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La storia del piroscafo “Il Lombardo” e di alcuni Garibaldini della Capitanata sono stati gli argomenti di un entusiasmante weekend organizzato dal Centro Cultura del Mare A.P.S di Manfredonia,il 27,28,29 marzo scorso.

 

Il Mare del Gargano: Storia, navi, uomini e miti in una mostra”.

 

E così l’impegno del Dr. Renato Sammarco e di Giovanni Simone, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Associazione,è stato premiato con una grande affluenza di pubblico e scolaresche che hanno visitato la mostra fotografica e poi partecipato al convegno organizzato al Palazzo dei Celestini.

 

Tanto interesse che ha confermato quanto sia sentito il desiderio di conoscere e poi, con stupore, scoprire la grande ricchezza di storia, di uomini del Gargano, di Manfredonia e di Capitanata che, con il loro impegno e sacrificio, hanno contribuito a quelle fasi storiche che nel 1861 sono culminate con l’Unità d’Italia.

 

Il contributo dato da Manfredonia nel processo dell’Unificazione è testimoniato dalla presenza, nell’esercito meridionale di Garibaldi, di ben 4 garibaldini che hanno combattuto valorosamente tanto da ottenere riconoscimenti militari con medaglie ed attestati di merito.

Nella battaglia di Lissa è morto il 20 luglio del 1866, Raffaele D’Alessandro, marinaio di Manfredonia, e in quella di Custoza altri 3 volontari.Nel 1870 un altro valoroso  di Manfredonia, il bersagliere Raffaele Fatone, ha combattuto alla “Breccia di Porta Pia” entrando tra i primi nella città eterna.

Tra i tanti Garibaldini di Capitanata è stato menzionato Leonardo Albanese, giovane volontario garibaldino, che partecipò alla battaglia sul Volturno in qualità di caporale trombettiere e il maggiore Mosè Maldacea, nato a Foggia che partecipò a tutte le campagne dell’impresa dei Mille, partendo da Quarto, e fu ferito a Calatafimi.

 

E già…, perché  per chi non lo sapesse, un pezzo della storia d’Italia si trova proprio nel mare della Puglia, precisamente nei fondali delle isole Tremiti dove giace dal 19 marzo 1864, data del suo affondamento,  il piroscafo “Lombardo” utilizzato da Garibaldi per lo sbarco dei Mille a Marsala.

 

Il convegno, che ha visto in apertura il saluto dell’Avv. Stefano Pecorella, Presidente del Parco Nazionale del Gargano, si è articolato in due fasi: una curata dal Prof. Tommaso Prencipe del Nuovo Centro di Documentazione Storica di Manfredonia, autore di una straordinaria ricerca d’archivio, cheha permesso di far conoscere ai presenti storie, episodi e aneddoti di tutti gli uomini (con nomi e cognomi) di Manfredonia e in generale della Capitanata che hanno partecipato alle imprese garibaldine e l’altra curata da Adelmo Sorci, responsabile del Laboratorio del Mare MarlinTremiti, che ha illustrato, con foto, video e rappresentazioni grafiche, le caratteristiche, la storia ed il ritrovamento del piroscafo “Il Lombardo” che 150 anni fa (19 marzo 1864) affondava alle Isole Tremiti.

Dopo il convegno tante domande ed interesse da parte del pubblico che haanche potuto osservare delle perfette ricostruzioni di piroscafi realizzate dall’Associazione Modellistika di Manfredonia.

 

Da sottolineare come i tre giorni dell’evento siano stati l’occasione per dimostrare come le associazioni culturali e sportive del Territorio siano una risorsa importantissima, sempre pronte a collaborare fra di loro creando momenti di aggregazione, educativi e formativiche difficilmente si potrebbero realizzare.

 

Ed è proprio in questa ottica che si rafforza il progetto da sempre sostenutodal Dr. Renato Sammarco e dal prof. Giovanni Simone del Centro Cultura del Mare A.P.S. di realizzare quanto prima il Museo della Cultura del Mare a Manfredonia.

La cultura, la storia marinara, le tradizioni, le usanze di una cittadina come Manfredonia non devono essere dimenticate e la loro unicità possono essere fonte anche di sviluppo turistico.

