La necessità di far sorgere a Manfredonia un Osservatorio ed una Unità Primo Soccorso dei Cetacei era già stata espressa il 20 Maggio 2011 in occasione del convegno “Tartarughe Marine e Cetacei nel Golfo di Manfredonia: Monitoraggio e Tutela”.
A lanciare l’appello l’ Associazione Centro Cultura del Mare e la Lega Navale Italiana sez. di Manfredonia, le quali nel mese di luglio hanno distribuito ai diportisti e pescatori di Manfredonia una scheda di avvistamento cetacei. Sono stati diversi i delfini segnalati nelle acque antistanti il nostro Golfo: nel porto di Manfredonia, al largo di Zapponeta, di Mattinata e di Vieste.
Il Gargano è purtroppo spesso luogo di spiaggiamenti di tartarughe marine, delfini e capodogli. In riferimento ad una nota del WWF emerge che “dall'inizio del 2011 fino a luglio dello stesso anno, sono stati ritrovati in Puglia in pochi mesi 24 delfini spiaggiati e verosimilmente si può stimare che il numero reale si possa aggirare intorno a 50 esemplari morti”. Basti pensare che non tutti i casi vengono segnalati alle Autorità competenti.
Giovanni Simone, vicepresidente dell’Associazione “Centro Cultura del Mare”, sottolinea che dal mese di giugno fino ad oggi, oltre ai due casi di spiaggiamenti di cetacei verificatesi a Manfredonia, il 10 giugno scorso e il 7 novembre, nelle nostre zone sono stati segnalati altri ritrovamenti: tra Torre Mileto e Foce Schiapparo, Vieste, Mattinata, Macchia, Scalo dei Saraceni; altri sono stati avvistati dai nostri pescatori, durante le battute di pesca al largo di Vieste, ormai morti.
Purtroppo a Manfredonia, città di mare , non esiste un centro di primo soccorso per i cetacei.
In considerazione della frequenza con la quale si verificano questi episodi, il Direttore del Dipartimento di Prevenzione Servizio Veterinario Area “C” Dr. Valerio Jarussi riceve e condivide la richiesta del Centro Cultura del Mare e della Lega Navale Italiana sez. di Manfredonia, di creare una “Unità di Primo Soccorso per gli animali marini”.
Non solo è diventato ormai urgente formare una task force in grado di intervenire tempestivamente e con professionalità ma è anche giunto il momento di esaminare le cause che determinano questi frequenti spiaggiamenti, al fine di salvaguardare le specie in questione e la nostra salute.
Esiste infatti la possibilità che tali avvenimenti siano collegabili ai lavori di ricerca di idrocarburi effettuati con la tecnica di Air Gun da parte di società petrolifere lungo la costa pugliese.
Da anni il mondo ambientalista si batte contro questa pratica basata su raffiche di aria compressa sparate nei fondali marini, volte ad ottenere onde riflesse utili ad acquisire dati sulle formazioni geologiche sotterranee e valutare la risposta sismica. È dovere delle Autorità competenti intervenire nella valutazione dei possibili impatti collegati alla realizzazione di tali attività.
Vasta la letteratura scientifica che afferma quanto siano allarmanti i danni provocati dalle ispezioni sismiche alla flora marina e alle specie ittiche.
Tra i contributi più autorevoli vi è senza dubbio quello del fisico italo-americano Maria Rita D’ Orsogna, ricercatrice e scienziata in diverse principali Università Statunitensi.
Gli studi mettono in evidenza le ripercussioni degli spari violenti di onde acustiche, sul delicato equilibrio marino.
Si stima inoltre una diminuzione del pescato tra il 45% e il 70% in un raggio di quaranta miglia nautiche, circa settanta chilometri. A risentirne sarebbero proprio le attività economiche del territorio prevalentemente incentrate su turismo e pesca.
La grande pressione delle onde sonore generate( oltre 230 decibel ) possono pertanto causare danni all’udito dei cetacei, portando al loro spiaggiamento e persino alla morte.
La domanda sorge spontanea: perché proprio il nostro mare e soprattutto quali sono gli effettivi guadagni derivanti da una simile deturpazione?
La risposta è molto semplice: pochi vincoli ed elevato fatturato per chi decide di fare business in Italia.
Infatti mentre negli altri paesi la percentuale da versare alle comunità ospitanti oscilla tra il 90% e il 60%, per l’Italia è solo il 4%, in particolare nel mare della Puglia.
In considerazione di tutto ciò, l'Associazione Centro Cultura del Mare di Manfredonia chiede a tutti i rappresentanti del mondo politico di Capitanata e della Regione Puglia, di manifestare con maggiore incisività e determinazione la propria contrarietà, unitamente alle categorie dei pescatori, operatori turistici, commercianti e cittadini al fine di ottenere l’ annullamento dei permessi di ricerca già rilasciati ed il diniego a rilasciarne altri.
Da alcuni anni si fa riferimento, con maggiore frequenza, in tutte le sedi istituzionali e non, alla “vocazione del nostro territorio” e alla valorizzazione delle risorse che Madre Natura abbondantemente ha elargito.
Pare assurdo pensare di sfruttare l'Adriatico per produrre una piccola percentuale del fabbisogno nazionale di petrolio con pochissimi vantaggi per la collettività.
Non possiamo essere solo una Terra di conquista e le popolazioni che ci abitano devono avere tutto il diritto di decidere sulle sorti del proprio territorio attraverso dei referendum popolari. A cosa serve creare delle Oasi Naturalistiche, quando poi si consente di deturpare tutto il territorio circostante: Mare e Terra?
Teresa Simone
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