa Commissione Europea che si è fatta ingannare da misure farlocche per la chiusura della vertenza.

Da alcuni mesi la procedura di VIA è in atto presso il Ministero dell’Ambiente e nel gennaio scorso la LIPU ha trasmesso articolate osservazioni nell’ambito della stessa procedura.

Abbiamo controdedotto in ordine alla incoerenza rispetto alle pianificazioni energetiche e alle vocazioni territoriali – continua Cripezzi – oltre che rispetto alle incidenze negative sulla ZPS e sull’area Parco, sul cui confine, strumentalmente individuato a suo tempo (!), insisterebbe questo faraonico bubbone paesaggistico”.

In via preliminare è stata contestata anche l’illegittimità della stessa procedura di Valutazione Ambientale. Infatti emergono inadempienze formali sul rispetto degli obblighi degli avvisi pubblici del procedimento e si registra la indisponibilità dello “studio di incidenza”, una relazione obbligatoria e ineludibile per verificare gli effetti sulla biodiversità e sulla ZPS ma il proponente rimanda semplicemente a un elaborato depositato al 1999.  Anche per quanto riguarda “sicurezza” e “alternative di progetto”, la società si limita a rimandare a quanto proposto 15 anni fa.

La LIPU ha coinvolto il Ministero dell’Ambiente, deputato ad esprimersi sulla VIA, ma anche Ente Parco del Gargano e Regione Puglia per i pareri al procedimento. Anche Comune di Manfredonia e Provincia di Foggia devono formalmente dire la loro. Da questi Enti la LIPU si aspetta una seria assunzione di responsabilità con un diniego al progetto.

Invitiamo Energas a desistere – concludono alla LIPU – e a rivalutare questo territorio che non può essere considerato ancora con le stesse logiche di 15 anni or sono. E’ nell’interesse di tutti. Anche di Energas”.

Fonte: ManfredoniaNews.it

Italia Nostra e la Rete della Resistenza sui Crinali puntano il dito contro l’appoggio incondizionato dato alle fonti rinnovabili dell’associazione verde. Tra liti con i circoli locali, potenziali conflitti di interesse per la partecipazione in società che fanno business, legami con il Pd e il nuovo partito Green Italia

business rinnovabili

“Una potente lobby strettamente legata alle industrie del settore delle fonti rinnovabili. Che ha solidi legami con la politica”. Ecco come Mariarita Signorini, membro della giunta nazionale di Italia Nostra, descrive i vertici di Legambiente. Sotto accusa i legami che negli anni la principale associazione ambientalista italiana ha stretto con il mondo economico. E la spinta senza se e senza ma data allo sviluppo delle energie alternative. Un settore su cui Legambiente stessa fa affari, soprattutto attraverso la società controllata Azzero CO2. E su cui fanno affari alcuni suoi dirigenti nazionali grazie ad alcune srl, come Ambiente Italia. Con il rischio di conflitti di interesse. Da un lato infatti Legambiente ha partecipato attivamente al business delle fonti rinnovabili, dall’altro ha influenzato la normativa nazionale sugli incentivi che hanno contribuito a rincarare le bollette energetiche degli italiani. “I suoi vertici – continua Signorini – sono stati e sono tuttora gli interlocutori privilegiati del ministero dell’Ambiente e del ministero dello Sviluppo economico”. Una posizione assicurata dai legami con il mondo politico, e in particolare con il Pd.

Gli agganci con la politica, dal Pd a Green Italia
Legambiente ha solide radici nel Pd, soprattutto nella corrente degli Ecodem di quell’Ermete Realacci che per quasi vent’anni è stato presidente nazionale della onlus e ancora oggi ne è il presidente onorario. E che alla Camera è presidente della commissione Ambiente. Il rapporto con Realacci passa anche attraverso la sua fondazione Symbola, che tra gli associati ha sia Legambiente che Azzero CO2 e tra i finanziatori ha colossi dell’energia come Eni ed Enel Green Power, il gruppoCir della famiglia De Benedetti e la Novamont, la società guidata dal neo presidente del gestore della rete elettrica Terna Catia Bastioli, che produce quei sacchetti biodegradabili per la cui diffusione tanto hanno fatto le norme sponsorizzate da Legambiente ed Ecodem.

Messe solide radici nel Pd, Legambiente è passata a gettar fronde nella nuova formazione politica Green Italia, alleata alle europee con i Verdi. Molti dei membri della direzione di Green Italia sono infatti dirigenti di Legambiente o hanno incarichi nelle società partecipate da Legambiente. Eccone qualcuno: il vice presidente del Kyoto Club ed ex Pd Francesco Ferrante, l’ex deputato del Pd Roberto della Seta, il presidente di Azzero CO2 Giuseppe Gamba, l’ex esponente di Fli Fabio Granata, il direttore tecnico di Azzero CO2 Annalisa Corrado e Fabio Renzi, che è anche segretario generale di Symbola, giusto per chiudere il cerchio che riconduce a Realacci.

Symbola è poi vicina al Kyoto club, l’organizzazione non profit, fondata tra gli altri da Realacci e presieduta da Catia Bastioli, che fa attività di lobbying a favore delle fonti rinnovabili ed è socia di Legambiente in Azzero CO2. Una delle figure di raccordo è Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto club e membro del comitato scientifico di Symbola. Silvestrini è stato consigliere per le fonti rinnovabili del ministero per lo Sviluppo economico, quando questo era guidato da Pier Luigi Bersani. Membro della presidenza del comitato scientifico di Legambiente fino al 2011, Silvestrini è stato anche presidente del cda di Azzero CO2 ed è proprietario al 26% di Exalto Energy &Innovation, una srl con un giro di affari di 1,1 milioni di euro (bilancio 2012) che come socio al 30% ha Innovatec spa, una società del gruppo Kinexia di Pietro Colucci, attivo nelle energie rinnovabili e quotato alla Borsa di Milano.

Tra le altre cose Exalto ha realizzato impianti fotovoltaici nell’ambito della campagna ‘Eternit Free’ di Legambiente, finalizzata a promuovere la sostituzione di coperture in eternit con celle fotovoltaiche. Ma il legame con l’associazione ambientalista va al di là di una semplice partnership, visto che l’amministratore delegato di Exalto, Mario Gamberale, ricopre il medesimo ruolo in Azzero CO2 ed è anche consigliere nazionale di Legambiente.