Non a caso le statistiche dimostrano che negli ultimi anni il turismo culturale urbano ha presentato una forte crescita e si è imposto in misura crescente all’attenzione degli operatori privati e dei decisori pubblici.

 

“Conoscere il nostro patrimonio è il primo passo per proteggerlo, per crescere culturalmente ed economicamente”.

 

Adelmo Sorci, Responsabile del Laboratorio del Mare “MarlinTremiti”.

 

Lombardo_nave_dei_MilleSono 150 anni che i resti del Lombardo, la nave utilizzata da Giuseppe Garibaldi per trasportare i Mille da Quarto a Marsala in Sicilia, si trovano sui fondali di San Domino, la più estesa delle isole che formano l’arcipelago delle Tremiti, al largo del Gargano. Finì affondata da una tempesta a poca distanza a nord-ovest dell’isola, a quattro anni dall’impresa di Garibaldi alla testa dei suoi mille prodi (1.089 per l’esattezza) tra cu anche alcuni partiti da Manfredonia. La breve distanza dalla costa e la generosità dei tremitesi, consentì il salvataggio degli uomini a bordo: soldati da sbarcare nel porto di Manfredonia, un gruppo di detenuti destinati al confino di Tremiti e naturalmente l’equipaggio tra cui il comandante della nave Giuseppe Deista. Il naufragio avvenne nella notte tra il 12 e 13 marzo 1864.

Tutti gli sforzi compiuti per recuperare la nave risultarono vani. Le parti ferrose (quelle in legno vennero portate a terra per farne legna da ardere) finirono tra i flutti, adagiati su un fondale di una ventina di metri prospiciente Cala degli inglesi. Lì sono rimasti dimenticati fino al 2005 quando Pietro Faggioli e un gruppo di subacquei della MarlinTremiti una associazione di promozione di attività subacquea non solo come attività sportiva ma anche come opportunità per studiare, per conoscere il mondo mare in tutte le sue sfaccettature, si imbattono nei resti di un battello identificato poi, dopo studi e ricerche storiche, come il Lombardo, la nave di Garibaldi e dei suoi garibaldini.

mostra fotografica il lombardo 1Una storia, quella del Lombardo ma anche quella degli operatori della Marlin Tremiti, affascinante. L’una e l’altra rievocata e illustrata nel corso di un convegno organizzato dalla stessa Marlin Tremiti e dal Centro cultura del mare di Manfredonia, e tenuto presso l’auditorium dei Celestini.

“Una iniziativa volta a sensibilizzare ma ancor prima a far conoscere – ha spiegato il presidente del Centro cultura del mare Renato Sammarco – parti importanti della storia del nostro mare rimaste relegate nel buio dell’oblio generale e in special modo di chi dovrebbe prestare maggior attenzione e dedizione alla valorizzazione di testimonianze che fanno parte della storia e della cultura di questo mare e dunque di questo popolo”.

Sono circa una ventina i siti archeologici che si trovano nel mare delle Tremiti che raccontano vicende accadute nel corso dei secoli. E che si tratti di veri tesori della memoria collettiva è emerso dall’appassionata e dettagliata relazione svolta dal responsabile del Laboratorio del mare MarlinTremiti, Adelmo Sorci. Come per l’appunto è il ritrovamento dei resti del piroscafo Lombardo. “Un frammento della storia d’Italia che il destino ha regalato alle Isole Tremiti”, ha affermato tracciando un profilo delle attività che il Marlin Tremiti va svolgendo a beneficio di un patrimonio di reperti di grande valore non solo storico. Una vicenda avvincente e coinvolgente resa palpitante dalla serie di immagini computerizzate di un mondo sommerso ma ancora sorprendentemente vivo. Immagini trasposte su pannelli esposti nella sala.

Una storia arricchita e completata dallo storiografo Tommaso Prencipe del Nuovo Centro di documentazione storica di Manfredonia, che ha tracciato un interessante escursus delle gesta dei garibaldini soffermandosi su alcune pagine inedite scritte dai manfredoniani al seguito della spedizione di Garibaldi.

