Non appena il tempo avrà finito di fare le bizze, l’estate esploderà in tutto il suo splendore di sole e mare. La bella stagione insomma è dietro l’angolo. Gli addetti alle attività balneari sono già al lavoro per preparare gli impianti di accoglienza di bagnanti e turisti. Che come noto sono concentrati lungo la gradevole cornice di sabbia che cinge il golfo. Un litorale che tuttavia si presenta, lungo i suoi diciannove chilometri, con marcati chiari e oscuri, in parte degradato e poco valorizzato in termini turistici-ricettivi. Una risorsa anche questa di grande potenzialità ma lasciata praticamente a sé stessa, al buon cuore di madre natura, allo spontaneo corso degli eventi non sempre favorevoli per la conservazione e l’ottimizzazione della situazione. Come al solito manca una programmazione un piano che indirizzi gli interventi pubblici ma anche dei privati che devono essere i veri protagonisti dello sviluppo.
Una lacuna che sta per essere colmata. E’ infatti in arrivo il Piano comunale delle coste e predisposto nell’ambito di quello più generale regionale.
“Gli elaborati grafici del Piano sono stati ultimati e anche la parte normativa è quasi completa. È stata avviata la procedura di VAS (Valutazione ambientale strategica). A breve è previsto un incontro di partecipazione pubblica e quindi le approvazioni regionali. Se non avremo intoppi, potremmo essere il primo Comune della Puglia ad approvare il Piano” – così l’assessore all’urbanistica, l’architetto Matteo Clemente, impegnato nell’opera di riordino e razionalizzazione di un settore troppo a lungo lasciato in balia di sé stesso.
Il Piano Comunale delle Coste (PCC) è lo strumento di assetto, gestione e monitoraggio del territorio costiero comunale in termini di tutela del paesaggio, di salvaguardia dell’ambiente, di garanzia del diritto dei cittadini all’accesso ed alla libera fruizione del patrimonio naturale pubblico, nonché di disciplina per il suo utilizzo eco-compatibile anche in termini di sviluppo turistico del territorio.
“Lo stato attuale della costa – rileva Clemente – risente in generale di una disordinata evoluzione, effetto più di una sommatoria di interventi senza alcuna reciproca connessione che del prodotto di una logica di sistema basata su un corretto rapporto tra ambiente costruito e ambiente naturale. Il PCC vuole pertanto individuare – spiega – in termini quantitativi e qualitativi i servizi minimi e le attrezzature ammesse per consentire un innalzamento della qualità dell’offerta turistica in particolare di quella balneare, mettere in relazione le aree nel loro complesso, con il sistema della viabilità pedonale e ciclabile, nel rispetto della normativa sull’eliminazione delle barriere architettoniche per la libera fruizione da parte di tutti i cittadini. L’obiettivo è insomma quello di monitorare costantemente tutta la costa al fine di evitare fenomeni di abuso e di deturpazione, con la predisposizione di strategie di difesa, di riqualificazione ambientale, laddove necessario, difendendo l’equilibrio morfodinamico dell’intera fascia costiera”.
Quali i riferimenti base del Piano? Innanzi tutto entrerà in esercizio dal 2020 e la normativa prevede che tutte le concessioni andranno a bando. Saranno tuttavia salvi i diritti degli stabilimenti balneari esistenti. Il Piano sancisce il diritto di pubblico accesso al mare, con passaggi ogni 150 metri e definisce una quota ineliminabile di spiaggia pubblica, pari al 60% dell’intera costa. Un intervento questo provvidenziale visto che attualmente aree di spiaggia pubbliche sono ridotte all’osso e gli accessi sono pressoché scomparsi.
Il Piano introduce una terza tipologia, quella di “spiagge libere con servizi”, che potranno essere da subito messe a bando fornendo nuove opportunità di lavoro e sviluppo turistico di nuovi tratti di litorale. Si tratta di spiagge di libero accesso, non a pagamento, dove viene data la concessione per servizi privati (chiosco, bagni, deposito ombrelloni e attrezzature), in cambio della manutenzione e gestione del tratto di spiaggia.
“Problema cruciale – rileva Clemente – sono i villaggi turistici degli Sciali, trasformati dagli Anni ottanta in seconde case, spesso in cattivo stato di conservazione. Rispetto a questo tema ci vuole una strategia complessiva, perseguibile con il PUG, ma il Piano delle coste, nell’occuparsi dell’uso degli arenili, ha già messo a sistema gli accessi al mare, individuando le relazioni tra la fascia costiera, i servizi ad essa connessi e il territorio retrostante, con l’idea di favorire lo sviluppo turistico ed economico del territorio”.
L’ideale che coincide poi con l’interesse comune, sarebbe quello di applicare da subito, ove possibile, i nuovi criteri di utilizzazione di quella risorsa in prospettiva naturalmente di promuovere sviluppo non solo economico.
Michele Apollonio
Fonte: ManfredoniaNews.it