Scontri con gli altri ambientalisti. E liti in casa propria
Nel 2010 Exalto è stata tra i promotori insieme ad Azzero CO2 di un progetto per installare un mega impianto fotovoltaico su 26 ettari di terreno a Cutrofiano, in provincia di Lecce. L’iniziativa aveva avuto l’appoggio di Legambiente, ma alla fine non se ne è fatto più nulla per l’opposizione di alcuni comitati ambientalisti locali e di Italia Nostra. Quello di Cutrofiano non è il solo scontro tra Legambiente e altre organizzazioni ambientaliste. Dissidi che a volte si sono consumati all’interno della stessa onlus. Come nel 2008, quando tutti i soci del circolo di Legambiente di Carovigno (Brindisi) si sono dimessi, dopo aver denunciato la trasformazione dell’associazione in “una multiservizi buona per ogni attività” e la mancanza di democrazia interna. Un destino seguito due anni più tardi dal circolo di Milano Ovest, che tra l’altro ha accusato i vertici di non consentire un dibattito interno adeguato su una tematica complessa come quella del fotovoltaico su terreni agricoli. Peggio è andata al circolo di Manciano(Grosseto), che per le sue battaglie contro gli impianti di fotovoltaico industriale in Maremma nel 2011 è stato addirittura espulso dall’associazione verde.

Le fonti rinnovabili, appunto. Legambiente le appoggia senza se e senza ma, anche a danno del paesaggio sostengono altre associazioni e comitati ambientalisti, come la già citata Italia Nostra e la Rete della Resistenza sui Crinali, attiva soprattutto in Toscana ed Emilia Romagna per contrastare lo sviluppo indiscriminato dell’eolico, che si sono battute contro progetti in cui Legambiente ha giocato un doppio ruolo. Come nel caso del consigliere nazionale dell’associazione ambientalista Lorenzo Partesotti, che con la sua Solaris negli anni scorsi si è speso invano per la costruzione di un impianto su monte dei Cucchi, sull’Appennino Bolognese, contando su uno studio di impatto ambientale realizzato niente meno che da Ambiente Italia, società partecipata da alcuni dirigenti di Legambiente. Dinamica analoga in Toscana, dove Cecilia Armellini da un lato era tra i vertici della onlus verde, dall’altro si muoveva a favore della Carpinacciosrl per ottenere l’approvazione di progetti eolici.

“La dirigenza nazionale di Legambiente ha dimostrato uno zelo eccessivo nella condiscendenza verso impianti industriali di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili fino a teorizzare il teorema dell’eolico senza se e senza ma – accusa il coordinatore della Rete della Resistenza sui Crinali Alberto Cuppini -. Tale zelo rischia di portare a potenziali conflitti di interesse”. Signorini di Italia Nostra difende molte sezioni locali dell’associazione ambientalista, che “svolgono azioni positive contro il consumo del territorio. Ma – aggiunge – i vertici fanno parte di una vera e propria lobby legata ai poteri economici e al mondo politico, con potenziali e gravi conflitti di interesse. Per noi invece il paesaggio va tutelato, è la nostra ricchezza. Non può pertanto essere straziato in nome delle energie rinnovabili improduttive”.

Scontri e incomprensioni che non sono destinati a smussarsi. Anzi nelle ultime settimane si stanno riproponendo altrove, come in Liguria, dove tra Vado Ligure e Quiliano (Savona) il progetto per un nuovo impianto eolico è stato presentato da Fera, una società che nel 2009, pur senza che nessuno dei suoi amministratori venisse indagato, è stata definita dal gip di Palermo come “sponsorizzata da Cosa Nostra” nell’ordinanza in cui chiedeva l’arresto di otto persone nell’ambito dell’inchiesta Eolo. Ma non finisce qui: secondo il Secolo XIX, oggi Fera è sotto il monitoraggio dalla Direzione investigativa antimafia per presunti contatti con il latitante Amedeo Matacena, al centro del caso che ha portato agli arresti l’ex ministro Claudio Scajola. Il progetto di Vado Ligure e Quiliano, osteggiato dal Wwf Italia, in aprile ha ricevuto il parere negativo della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici. La reazione di Legambiente? Un duro comunicato che accusa la soprintendenza di farsi portatrice di una “posizione irragionevole” e di “pregiudizi contro l’eolico”.

E ora dal fotovoltaico e dall’eolico, la battaglia rischia di spostarsi sul fronte del solare termodinamico, una tecnologia della quale ilfattoquotidiano.it si è già occupato riguardo a un progetto per costruire su 226 ettari di terreno agricolo a Banzi, in Basilicata, una centrale che riceverebbe in 25 anni 1,2 miliardi di incentivi a fronte di un valore di mercato per l’energia prodotta pari ad appena 280 milioni di euro. Un mese fa l’Associazione intercomunale lucana, attiva contro il progetto di Banzi, ha presentato al governo, insieme ad altre associazioni di rilievo nazionale come Wwf e Italia Nostra, una proposta di modifica delle norme sulle fonti rinnovabili in modo da vietare l’installazione di impianti industriali per la produzione di energia elettrica su aree agricole. E cosa ha fatto invece Legambiente negli stessi giorni? Ha firmato un protocollo di intesa con l’Anest, l’associazione che rappresenta le società che operano nel settore del solare termodinamico. Tra gli obiettivi dichiarati, quello di assicurare alle imprese un sostegno allo sviluppo dei progetti e al dialogo con i cittadini. Ovvero un appoggio alla loro attività di lobbying.

Fonte: il fattoquotidiano.it

La principale organizzazione ambientalista italiana ha quote in alcune società, come Azzero CO2 che investe sulle fonti rinnovabili grazie anche agli incentivi pubblici e ha come clienti alcuni colossi dell’energia. Oltre ai potenziali conflitti di interesse, c’è il rischio di incompatibilità tra affari e settore non profit di utilità sociale. La replica dell’associazione: “Il nostro impegno concreto è utile a indirizzare le scelte industriali e ambientali del Paese”

sostenitori legambiente

Oltre 115mila tra iscritti e sostenitori. Più di 3mila giovani che partecipano ai suoi campi di volontariato. Tante iniziative a difesa di natura e territorio. Ma Legambiente non è solo questo: la più importante e influente organizzazione ambientalista italiana fa anche business. Su che cosa? Su ambiente e fonti rinnovabili, con tanto di potenziali conflitti di interesse. Ma non solo, perché Legambiente è una onlus, un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale. E secondo gli esperti interpellati da ilfattoquotidiano.it, il docente di Diritto commerciale all’Università degli Studi di Milano Ugo Minneci e il consulente su legislazione e fiscalità degli enti non profit Carlo Mazzini, “una onlus non potrebbe detenere partecipazioni in grado di garantirle il controllo di società di capitali, pena la perdita dello status stesso di onlus e delle conseguenti agevolazioni fiscali”. Senza contare che quando non è la stessa Legambiente a fare impresa, ci pensano diversi suoi dirigenti e consiglieri nazionali ad aggiungere al loro ruolo di ambientalisti quello di imprenditori.