Michele Apollonio

Fonte: ManfredoniaNews.it

2 Responses to “La nave dei garibaldini: tra i Mille anche alcuni manfredoniani”

  1. Ferruccio Gemmellaro scrive:

1 aprile 2014 alle 17:01

Sì davvero di grande interesse storico e che vede ancora una volta Manfredonia coinvolta dalla storia nazionale.
Più pubblicità e più interessamento degli enti pubblici per più presenze.
Una prova da questo incontro che ci reitera come ormai la cultura sopravvive grazie ai sodalizi spontanei di cittadini e fortunatamente la nostra penisola ne contiene una buona mappa.

  1. Giuseppe scrive:

1 aprile 2014 alle 11:39

E’ stato un incontro molto interessante e molto affascinante, complimenti a tutti

Stanno distruggendo il paesaggio Dauno. Ormai abbiamo persino doppiato il traguardo del 2020 sulle rinnovabili.

 

Cosa direbbero i Valdostani se su quelle magnifiche montagne si volesse realizzare impianti eolici? Provino a fare una proposta analoga alle autorità di quella Regione che vive, soprattutto, del patrimonio naturale alpino. Neppure noi possiamo rinunciare a quel patrimonio naturale costituito dal Subappennino Dauno e dal Gargano e il suo Golfo. Basta fermare le autorizzazioni di parchi eolici nella provincia di Foggia. In particolare nella provincia di Foggia – non viene effettuata la valutazione degli impatti cumulativi, per cui i nuovi impianti vengono considerati «a sè» e non inseriti in un contesto di già grave sovraffollamento. Uno dei tanti effetti è che la rete di trasmissione elettrica ha raggiunto la saturazione: in 49 Comuni pugliesi, quasi tutti localizzati nel Foggiano, la produzione supera il consumo tanto che molto spesso gli impianti eolici devono essere fermati, anche se lo Stato è costretto a pagare ugualmente i ricchi incentivi previsti per le rinnovabili.

Oggi le pale eoliche selvagge sono giacimento di petrolio solo per la speculazione. Diciamocela tutta la provincia di Foggia come tutta l’Italia non detiene in Europa la ventosità delle 2000 ore/annue che servono ad una pala per poter essere efficiente e produttiva. Nella nostra terra l’eolico è solo finanziariamente interessante mentre scarso dal punto di vista di capacità produttiva elettrica. Solo 1,2% dell’energia consumata in Italia proviene dal vento e purtroppo siamo noi a fornirne 80% a discapito del paesaggio con l’eolico selvaggio. Ottimo è solo il business perché foraggiato dagli incentivi che fanno gola agli speculatori. Iniziamo dal contadino che affitta la terra a 125 euro al mese a fronte di un guadagno di 33.000 euro a areogeneratore da 1 MWatt. Se il contadino è resistente ad affittare la propria terra scattano offerte maggiori che toccato anche 100 milioni per l’acquisto del terreno per realizzare un parco modesto di pale eoliche. Poi arrivano le royality ai comuni di solito affamati. Nelle casse comunali possono entrare benissimo anche 300 mila euro all’anno e quindi scatta il beneplacito delle piccole amministrazioni ad devastare il territorio di parchi eolici. Le Imprese costruttrici e di installazione di pale eoliche vanno a gonfie vele nel mare degli incentivi statali.  In Italia 1 Mwatt/h costa 180 euro, in Germania la metà, ma il bello che  non abbiamo più parchi eolici in Germania ma noi siamo i primi in Europa come installazioni. In Germania si fanno impianti eolici solo in zone molto ventose, mentre da noi è l’incentivo statale che fa la differenza. Ma la vera truffa oggi sta nel mercato delle autorizzazioni a costruire i parchi eolici. Esistono delle figure professionali chiamate sviluppatori che si preoccupano di presentare i progetti eolici, di seguire le procedure amministrative in Regione e Provincia e poi venderle alle aziende costruttrici di parchi eolici. Se ad un sviluppatore l’autorizzazione di un parco eolico gli può costare dai 15mila ai 50 mila euro, la rivendita e quindi il guadagno si aggira sui 400 mila euro a pala eolica. Alcune Procure in Italia stanno indagando su questo giro d’affari, e ora di dare uno sguardo anche qui in Capitanata.

