MANFREDONIA – Inizialmente erano dodici le richieste di concessione per impiantare nel mare che circonda il Gargano, da Zapponeta a Chieuti, parchi eolici offshore. Poi “provvidenzialmente” si sono ridotte a otto. Molto probabilmente per fusione o accorpamento fra i soggetti interessati considerato che diversi progetti insistevano sulla stessa aerea. Tre impianti hanno come collocazione il mare del golfo di Manfredonia dirimpetto ai Comuni di Mattinata, Manfredonia e Zapponeta; cinque nella parte nord del mare garganico, difronte ai Comuni di Vieste, Peschici, Rodi fino a Chieuti. Ogni parco eolico offshore è costituito dai 70 ai cento piloni. Una selva intricata che si sdipana sui trecento chilometri del fronte mare garganico Una vera imponente cortina di torri alte 90 metri che fanno da sostegno a giganteschi rotori azionati da pale della lunghezza di una cinquantina di metri che roteano nell’aria sospinte dalla brezza marina. Il Gargano con tutto quello che rappresenta in termini di ambiente e di economia, verrebbe come inscatolato, blindato. Per non parlare del mare, del mondo vitale che si sviluppa al disotto delle onde, e della stessa atmosfera anch’essa animata da eventi naturali. Uno stravolgimento dei millenari assetti ambientali.
Nonostante l’opposizione di un movimento di associazioni e organismi vari sempre più vasto, le procedure per realizzare quegli impianti proseguono. Nella Capitaneria di porto di Manfredonia ove sono depositate le istanze di concessione presentate dai titolari dei progetti, prosegue la raccolta delle “osservazioni” nei confronti dei singoli impianti che saranno poi inoltrate al Ministero delle infrastrutture che ha avocato a sé il compito di rilasciare le autorizzazioni estromettendo gli enti territoriali dalla Regione ai Comuni.
Non meno preoccupante è la situazione a terra, degli impianti fotovoltaici che vanno sempre più occupando suoli che meriterebbero ben più attenti e produttivi usi. Ma anche qui domina il business. A Manfredonia un parco fotovoltaico è stato impiantato perfino in pieno abitato su suolo pubblico. Anche per il fotovoltaico, così come per l’eolico, il riferimento sono le vantaggiose rendite che quegli impianti assicurano, lucrate grazie agli incentivi statali, vale a dire denaro pubblico, del contribuente. Un flusso di denaro gratuito consistente che – la gente reclama – sarebbe più utile e doveroso destinare, specie in questo contesto di crisi, ad altri impieghi sociali, come ad esempio a sostituire l’Imu.
Tra i rilievi che associazioni ed organismi che si battono contro il dissennato ricorso alle energie alternative, quello di fondo della necessità di un Piano regolatore degli impianti eolici e fotovoltaici. Un Piano – si evidenzia – ragionato che tenga conto delle realtà ambientali, economiche e sociali dei luoghi.
Michele Apollonio