Azzerare la CO2? Con la srl è meglio
Per combattere il surriscaldamento globale la soluzione è una: limitare le emissioni di anidride carbonica. Dall’enunciare un sacrosanto principio ambientalista a farci sopra affari il passo è breve. Tanto che il principale braccio operativo di Legambiente si chiama proprio Azzero CO2, una srl con 119mila euro di capitale sociale che offre diversi servizi, dalla consulenza in ambito energetico alla progettazione e realizzazione di impianti che sfruttano fonti rinnovabili. Il business tira, grazie anche a clienti come il colosso Enel, Edison eSorgenia, tutti attivi nel settore energia.

Legambiente possiede direttamente il 36% della società, mentre il 15% è in mano alla fondazione Legambiente Innovazione, che per l’associazione si occupa dei premi alle imprese che sviluppano prodotti innovativi dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Gli altri due soci sono il circolo di Legambiente ‘Festambiente’ (9%) e l’associazione Kyoto Club (40%), anch’essi legati alla onlus ambientalista. I circoli, nello statuto, sono infatti definiti “organi decentrati di Legambiente”. Kyoto club invece è un’organizzazione non profit presieduta dal neo presidente di Terna Catia Bastioli che tra i propri soci ha la stessa Legambiente insieme a molte società che operano nel settore dell’energia e alle industrie dell’eolico che fanno parte dell’Anev (Associazione nazionale energia del vento). Tra i suoi scopi, si legge sul sito, c’è quello di “stimolare proposte e politiche di intervento mirate e incisive nel settore energetico-ambientale”. Fare lobby, insomma, con il supporto di Legambiente, che in Kyoto club può contare sul vice presidente Francesco Ferrante, membro del direttivo dell’organizzazione verde ed ex parlamentare del Pd.

 

Legambiente partecipazioni

Il ruolo di Legambiente nella gestione di Azzero CO2 è evidente: tutti i vertici della società fanno parte anche degli organismi dirigenti della onlus che, va detto, contano più di 400 persone. Il presidente di Azzero CO2 Giuseppe Gamba è un membro della presidenza del comitato scientifico di Legambiente, l’amministratore delegato Mario Gamberale è nel consiglio nazionale, mentre il consigliere della srlSandro Scollato è nel direttivo nazionale e ha sostituito poco più di un mese fa un altro dirigente di Legambiente, Mario Zambrini. E gli altri due consiglieri di amministrazione? Edoardo Zanchini è il vice presidente della onlus, mentre Andrea Poggio ne è il vice direttore generale. Azzero CO2, insomma, è una diretta emanazione di Legambiente.

Niente che l’organizzazione ambientalista abbia mai tenuto nascosto. Anzi ne ha sempre fatto una ragione di vanto, visto che secondo i vertici con il business bisogna sporcarsi le mani per indirizzare le scelte industriali e ambientali del Paese. Il vice presidente Zanchini, che per Legambiente è anche responsabile del settore Energia, spiega infatti: ”Quando qualche anni fa abbiamo creato Azzero CO2, l’idea era quella di promuove il settore dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Se dobbiamo cambiare il mondo una parte di questo sforzo dobbiamo farla anche noi. Ad Azzero CO2 diamo un mandato preciso, di fare campagne che altrimenti non farebbe nessun altro, come quella per la sostituzione di coperture di amianto con il fotovoltaico. Il nostro obiettivo è fare gli interessi del Paese andando nella direzione delle rinnovabili, non far guadagnare Azzero CO2″.

Ma c’è un rischio. Se da un lato si partecipa alla definizione delle leggi come maggiore associazione ambientalista italiana e dall’altro lato si fa impresa, per esempio grazie agli incentivi alle fonti rinnovabili, si cade nel più classico dei conflitti di interesse. E si finisce per essere accusati da altre associazioni ambientaliste, come Italia Nostra, di essere “una potente lobby con solidi legami con il mondo economico e con il mondo politico”. Del resto Legambiente ha radici ben piantate nel Pd, soprattutto negli Ecodem del suo presidente onorario Ermete Realacci, e fronde che crescono veloci nella nuova formazione Green Italia. Mentre diverse industrie, alcune del settore energia, sono state spesso generose a garantire alla onlussponsorizzazioni e partnership.

Dirigenti della onlus in prima linea
Se non è Legambiente a fare affari attraverso Azzero CO2, a farli, o almeno a provarci, sono diversi suoi dirigenti attraverso altre società. Come nel caso del consigliere nazionale dell’associazione ambientalista Lorenzo Partesotti, che con la sua Solaris negli anni scorsi si è speso invano per la costruzione di un impianto eolico su monte dei Cucchi, sull’Appennino Bolognese. Chi realizzò lo studio di impatto ambientale favorevole al progetto, in quel caso? Ambiente italia, una srl che fino a poco più di un mese fa era socia di Azzero CO2, prima di essere sostituita dal circolo di Grosseto Festambiente. Ambiente Italia è una srl fondata tra gli altri da Realacci, che ha partecipato anche alla nascita del Kyoto club. Realacci a un certo punto ne è uscito, ma tra i proprietari di Ambiente Italia ci sono ancora ben cinque membri del vertice nazionale di Legambiente: Giulio Conte, Duccio Bianchi, Marina Alberti, Maria Berrini e ancora una volta Mario Zambrini, che oltre a essere socio è anche amministratore unico della società. E che cosa fa Ambiente Italia? Oltre a studi di impatto ambientale per la costruzione di impianti eolici per clienti come Agsm e Sorgenia, offre servizi di consulenza al gruppo Salini costruzioni e al colosso del cemento Colacem.