 

Manfredonia 3 aprile 2014

Enzo Renato

Legambiente Nautilus

cacciatorpediniere Turbine«In questo Golfo leggendario all’alba del XXIV Maggio 1915 mentre la nave Turbine eroicamente si sommergeva, Manfredonia prima fra tutte le città adriatiche sperimentò impavida la rabbia austriaca ed il fulgido valore Italico». Questi versi scritti da Luigi Siciliani, che sublimano l’eroica fine di una nave da guerra italiana durante il conflitto austro ungarico sono scolpite su di una lapide situata in Piazza Marconi ed offerta dalla di Città di Manfredonia a ricordo del fulgido atto di coraggio dei nostri marinai. Purtroppo molte inesattezze sono state scritte su questo avvenimento al punto da costituire un vero attentato all’eroismo della nostra Marina. In particolare, nel fare cenno all’episodio si dice tra l’altro:

«Il nostro caccia venne colpito ripetutamente in varie parti; poi alle caldaie di poppa e di prua. Ripiegò su di un fianco. Fu la fine. Il comandante Bianchi, colpito di striscio alla testa, perse per un istante la conoscenza. Quando si riebbe capì che non c’era più niente da fare. I morti e i feriti abbondavano intorno a lui, fece alzare bandiera bianca e ordinò di abbandonare la nave”. Queste notizie sono state riprese da una lettera fornita dall’Ambasciata d’Austria in Italia datata 11 maggio 1967. Evidentemente, quanto riferito dall’Ambasciatore, non è stato altro che frutto della propria immaginazione, o quanto meno, avrà consultato prima l’Almanacco 1929 della JadranskaStaza (La sentinella dell’Adriatico) edito in Jugoslava, nel quale si legge: ”Il defunto comandante Vukovic, il primo giorno di guerra dell’Austria – Ungheria con l’Italia, il 24 maggio 1915, durante un attacco della flotta austriaca comandava un cacciatorpediniere che nelle vicinanze delle Isole Tremiti attaccò il caccia italico «Turbine» agli ordini del comandante Bianchi. Dopo i primi colpi di cannone il caccia italiano alzò bandiera bianca e si arrese”.

Il-Comandate-Bianchi-a-bordo-del-Cacciatorpediniere-Turbine-Manfredonia La verità è ben altra! Da queste colonne desideriamo fare piena luce su di un episodio che offusca una delle pagine più belle di eroismo della Marina italiana. Ne “Il Giornale d’Italia di circa ottant’anni or sono, Virginio Gayda scrisse: “All’apertura delle ostilità, 24.5.1915, il cacciatorpediniere si trovava in crociera nel Basso Adriatico. Attaccato da un incrociatore e quattro cacciatorpediniere nemiche accettò da solo la battaglia, combattendo quattro intere ore dalle 3.10 alle 7.00. Ma ben presto la sua inferiorità dinanzi alle cinque unità nemiche di tipo più moderno e di maggiore tonnellaggio. Colpita in più parti vitali, la nave italiana rimaneva immobilizzata continuando a difendersi con il cannone. Esaurite le munizioni, con quasi metà dell’equipaggio morto o ferito, il comandante, anch’egli ferito, ordinò che si aprissero i kingstons e si affrettasse l’affondamento, e così la piccola nave italiana combatté e morì”. Queste notizie sono avvalorate maggiormente dai rapporti delle navi avversarie che parteciparono al combattimento. Difatti, nel rapporto dell’esploratore austriaco Helgoland è detto: “Il cacciatorpediniere nemico rispose subito al fuoco dei nostri caccia. Se si considera la grande distanza, il suo fuoco era ben diretto e i proiettili cadevano in prossimità delle nostre unità”.

