Manfredonia – IL mare non riesce a sentirsi più libero, nel suo tragitto naturale, qual’era prima della sua resa. Oggi il mare che mi ha visto nascere – e che mi continua a seguire da adulto – è finito in una poltiglia di infrastrutture plastiche e cementificate e, come se non bastasse, ci si mettono pure le pale eoliche offshore a dare l’estrema unzione al mare di morte.
Ma vi rendete conto – anime vendute dal potente – che correte il rischio di perdere, per sempre, l’azzurro esteso del mare del Golfo di Manfredonia. Ognuno di noi potrà non essere esente da questa colpa: spesso subiamo le decisioni senza che si faccia niente. Niente per il paese, lasciandoci infatti scivolare le barbarie e le brutture derivanti da talune imposizioni.
Noi siamo la terra a zonzo, rappresentiamo la testa a rovescio, ragioniamo con la mente degli altri e mai con la nostra. Eccoci ora qua amorfi, con il rischio di perdere il mare del Golfo Ungarettiano tanto decantato dai poeti, mare che ha cantato le meraviglie di Siponto, sulle note di una chitarra, una scintilla nei giorni.
Stanno uccidendo tutto e tutto ci sta riconducendo a lutto il paese che, si cura le ferite e non ha tempo per combattere il nemico.
(A cura di Claudio Castriotta – Redazione Statoquotidiano)