Ambiente Italia soci

Zanchini in tutto ciò non vede alcun problema: “Siamo felici che ci sia contaminazione nel gruppo dirigente di Legambiente – spiega -. Ci sono persone che magari non la pensano come noi, lontane da noi, ma che sono interessate ai nostri temi e ai nostri obiettivi. Così facciamo in modo che facciano parte del gruppo dirigente. Noi cerchiamo di spingere in certe direzioni di cambiamento e quindi coinvolgiamo esplicitamente anche gli imprenditori”.

Ma così quelli che dovrebbero essere i soggetti controllati dagli ambientalisti finiscono per essere i clienti dei vertici della principale associazione ambientalista o, attraverso Azzero CO2, dell’associazione stessa. E gli affari vanno pure bene. Azzero CO2 nel 2013 ha realizzato ricavi per 4,6 milioni di euro e un utile di 34mila euro, limitando le conseguenze della crisi e del taglio degli incentivi sui 6,4 milioni di ricavi e i 136mila euro di utili registrati nel 2012. Ambiente Italia ha incassato nel 2012 2,1 milioni, con un utile di 129mila euro.

Un sistema di società che fa business sull’ambiente
Le ramificazioni che partono da Legambiente vanno oltre Azzero CO2. Che infatti possiede al 100% la società di servizi editoriali Qualenergia e quattro srl (Eternet Free 1, Eternet Free 2, Eternet Free 7, Eternet Free Azzero CO2) che fanno affari installando impianti fotovoltaici sui tetti, un business che gode degli incentivi pubblici e che è stato spinto anche dalla campagna di Legambiente ‘Eternet Free’, finalizzata a promuovere la sostituzione di coperture in eternit con celle fotovoltaiche. Eternit Free Azzero CO2, per esempio, nel 2012 ha realizzato impianti per un valore complessivo di quasi 600mila euro, come indicato in bilancio. Azzero CO2 possiede inoltre il 10% in Esco Lazio srl, una società con interessi nel biogas e nel fotovoltaico con ricavi che nel 2012 sono stati di 1,2 milioni di euro e con quote in altre quattro società che operano nel settore energia.

Una piccola holding, questo è anche Legambiente. Che è pure socia al 10% di Menowatt GE srl, una società che si occupa di tecnologie per l’illuminazione pubblica e per motori efficienti e che fino alla fine del 2013 era posseduta al 70% da Sorgenia, la società del gruppo Cir della famiglia De Benedetti che partecipa all’azionariato della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure, finita al centro di un’inchiesta della procura di Savona con ipotesi di reato che vanno dal disastro ambientale all’omicidio colposo. E che dovrebbe pertanto essere un nemico giurato degli ambientalisti, piuttosto che un alleato. “Abbiamo fatto dure battaglie contro le centrali a carbone di gruppi come Sorgenia o Enel – ribatte Zanchini -. Quando però queste società fanno interventi di efficienza energetica e di rinnovabili non abbiamo problemi a collaborare con loro e fare accordi che vanno nella direzione verso cui spingiamo”. Nessun imbarazzo, dunque, in Legambiente. Del resto Sorgenia ha sempre garantito alla onluslaute sponsorizzazioni e tuttora ha in pegno il 14% delle azioni di Menowatt GE.

Ma i business di Legambiente non finiscono qui. La onlus possiede anche il 50% diVivilitalia, una società che si occupa di turismo sostenibile, mentre il suo circolo Festambiente ha in portafoglio anche il 40% di Solaria, un’altra srl attiva nel settore delle rinnovabili. E’ stata invece chiusa Car Sharing Italia, una srl per il noleggio di vetture ecologiche messa in liquidazione dopo la perdita da 206mila euro registrata nel 2009. Da non dimenticare poi l’Editoriale la Nuova Ecologia, la società cooperativa promossa da Legambiente per pubblicare la rivista dell’associazione.

Una onlus che fa impresa? Per gli esperti è vietato
Favorire le leggi sugli incentivi alle fonti rinnovabili e poi sfruttare tali incentivi per fare affari? Di certo c’è un problema di opportunità e di potenziali conflitti di interesse. Ma non è tutto. Perché Legambiente è una organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Può una onlus fare impresa attraverso altre società, come Azzero CO2? No, secondo gli esperti contattati da ilfattoquotidiano.it. Carlo Mazzini, consulente sulla legislazione e sulla fiscalità degli enti non profit e curatore del sito Quinonprofit, spiega: “Attraverso alcune circolari l’Agenzia delle entrate ha stabilito in passato che una onlus non può avere partecipazioni tali da poter gestire, dirigere e indicare gli amministratori di una società, a meno che tale società non sia un’impresa sociale che non distribuisce gli utili”. Una regola che è in conflitto con la situazione di Legambiente e Azzero CO2, il cui statuto addirittura dà diritto ai soci “che siano associazioni ambientaliste riconosciute” di ricevere una percentuale maggiorata degli utili.

“La ratio delle indicazioni dell’Agenzia delle entrate – continua Mazzini – è che una onlus possa investire in società di capitali solo con finalità di risparmio, ma senza avere partecipazioni di controllo. In modo da evitare che si possa fare impresa con soldi che provengono da donazioni, e quindi da una fiscalità agevolata”. Analoga l’opinione di Ugo Minneci, docente di Diritto commerciale all’Università degli Studi di Milano: “La onlus non si può trasformare in una sorta di capogruppo di società di capitali, altrimenti finisce per tradire la sua vocazione. E rischia di perdere lo stato di onlus e le conseguenti agevolazioni fiscali”.

Argomentazioni a cui Zanchini replica così: “La partecipazione è divisa tra diversi soggetti e noi non esprimiamo il controllo di Azzero CO2, perché il controllo lo fa il management”. Ma se il management fa parte del vertice di Legambiente? “L’accusa mi fa ridere – risponde il vice presidente della onlus -. Mario Gamberale (amministratore delegato di Azzero CO2, ndr) è un cittadino che decide di dare una mano a un’associazione ambientalista e fa parte del suo consiglio direttivo, come alcune centinaia di persone. Il management non dipende da noi. Come Legambiente esprimiamo solo gli indirizzi di Azzero CO2 per quanto riguarda le scelte sulle campagne e sulle iniziative che ci interessano. E controlliamo che non vengano fatte cose che vanno contro le nostre idee. Per esempio abbiamo posto il veto sulla realizzazione di impianti fotovoltaici a terra”. Parole che di certo non negano la partecipazione di Legambiente alla gestione della società.