Lapide-del-Cacciatorpediniere-Turbine-in-Piazza-Marconi-ManfredoniaIn quello del Csepel è detto tra l’altro: “I proiettili nemici cadevano vicino a noi, uno di essi cadde rasente la prua sollevando una colonna d’acqua che bagnò la plancia”. La prova più valida pensiamo sia quella riportata dalle conclusioni del rapporto dell’esploratore austriaco Helgoland che dice: “Poiché le unità navali austriache avevano intenzione di sbarrare il passo verso Nord all’Helgoland e ai nostri caccia era necessario non perdere più tempo. Si abbandonò quindi il Turbine con una forte inclinazione a sinistra tutto traforato e ardente”. Da questa documentazione si può ravvisare l’inoppugnabilità di quanto avvenne quel fatidico giorno. E’ dunque ben chiaro che il Turbine combatté eroicamente.

Matteo di Sabato

Fonte: ManfredoniaNews.it

La straordinaria bellezza di un luogo, nel caso delle Isole Tremiti e la sua Storia, che non tutti conoscono, sono gli argomenti che il Centro Cultura del Mare A.P.S., in collaborazione con MarlinTremiti, in occasione dei 150 anni dell’affondamento del piroscafo “Lombardo”, pone all’attenzione della cittadinanza e degli appassionati con una mostra fotografica di Adelmo Sorci, istruttore subacqueo e fotografo freelance, e con una conferenza cui prenderà parte l’autore delle fotografie e il prof. Tommaso Prencipe del Nuovo Centro di Documentazione Storica di Manfredonia.
Nella Cala degli Inglesi, al largo delle Isole Tremiti, nel 2005 viene ritrovato il relitto del piroscafo “Lombardo“: l’imbarcazione era stata utilizzata da Giuseppe Garibaldi per la spedizione dei Mille del 1860.
L’evento è stato patrocinato dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, dal Parco Nazionale del Gargano, dal Comune di Manfredonia e dal Comune di Isole Tremiti.
Il successo che sta riscuotendo l’iniziativa in questi primi giorni fa capire che l’argomento e le notizie evidenziate dall’evento risultano molto interessanti per i cittadini di Manfredonia e per gli alunni delle Scuole che stanno visitando con curiosità e interessela mostra fotografica.
Pertanto, riteniamo doveroso, anche se in corso d’opera, riproporre con decisione l’invito alla cittadinanza di visitare la mostra fotografica e di partecipare alla conferenza-dibattito che si terrà domani, Sabato 29 marzo alle 17:30 nell’Auditorium di “Palazzo Celestini”.
“È un peccato perdere questa grande opportunità.
Si riporta il commento di un visitatore: “la vera risorsa di un Paese è la cultura, immutabile, non alienabile nonostante lo scorrere degli anni; il turismo è la vera fonte di vita ed il mare è un tesoro immenso”.
La nostra “Terra”ha il privilegio e la fortuna di possedere tutte queste qualità. Chi ha capito questa realtà e trasmette il messaggio merita un encomio solenne”.
Centro Cultura del Mare A.P.S
CONFERENZA: Sabato 29 Marzo ore 17.30 Auditorium “ Palazzo dei Celestini” Manfredonia

mostra fotografica e convegno presso l’Auditorium di Palazzo dei Celestini – Manfredonia

dal 27 al 29 marzo 2014

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La straordinaria bellezza di un luogo, nel caso delle Isole Tremiti e la sua Storia, che non tutti conoscono, sono gli argomenti che il Centro Cultura del Mare, in collaborazione con MarlinTremiti, in occasione dei 150 anni dell’affondamento del piroscafo Lombardo, pone all’attenzione della cittadinanza e degli appassionati con la mostra fotografica di Adelmo Sorci, istruttore subacqueo e fotografo  freelance, e una conferenza cui prenderà parte l’autore delle fotografie e il prof. Tommaso Prencipe del Nuovo Centro di Documentazione Storica di Manfredonia.

Obiettivo della mostra e della relazione del Sorci è far conoscere attraverso immagini che fotografano il silenzio, che fermano il tempo nei fondali marini, lo stupendo habitat subacqueo che circonda le note isole adriatiche presso cui sono ancora “custodite” le ruote, le bielle e altre parti dello scafo del Lombardo, che assieme al piroscafo Piemonte portò Garibaldi e i Mille da Quarto in Sicilia. Il Lombardo, partito da Ancona il 3 marzo 1864 carico di truppe destinate a Manfredonia e detenuti per le Isole Tremiti, nella notte tra il 12 ed il 13 marzo urtò una secca dell’isola di San Domino e, dopo alcuni tentativi di salvataggio, il 19 marzo affondò.

