mappa deposito gasTiene banco la polemica sull’impianto di un deposito di GPL nell’area retrostante la località turistica di Siponto collegato con una condotta sottomarina al porto industriale di Manfredonia. Un megadeposito della capacità di 60milia metri cubi distribuiti in dodici serbatoi, che occuperà una ventina di ettari in un’area già destinata a insediamenti industriali. Il gas arriverà trasportato da navi cisterne che attraccheranno al porto industriale, nella parte più avanzata del molo che sarà interdetta ad altri usi.

Una polemica ormai virtuale dal momento che quell’insediamento è destinato ad essere realizzato. Titolare ufficiale del progetto è la Energas già Isosar del gruppo ENI, ma sarebbero cointeressate altre società petrolifere e forse non solo, come sostenuto da Roberto Saviano occupandosi della questione. Alla fine e dopo quindici anni di travagliate insistenze dipanatesi tra proposizione del progetto di volta in volta riveduto e corretto, bocciature e ravvedimenti, l’impresa pare sia arrivata in dirittura d’arrivo. La sua realizzazione pare cosa fatta. Manfredonia e Siponto avranno il loro bel deposito di Gpl dal quale partiranno convogli ferroviari e autocisterne su gomma che porteranno il prezioso carico quanto meno nel resto della “bassa” Italia. Manfredonia e Siponto saranno finalmente note in gran parte della penisola per essere un importante distributore di Gpl. Il turismo tutt’al più attenderà.

Tutte le argomentazioni ben note e circostanziate, messe in campo dal fronte contrario non sono valse a nulla. Le varie associazioni ambientaliste, culturali, comitati vari, qualche forza (molto debole) politica (non delle istituzioni) non sono riuscite a convincere chi preposto a decidere che la scelta di quella ubicazione non era poi la migliore confliggendo con altre attività dell’area. La ragion d’industria gassosa ha prevalso. E la popolazione? La gente sulla cui pelle tutto si trama, pardon progetta, e che dovrà fare poi i conti con quella presenza spuria rispetto alla vera vocazione del territorio, non è stata mai interpellata. Troppo distante dagli alti luoghi ove si progetta e si decide. Tenuta all’oscuro di tutto. Anche dalle dirette rappresentanze istituzionali regolarmente votate.

trasporto deposito gasTra le tante cose che non si spiegano, quella della caparbietà della Energas o chi per essa, nell’insistere per Manfredonia. Ha preferito “perdere” quindici anni anziché rivolgere la propria attenzione verso altri siti magari anche più vantaggiosi. Che forse non ne hanno trovati di disponibili? O che qui, in loco, si è trovato terreno meno ostico? Come farebbe intendere un esponente della Energas: “abbiamo riscontrato – avrebbe confidato – un rinnovato interesse a livello locale e così abbiamo continuato a procedere”.

Azienda che ha lasciato il riserbo del quale si è ammantata ed ha cominciato a dire la sua. Respingendo naturalmente le argomentazioni contro ed evidenziando le proprie a favore. Insistente il riferimento alle misure di sicurezza a prova di incidente, escludendo pertanto correlazioni con sinistri già verificatisi. Ma se la cosa è tanto sicura perché affannarsi in spese enormi per assicurare tanta sicurezza che non potrà mai escludere la sempre incombente imprevedibilità? (Il richiamato disastro con morti di Viareggio non fu provocato dalla esplosione del gas bensì…dal deragliamento dei vagoni del treno).

Ma poi ecco gli assi pescati nella manica. L’investimento di 60 milioni di euro; le eventuali agevolazioni, ma da vagliare, nel territorio relative ai consumi di gasolio, benzina e Gpl; e soprattutto l’asso di picche dell’occupazione: dalle 150 alle 200 persone da occupare ma, è stato ammesso onestamente,  per soli 36 mesi. Circa. Il solito, ripetitivo ricatto occupazionale. La storia si ripete. Questa volta il ristoro e minimo e a tempo. Il termine è addirittura posto prima: la mancia del lavoro durerà tre anni, il tempo previsto per la costruzione dell’impianto. E dopo? Dopo chi si è visto s’è visto. Da quell’insediamento non potrà derivare alcun tipo di attività secondaria. Succederà quello che è stato dopo l’Ajinomoto-Insud, dopo l’Anic-Enichem, dopo il contratto d’area. Manfredonia, a conti fatti, vive più di “dopo” che di “durante”. Oggi accontentiamoci del Gpl.

Si è invariabilmente punto e accapo. Continua lo stillicidio dell’incertezza sulle scelte per, non diciamo il futuro che non c’è, ma della sopravvivenza di una città, di un territorio che non riesce ad imboccare la strada giusta, a decidere in proprio, ma che continua a rimanere al guinzaglio di interessi altrui.

Michele Apollonio

 Fonte: ManfredoniaNews.it