Fonte: il fattoquotidiano.it

Festa della Marina Militare7È stata celebrata a Manfredonia sul Piazzale “Marinai d’Italia” la Festa della Marina. La manifestazione è organizzata dalla locale Associazione Marinai d’Italia. Alla presenza del Comandante della Capitaneria di Porto di Manfredonia Capitano di Fregata (CP) Marcello Luigi Notaro, del vicesindaco Matteo Palumbo, del Presidente dell’Associazione Marinai d’Italia Antonio Pesante, del Commissario aggiunto dell’Autorità Portuale Guido Capurso, del Tenente dei Vigili Urbani Antonio Pizzigallo e del picchetto d’onore dei soci dell’Associazione Marinai d’Italia, la manifestazione ha avuto inizio con l’alza bandiera seguito da una breve
e suggestiva cerimonia.
Il socio-consigliere ANMI, Francesco Paolo Fortunato, ha letto la motivazione della ricorrenza: “L’impresa militare del Comandante Luigi Rizzo che con l’azione di Premuda (isola croata) la notte del 10 giugno 1918 riuscì a colpire e affondare la corazzata Santo Stefano. Un’azione avvenuta mentre si dirigeva con la flotta austriaca verso lo stretto di Otranto (partì da Trieste) per forzarne il blocco degli alleati”.
La perdita della corazzata “Santo Stefano” rappresentò un colpo durissimo per la Marina Austro-Ungarica, che da quel momento sospese ogni azione sul mare. Un fatto che cambiò le sorti della Prima Guerra Mondiale.
Ogni anno, in onore di questo atto eroico, la Marina Militare celebra la sua festa proprio il 10 giugno. Il Capitano di Corvetta Luigi Rizzo, insignito di due medaglie d’oro al Valor Militare, è l’Ufficiale che meglio di tutti ha rappresentato lo spirito ardimentoso della Marina Militare nella Prima Guerra Mondiale dimostrando doti di coraggio, forza spirituale e coerenza morale davvero uniche.
“Per noi – afferma il Presidente del Gruppo ANMI di Manfredonia, Antonio Pesante – è motivo di grande orgoglio anche perché a quell’azione partecipò un nostro concittadino Leonardo Antonio Salvemini – Capo Nocchiero 3° Classe al quale recentemente è stata intitolata una strada della città, in occasione della cerimonia per il 25ennale del nostro gruppo”.
Matteo D’Errico, socio-consigliere dell’Associazione Marinai d’Italia, ha ricordato i caduti del mare con la “Preghiera del Marinaio”. La cerimonia si è conclusa con la deposizione della corona di alloro.

Centro Cultura del Mare A.P.S

Giovanni  Simone

Museo del mare o Casa del mare?

Pubblicato il: 08 giu 2014 - Da Webmaster

(Settembre 2012; firma atto costitutivo Museo del Mare; dopo 2 anni attesa per conclusione lavori - Image: Comune di Manfredonia) Foggia/Manfredonia – “ENTRO fine aprile la partenza dei lavori; probabilmente prima dell’estate la conclusione”. Così l’architetto della Provincia di Foggia Emanuele Bux, relativamente ai prossimi lavori per l’apertura del Museo del Mare a Manfredonia. Il tutto ad un anno (12 aprile 2013-12 aprile 2014) dalla sottoscrizione del Protocollo d’intesa regolante i rapporti tra l’Associazione Centro Cultura del Mare di Manfredonia, ed il Comune sipontino, proteso a “sviluppare, potenziare e valorizzazione il patrimonio di beni (attrezzi, utensili, conchiglie, libri, fotografie, ecc.) proprio del Centro Cultura del Mare (C.C.M.), con

Il Centro cultura del mare contesta la decisione dell’amministrazione comunale di creare una “sua” Casa del mare

Museo del mare contro Casa del mare. A quanto pare si profila se non proprio una guerra, almeno un conflitto di competenze, tra quella che è ormai una istituzione cittadina e un organismo appena costituito. Ed è stata proprio la neo-costituzione della Casa del mare ad iniziativa dell’amministrazione comunale, ad innescare la contestazione da parte dei sostenitori e responsabili del Museo del mare emanazione del Centro di cultura del mare presieduto da Renato Sammarco.

“Ancora una volta dobbiamo constatare – rileva Sammarco – una certa incongruità, quanto meno, nelle scelte e nelle decisioni adottate dalla civica amministrazione: non si spiega diversamente l’iniziativa di istituire una non meglio definita Casa del mare <per favorire l’implementazione di strategie finalizzate alla realizzazione di un sistema di sviluppo in loco, basato sulle risorse locali ed in grado di valorizzare le potenzialità produttive, la tipicità e le risorse> nonché <deputata ad ospitare il Centro di recupero delle tartarughe del mare>. Tutte belle parole fini a sé stesse e dunque prive di contenuti operativi, devo dedurre, se pari pari sono state sottoscritte dalla stessa amministrazione comunale nel protocollo istitutivo del Museo del mare che a quanto pare viene snobbato. <Contribuirà a promuovere e valorizzare le origini storiche, le tradizioni e l’economia proprie di questo territorio>, si scriveva tra l’altro nella delibera 354, del 8.9.2010 istitutiva del Museo del mare. Intendimenti e impegni fittizi? Assunti tanto, per che cosa, a questo punto, non è dato sapere. Così come – rileva il presidente del Centro di cultura del mare – non si spiega alla, luce del buon senso che dovrebbe avere una amministrazione pubblica, come mai, con tutti questi requisiti e questi propositi, il Museo del mare sia stato escluso <dalle parti interessate a vario titolo nel progetto del Comune di Manfredonia, vale a dire Centro velico Gargano, Legambiente, Autorità portuale> non senza evidenziare <l’apprezzabile dimostrazione di come si possa collaborare proficuamente per la città ed ognuno da par suo>. Che vuol dire – si chiede Sammarco – che il Museo del mare non fa parte delle realtà della città in grado di dare sostanziali apporti collaborativi? O è da intendere che il Museo del mare per il quale si sono spesi gli stessi sindaco Riccardi e assessore Angelillis, non ha più ragione di esistere? Se così è, è tempo di parlare chiaro e circostanziato e di assumersi le dovute responsabilità. Si dica chiaro e tondo alle migliaia di firmatari delle petizioni, alle tante adesioni da fuori Manfredonia, alla città che lo attende da anni, che il Museo del mare a questa amministrazione non interessa”.