La Storia, quella macroscopica che leggiamo sui libri di scuola, illustra gli avvenimenti del passato tenendo presente solo ‘fatti’ che si presentano con connotazioni di largo respiro e che hanno visto il loro svolgimento in aree economicamente e culturalmente più sviluppate. Non si sofferma, però, sulle vicende che, pur importanti, hanno visto la loro diffusione in ambiti geograficamente ristretti. Il contributo dato da Manfredonia nel processo dell’Unificazione d’Italia è testimoniato dalla presenza, nell’esercito meridionale di Garibaldi, di ben 4 garibaldini che hanno combattuto valorosamente tanto da ottenere riconoscimenti militari con medaglie ed attestati di merito. Non solo ci fu un contributo di sangue, ma anche un enorme dispendio economico sopportato dall’ Amministrazione Comunale di Manfredonia per aver foraggiato migliaia di garibaldini e di Piemontesi di passaggio sul nostro territorio. Dispendio economico mai da nessuno restituito. Questo convegno è l’occasione, come evidenzia il relatore prof. T. Prencipe, per ricordare il piroscafo “Lombardo” un frammento della storia d’Italia che il destino ha regalato ai fondali delle Isole Tremiti e i ‘nostri garibaldini’, quelli di tutta la Daunia, che hanno combattuto con vero eroismo, spinti dal desiderio di acquietare quegli aneliti di libertà che hanno, con sacrificio e spirito di abnegazione, fatto l’Italia Unita.

 

MANFREDONIA: Auditorium Palazzo dei Celestini,

Mostra fotografica e proiezione video

Giovedì 27, venerdì 28 e sabato 29 marzo 2014

Dalle ore 9.30 – 12.30   e dalle ore 17.30 – 20.30

Conferenza: sabato 29 marzo ore 17.30

                                                                 Il Centro Cultura del Mare A.P.S.

(Foto SAVERIO SERLENGA for ANSA)

(Foto SAVERIO SERLENGA for ANSA)

Manfredonia – COME dal Bando di pericolosità n.2/2014 della locale Capitaneria di Porto, si svolgerà dal prossimo 1^ aprile al 05 giugno 2014 la tradizionale “campagna delle pesca delle seppie” nel circondario marittimo di Manfredonia. Nonostante alcune modifiche apportate nel 2002, 2003 e 2006, il ‘Regolamento per la disciplina della pesca delle seppie nel Golfo di Manfredonia’ è stato approvato circa 30 anni fa, con ordinanza n.5/1985 del 16.03.1985.

Nel corso della riunione in Capitaneria di Porto a Manfredonia, lo scorso 19 febbraio 2014, alla presenza dei rappresentanti dei Comuni di Manfredonia e Zapponeta e delle parti interessate (cooperative di pescatori), è emersa la volontà collegiale di “mantenere in essere” l’attuale regolamento, in quanto “la disapplicazione dello stesso potrebbe anche originare episodi di disordine pubblico”. Da qui la pubblicazione di un bando di pericolosità (2/2014) della Capitaneria affinché le “reti da posta, opportunamente segnalate, non siano da intralcio al normale svolgimento di tutte le attività marittime e demaniali lungo il Circondario marittimo di Manfredonia”. Il periodo della pesca delle seppie è come detto quello ricompreso tra il 1^ Aprile 2014 ed il 5 giugno 2014.

Come riportato nella precedente annualità, il sorteggio delle zone di mare assegnate ai pescatori – da svolgersi in Capitaneria – è fissato tradizionalmente il 19 marzo, festività di San Giuseppe. Con il sorteggio un’apposita commissione determina le singole zone di mare, “rettangoli di dimensioni variabili a seconda del numero dei concorrenti”, entro le quali ciascun equipaggio, talvolta in comunione con altro equipaggio, può esercitare la pesca delle seppie in esclusiva.

Da raccolta dati, “le zone riservate sono ritagliate in un fascia di mare che va dalla foce del fiume Ofanto al vallone nord di Vignanotica e si protende verso il largo per 800 metri (si parla in totale di un tratto di 60 km che va da Margherita di Savoia a Mattinata,ndr)”. Teoricamente l’intero arco del golfo: in pratica pochi tratti ‘utili. “Tassativamente esclusi i tratti in corrispondenza dei centri urbani, degli sbocchi delle fognature e degli scarichi a mare, delle foci dei torrenti e dei canali, per un raggio di un chilometro”.

Nel 2013, fonte Ansa, si era comunicato che la pesca delle seppie garantisce, con 100 giornate di lavoro, il reddito annuale di sussistenza a una fascia di 70 imbarcazioni, per un totale di 1400 quintali di pescato annuo. Il prezzo alla vendita si aggira attorno ai 12-13 E al kg.

La tipologia di pesca è quella detta “da posta”: da fonti del Comune di Manfredonia, le reti vengono cioè disposte verticalmente ed a precise distanze tra di esse: la prima linea a distanza non inferiore a 40 metri dalla battigia; la seconda alla stessa distanza dalla prima; la terza a 80 metri dalla seconda; la quarta a 120 metri dalla terza; le successive linee a 150 metri l’una dall’altra fino a 650 metri dalla battigia. Oltre gli 800 metri inizia la zona libera in cui chiunque può pescate con reti da posta disposte in ogni caso a 150 metri l’una dall’altra. Le seppie si impigliano in quelle reti. La raccolta avviene due volte al giorno: al mattino e alla sera. Un’area di mare protetta nella quale per il tempo della durata della “campagna”, dal primo aprile al 5 giugno (spesso 15 giugno), è vietata qualsiasi attività di navigazione e qualsiasi altro tipo di pesca.

Il numero dei natanti per la campagna delle seppie del 2012. Nella campagna delle seppie del 2012 le barche ammesse alla pesca delle seppie sono state 33/34 per Manfredonia e 14 fra Zapponeta e Mattinata.

Il Regolamento della pesca delle seppie avrebbe origini antichissime, addirittura ai tempi della Siponto preromana. Nella marineria peschereccia italiana, la pesca delle seppie nel Golfo di Manfredonia sarebbe l’unica ad avere una normativa così specifica e ferrea. Fra i Regolamenti di riferimento, esemplare è quello del 1812.

L’arco del golfo che va da Manfredonia a Zapponata era infatti il luogo prescelto da quei molluschi per depositare le uova tra i lentischi che allignavano lungo la battigia degli ampi arenili. Tant’è che si ritiene che il nome di Siponto derivi da seppia. Sono trascorsi oltre un paio di millenni e le seppie ai primi tepori della primavera, intraprendono ancora oggi il viaggio verso i lidi sipontini per compiere il rito del rinnovo della vita. E dopo tanti secoli, è sempre valido e necessario il Regolamento per la gestione dell’attività di cattura delle seppie”, come riportato in una nota del Comune.

Fonte: Statoquotidiano

Aphia minuta rossetto (archivio, mondodelgusto.it@)"

Aphia minuta rossetto (archivio, mondodelgusto.it@)”

Manfredonia – “LA pesca del rossetto a Manfredonia è stata autorizzata fino al 15 aprile”. Lo annuncia l’on. Michele Bordo, deputato del Pd e presidente della Commissione Politiche UE della Camera, che ha personalmente seguito la vicenda conclusasi questa mattina con la firma del decreto da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. “L’importante risultato ottenuto – continua Bordo – consente di rasserenare il clima nella marineria manfredoniana, da tempo attraversata da difficoltà molto pesanti.

L’autorizzazione concessa permetterà di raccogliere ulteriori dati scientifici necessari alla conclusione della sperimentazione avviata negli anni scorsi, così da consentire, finalmente, il pronunciamento della Commissione Europea sul nuovo piano pesca. I lavoratori e le imprese del comparto ittico hanno affrontato una crisi profonda e un’indispensabile ristrutturazione produttiva – conclude Michele Bordo – ora c’è bisogno di regole chiare e certe per operare con serenità e programmare gli investimenti necessari allo sviluppo della pesca”.