Punto cruciale dell’operazione Casa del mare, evidenzia Sammarco, è l’immobile demaniale in concessione al Centro velico Gargano che dovrebbe accogliere il Centro di recupero delle tartarughe di mare da diversi anni ubicato presso l’Oasi Lago Salso, gestito da Legambiente.

“Un grave errore logistico, sanitario e turistico”, afferma il presidente Sammarco. “Logistico perché il Centro presso l’Oasi è ben strutturato e costato alla Comunità europea circa duecento mila euro mentre dal 2001 data di funzionamento, sono stati spesi circa 400mila euro ed ha ospitato, tra il 2007 a tutto il 2013, settecentocinquanta esemplari di tartarughe marine. Quel Centro è una delle attrattive dell’Oasi, notoriamente un’oasi appunto naturalistica che ospita un ricco campionario di avifauna. Perché distruggere un presidio efficiente insediato in un contesto ambientale di grande valenza naturalistica? Trasferirlo sul porto, in un ambiente precario completamente estraneo, attrezzato per cucinare, procurerà tutta una serie di problemi sanitari connessi con la presenza delle tartarughe. Anche dal punto di vista turistico si disperde un polo che ha una sua valenza nell’Oasi, laddove è stato non a caso ubicato. Insomma invece di potenziare e valorizzare le risorse esistenti, pare si faccia di tutto per svalutarle e disperderle per motivazioni che a questo punto appaiono oscure e tendenziose”.

Non meno caustiche e realistiche le osservazioni del Centro cultura del mare sulle procedure adottate dall’amministrazione comunale per sostenere il progetto Casa del mare. A cominciare dalla partecipazione al bando del GAC per i finanziamenti (oltre 140 mila euro). Il progetto è stato presentato dall’assessore Agelillis, vice presidente del Gac e da qualche giorno passato alla presidenza. Pare di capire che nella stessa persona pubblica si assommano diverse funzioni tra cui quelle di controllato e controllore. O no? In definitiva – evidenzia il presidente Sammarco – ci troviamo di fronte a comportamenti e decisioni che lasciano quanto meno perplessi e disorientati. E poi si chiede la collaborazione e la partecipazione dei cittadini…”

Michele Apollonio

Fonte: ManfredoniaNews.it

no-triv-manfredonia-centro-cultura-del-mare-680x365

Manfredonia – “CI duole, che la nostra Associazione che si avvale di esperti del settore, che ha dato prova da circa 7 anni di svolgere una benemerita attività di promozione della cultura del mare, non sia stata presa in alcuna considerazione, pur avendo tutte le credenziali, nella redazione della proposta progettuale presentata dal Comune di Manfredonia e anzi si preferisce il Centro di Recupero Tartarughe Marine di Legambiente, a fungere da attrattore turistico e promotore di cultura”. Proteste del Centro Cultura del Mare A.P.S di Manfredonia, attraverso una lettera inviata lo scorso 30 maggio 2014 al sindaco Angelo Riccardi, con richiesta di inclusione nel Progetto Casa del Mare.

LA LETTERA. “L’Associazione Centro Cultura del Mare di Manfredonia, iscritta nel Registro Regionale delle Associazioni di Promozione Sociale al n°165, in data 28 maggio 2014, ha preso visione all’Albo Pretorio e tramite mezzi di comunicazione la delibera della Giunta Comunale di Manfredonia n°109 del 27.05.2014 contenente l’approvazione del protocollo d’intesa tra il Comune di Manfredonia, l’Autorità Portuale, la Legambiente ed il Centro Velico Gargano, per la realizzazione della ‘Casa del Mare”. “Il Gruppo Azione Costiera (GAC) ‘Gargano Mare scarl’, del quale fa parte il Comune di Manfredonia, ha pubblicato e presentato il bando pubblico, per ‘Sostenere le infrastrutture e i servizi per la piccola pesca e il turismo a favore delle piccole comunità che vivono di pesca’, attraverso l’attuazione del Piano di Sviluppo Costiero, finanziato a valere sull’ Asse IV- Misura A del P.O. F.E.P. 2007 – 2013. “Il Comune di Manfredonia, soggetto titolato alla richiesta dei benefici di cui al bando in questione ha già inoltrato il progetto ‘Casa del Mare’ per usufruire del finanziamento previsto dall’Asse IV Misura A, Azione 4.a.1”.

“Il Centro Cultura del Mare, opera sul territorio di Capitanata dal 2007 e il suo Statuto contempla obiettivi e finalità richieste dal Bando. Non per ultimo nel protocollo d’intesa sottoscritto il 12 aprile 2013 dal Comune di Manfredonia, rappresentato dal Sindaco Angelo Riccardi e dal Centro Cultura del Mare A.P.S., rappresentato dal presidente Renato Sammarco, avente per oggetto l’Istituzione del Museo del Mare a Manfredonia, vengono ancora una volta ribadite le sopraelencate finalità, che si allineano con quelle previste dal Bando del GAC ‘Gargano Mare scarl’.

“Inoltre è proprio il Comune di Manfredonia, soggetto titolato alla richiesta dei benefici di cui al bando in questione, che sottolinea, alla firma del protocollo, riguardante il progetto ‘Casa del Mare”, con la seguente dicitura: … ‘con l’intervento delle parti innanzi costituite intende progettare e attivare il pesca-turismo e trasformarlo in un’attività ‘stabile’, in grado di promuovere occasioni di sviluppo turistico, economico e sociale nel proprio territorio’”.

PROTESTE ANCHE PER RITARDI PER REALIZZAZIONE MUSEO DEL MARE. “La realizzazione del Museo del Mare per la città di Manfredonia attraverso l’azione e la disponibilità offerta gratuitamente dai soci del Centro Cultura del Mare, è sicuramente un’opportunità irripetibile per lo sviluppo turistico-economico per il nostro Territorio. Pertanto sarebbe stato un atto dovuto da parte del Comune inserirci nel citato progetto. In virtù di quanto esposto e dall’esperienza acquisita in questi anni nell’organizzare numerosi eventi culturali, convegni e attività didattiche con alunni della Scuola Primaria e Secondaria, siamo a proporle la nostra piena disponibilità a collaborare in questo progetto, in modo tale da consentire al Comune di Manfredonia, attraverso l’ampliamento delle partnership di poter avere maggiore possibilità di successo”.