Fonte: Statoquotidiano

Comunicato CP del 12 03 2014

Pubblicato il: 12 mar 2014 - Da Webmaster

DISCARICA A CIELO APERTO: RINVENUTI GROSSI QUANTITATIVI DI AMIANTO

RIFIUTI DI OGNI GENERE ABBANDONATI A BREVE DISTANZA DAL CENTRO ABITATO DI MANFREDONIA. INDAGINI IN CORSO DA PARTE DELLA GUARDIA COSTIERA.

Nell’ambito di una più vasta operazione tesa ad approfondire le attività di contrasto in mare e sul territorio degli illeciti in materia ambientale, il personale della Guardia Costiera di Manfredonia, coordinati dal Comandante Notaro Marcello, in occasione di attività di vigilanza sul territorio del Comune di Manfredonia, in località “Scaloria”, ha accertato una discarica a cielo aperto a breve distanza dal centro urbano, di un’estensione pari a circa 7000 mq. Al suo interno diversi materiali, tra cui grossi quantitativi di scarti di amianto, verosimilmente abbandonati da ditte esercenti attività di bonifica, in corso di accertamento. In particolare uno dei voluminosi involucri contenenti amianto, era stato posto in corrispondenza dell’imboccatura di un canale di scolo, con inevitabili risvolti idrogeologici.

Tra i rifiuti abbandonati sono stati rinvenuti materiali tossici, nocivi, nonché grosse quantità di scarti di materiali di risulta.

I militari operanti sono risaliti all’ente proprietario delle aree interessate e hanno attivato ulteriore attività investigativa tesa a risalire ai responsabili di tale scempio.

E’ stata interessata la Procura della Repubblica di Foggia, che ha disposto l’intervento urgente del personale del locale dipartimento ARPA – Puglia al fine di caratterizzare la sostanza nociva rinvenuta, nonché l’interessamento del Settore Ecologia-Ambiente del Comune di Manfredonia per quanto di competenza.

Tale tipologia di discarica oltre a deturpare il paesaggio ambientale circostante, rappresenta anche una gravissima fonte di inquinamento dell’area urbana ed extraurbana, con la conseguente contaminazione dei suoli e probabilmente anche delle acqua sorgive, con conseguente ripercussione sull’igiene pubblica.

Manfredonia, 12.03.2014

Oggetto: Autorizzazione per il rossetto

Boccata d’aria per la marineria sipontina che incassa con favore l’autorizzazione concessa dal Ministero. La soddisfazione del Sindaco Riccardi e dell’Assessore Angelillis, ed il ringraziamento all’Onorevole Bordo.

Via libera alla pesca del rossetto per i nostri pescatori.

Quella del rossetto è considerata “pesca speciale” dalle autorità europee e per poterla effettuare è necessario il decreto autorizzativo. A Bruxelles è in corso di valutazione il nostro Piano delle pesca, nel frattempo è giunta l’autorizzazione ministeriale per la sperimentazione, che permetterà alla marineria sipontina di tirare una boccata d’ossigeno.

Piena soddisfazione è stata espressa dall’Assessore alla Pesca, Antonio Angelillis, che registra la “Positività di un lavoro fatto nei mesi scorsi, nei confronti del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, per ottenere la deroga e la sua corretta applicazione”.

“Ciò consentirà ai pescatori, in un momento di grave crisi economica, di poter effettuare questa pesca fondamentale per contribuire al proprio reddito”, aggiunge il Sindaco Angelo Riccardi.

“E’ doveroso, per l’impegno profuso continuamente, ringraziare l’Onorevole Michele Bordo, Presidente della Commissione Politiche UE – concludono Riccardi ed Angelillis, che non ha lasciato nulla al caso ed ha portato avanti, con tenacia e convinzione, le istanze della nostra marineria, assicurando alla stessa questa importante e vitale autorizzazione”.

Matteo Fidanza —- Ufficio Stampa e Comunicazione – Città di Manfredonia (FG) Email: ufficiostampa@comune.manfredonia.fg.it – http://www.comune.manfredonia.fg.it