Le chiediamo di fare un protocollo aggiuntivo, onde consentire al Centro Cultura del Mare A.P.S., un approvvigionamento di maggiori risorse ed una meritata opportunità di decollo del tanto sospirato e agognato Museo del Mare, che attende dal 16 dicembre 2003, prot. 43060 (Comune di Manfredonia – petizione sottoscritta da circa tremila persone e successivamente da altre migliaia di persone), forse in fase di ultimazione”. “A tutt’oggi, non ci è dato ancora conoscere la data di apertura del Museo del Mare e quando potrà essere fruibile e fungere così da ‘attrattore turistico – culturale’. Ci auguriamo che Lei sappia reperire le necessarie risorse finanziarie, da includere prossimamente nel Bilancio di Previsione, finalizzate all’allestimento dell’Istituendo Museo del Mare. Siamo a completa disposizione per sottoscrivere il protocollo aggiuntivo che preveda il nostro coinvolgimento nel progetto per poter continuare a contribuire nella promozione della cultura marinara e con ’Istituzione del Museo del Mare, incrementare l’offerta turistica, economica e sociale. Le chiediamo, gentilmente, di fissare quanto prima un incontro con una nostra delegazione per definire e chiarire meglio la vicenda esposta”, conclude nella lettera il Presidente del Centro Cultura del Mare dr. Renato Sammarco.

FOCUS PROGETTO ‘CASA DEL MARE’

n109 del 27052014

n115 del 29052014 – APPROVAZIONE PROGETTO PRELIMINARE

Fonte: Statoquotidiano.it

sit-in-informativo-eolico-offshoreManfredonia – IL “Coordinamento delle associazioni e dei cittadini di Capitanata per la Tutela del Mare del Golfo di Manfredonia e del Gargano” (Comitato Esecutivo: Ercole Guerra – Andrea Pacilli – Valentino Piccolo – Giuseppe Quitadamo – Renato Sammarco – Antonella Umbriano – pagina facebook: http://www.facebook.com/NoEolicoNelMareDelGargano) organizzano per il prossimo 7 giugno 2014 in Piazza del Popolo a Manfredonia, dalle 19 alle 21, un sit-in informativo in cui verrà distribuito anche il volantino con una breve cronistoria delle iniziative, delle attività e delle azioni intraprese dal coordinamento negli ultimi mesi. Nel corso del sit-in sarà dato l’annuncio della conferenza stampa che si terrà Sabato 14 giugno 2014.

Leggi la Cronostoria

Fonte: Statoquotidiano.it

Logo no eolico offshore

Incomincia alla fine di settembre 2013 la mobilitazione delle associazioni e dei cittadini di Manfredonia e del Gargano contro la realizzazione dei parchi eolici off-shore nel mare del Golfo di Manfredonia e del Gargano nord. Assente un piano energetico nazionale e con la Puglia che produce più energia del suo fabbisogno, la speculazione dei presunti imprenditori delle fonti rinnovabili non ha limiti. Il golfo di Manfredonia e il mare che va dal Gargano fino a Margherita di Savoia è fatto oggetto di progetti devastanti che prevedono parchi eolici sterminati. E’ indispensabile, invece, salvaguardare il patrimonio naturale di valenza internazionale e l’ambiente del nostro territorio, non solo come valore in sé ma anche come potenzialità per lo sviluppo delle vocazioni turistiche, agroalimentari e territoriali.
Di fronte all’aggressione dell’eolico offshore, tutte le associazioni e i cittadini del comprensorio che va dal Gargano nord fino a Margherita di Savoia si mobilitano, e il 19 ottobre 2013 si incontrano a Manfredonia in una prima iniziativa pubblica di informazione, confronto e mobilitazione.
Seguiranno, nei mesi, appuntamenti in piazza e sit-in nelle principali città interessate dall’aggressione, il “Coordinamento delle Associazioni Provinciali per la tutela del mare del Golfo e del Gargano” è ormai una realtà autonoma e funzionante. Si indice una petizione popolare che raccoglie migliaia di sottoscrizioni, per respingere questo insensato attacco. Anche le associazioni dei pescatori esprimono il loro NO fermo allo scempio, così come gli imprenditori balneari della costa di Margherita di Savoia.
Il largo consenso all’azione intrapresa dalle Associazioni indica dunque la necessità di investire in modo più diretto tutti gli organi ministeriali e le Istituzioni del territorio. L’aggressione pare infatti concertata: la Società Energas (ex Isosar) chiede l’autorizzazione per un deposito costiero di GPL a pochi metri dalla costa di Siponto, l’inceneritore di Marcegaglia in località Borgo Tressanti è già in funzione mentre la bonifica dell’ex Enichem langue. Ma la goccia scava la pietra, e gradualmente anche le istituzioni incominciano a muoversi e a prendere posizione: il Parco Nazionale del Gargano, il Comune di Manfredonia, e poi tutti gli altri comuni del comprensorio, prendono coscienza della situazione e si schierano dalla parte del territorio.
Anche l’arcivescovo della diocesi Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo con una lettera si dice contro l’aggressione dell’eolico. Vengono dunque interessati i ministeri di competenza e il Governo: è orami chiaro a tutti che il territorio rifiuta queste speculazioni e questi ricatti occupazionali che non portano a niente.
Intanto la mobilitazione continua su tutto il territorio provinciale, e per tutto il 2014 si susseguono incontri ed azioni per fermare lo scempio. Anche istituzionalmente viene firmato un atto di intesa per vietare la realizzazione dei parchi eolici offshore al quale, capofila il Parco del Gargano, aderiscono i sindaci di tutti i comuni garganici e costieri aggrediti. E’ un atto di maturità. Il sindaco di Manfredonia si fa capofila, inoltre, di un documento dei sindaci dei comuni interessati fino a Barletta che, rivolto al presidente del consiglio dei ministri, rifiuta la speculazione offshore senza mezzi termini.
Dunque, l’iniziativa costante e determinata delle Associazioni riunite in coordinamento ha prodotto un effetto domino che ha coinvolto, nel suo moto crescente, un sempre maggiore numero di attori del territorio, alcuni dei quali, spinti, coinvolti e influenzati, hanno fatto fronte comune per salvaguardare il nostro mare dall’aggressione dell’eolico offshore.
Il 14 febbraio 2014, il governo Letta, nel suo ultimo Consiglio dei ministri, conclude che “in considerazione del significativo impatto paesaggistico che imporrebbero alla bellezza delle coste”, i progettati impianti dell’eolico offshore nel mare garganico e di Manfredonia non verranno realizzati. La soddisfazione di tutte le oltre 60 Associazioni culturali, ambientaliste e di categoria, del comune di Manfredonia con i 18 Sindaci, del Parco Nazionale del Gargano, dei consiglieri e dei parlamentari che si sono adoperati contro l’eolico offshore nel mare del Golfo di Manfredonia e del Gargano, ma soprattutto dei cittadini tutti, è evidente.
CIÒ NON SIGNIFICA CHE BISOGNA ABBASSARE LA GUARDIA. La società civile e l’associazionismo, grazie all’azione del Coordinamento, sulla mobilitazione per dire “NO” all’eolico nel nostro mare, hanno dato prova del valore centrale e strategico che oggi riveste il tessuto sociale e la partecipazione dal basso nelle dinamiche che riguardano il futuro delle comunità locali.
DOBBIAMO PERÒ CONTINUARE A VIGILARE, FINO A QUANDO L’INTERA PARTITA NON SARÀ CONCLUSA IN MANIERA DEFINITIVA, E FARE IN MODO CHE LA POLITICA NON SI DIMENTICHI DELLE RAGIONI DI QUESTA SACROSANTA BATTAGLIA. È QUELLO CHE IL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CONTRO L’EOLICO OFFSHORE STA CONTINUANDO A FARE, ED È QUELLO CHE SI CHIEDE ANCORA DI FARE A TUTTI I CITTADINI. L’APPUNTAMENTO È PER IL 14 GIUGNO 2014 A MANFREDONIA NELLA SEDE DELLA LEGA NAVALE IN V.LE MIRAMARE N°6 ALLE 18.30, PER FAR IL PUNTO DELLA SITUAZIONE.

 

COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI E DEI CITTADINI DI CAPITANATA PER LA TUTELA DEL MARE DEL GOLFO DI MANFREDONIA E DEL GARGANO

angelillisAntonio Angelilli sè il nuovo presidente del GAC Gargano Mare, il gruppo di azione costiera nato nell’agosto 2011 con il sostegno dei comuni di Vieste, Mattinata, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Zapponeta e Margherita. “L’area del GAC per le sue problematiche di natura eco-ambientali e per quelle legate al mondo produttivo della pesca e del sistema turistico,  – ha dichiarato  il neo presidente Antonio Angelillis attuale assessore alle Attività produttive del Comune di Manfredonia, attende una particolare attenzione da parte delle istituzioni, dei Comuni, della Provincia, della Regione, dell’Ente Parco, ma anche del GAC Gargano Mare che in tal senso non farà mancare la sua presenza e il suo continuo impegno. Il mio impegno, ha aggiunto Angelillis, unitamente a tutti i consiglieri del GAC Gargano Mare, sarà costante per continuare sulla strada intrapresa dal mio predecessore Nunzio Stoppiello al quale va il ringraziamento di tutti i componenti della società per il suo profuso impegno a favore del GAC e delle sue politiche strategiche ma anche per la sua disponibilità alla rotazione della rappresentanza finalizzata ad un maggiore coinvolgimento dei soci del partenariato”.

Gli altri eletti del rinnovato Consiglio di Amministrazione del GAC sono Pasquale Guerra (vice presidente, in rappresentanza delle Associazioni di categoria della pesca) e i consiglieri Ersilia Nobile, Michele Damato, Raffaele D’Apolito, Domenico Ciuffreda, Matteo De Feo, Matteo Prencipe, Gaetano Di Nuovo, Francesco Santamaria, Ciro Gatta, Matteo Ciuffreda, Giuseppe Palladino, Maria Stefania Bozzini e  Donato Fanizza in rappresentanza di tutti i soci del partenariato. Direttore è stato confermato Giovanni Schiavone.

 

Fonte: ManfredoniaNews.it

Save the sea kill the oilRoma – In merito alle ultime dichiarazioni da parte dell’ex Presidente della Comunità Europea Romano Prodi e del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, il Presidente della FederPetroli Italia, Michele Marsiglia , entra nel vivo della discussione sulla ricerca e sfruttamento di idrocarburi in Italia.

“E’ da anni che continuiamo ad informare la politica, che viviamo su un mare di petrolio e gas e, solo ora, assistiamo al pronunciamento favorevole all’estrazione di idrocarburi di alcuni esponenti politici. Mi rallegra che Romano Prodi attraverso il quotidiano Il Messaggero suggerisca una cura all’Italia e che si unisca a quello che ripetiamo da anni. Spero non sia solo uno slogan elettorale. Comunque, ben felici di reclutarlo nella squadra”.

Continua Marsiglia “abbiamo dichiarato di sfruttare i nostri giacimenti petroliferi, le nostre risorse ed aprire i rubinetti (giacimenti e pozzi giù ultimati). Occasioni sono state la crisi libica e l’incognita Russia, che hanno costretto l’Italia a ridimensionare l’approvvigionamento interno di idrocarburi. Il Governo ci dia risposte chiare e concrete. Le campagne elettorali finiscono, ma le nostre aziende devono andare avanti. Se il Ministro Guidi vuole entrare nel merito, non solo quando la Croazia prende decisioni, bisogna che istituisca un Tavolo tecnico costante e di aggiornamento sulla questione, non una tantum. Abbiamo bisogno che la politica ed il Governo diano un supporto costante all’industria petrolifera, un supporto generale che valuti tutte le problematiche della filiera energetica.”

“E’ da anni che FederPetroli Italia con la nascita dell’iniziativa ‘Operazione Trasparenza’ mantiene informate le forze politiche dell’importante potenziale di idrocarburi sia a terra che in mare – continua Marsiglia – Attendiamo prima di tutto una pronuncia della Commissione Ambiente del Senato che ha portato in Aula lo scorso mese di Aprile una netta mozione di FERMO all’industria petrolifera ed in particolare delle trivellazioni a terra ed in mare. Troviamo un netto controsenso con le dichiarazioni del Ministro Guidi”, conclude il Presidente Marsiglia.

Fonte: Statoquotidiano